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 2010  settembre 13 Lunedì calendario

Alberti GerlandoJr

• Palermo 18 ottobre 1947. Mafioso. Nipote del boss Gerlando Alberti (Palermo 18 settembre 1923), condannato all’ergastolo con l’accusa di avere ucciso il 12 settembre 1985 Graziella Campagna, la stiratrice di 17 anni che ne scoprì per caso la finta identità durante la latitanza. Nel dicembre 2009 gli furono concessi per problemi di salute gli arresti domiciliari • «[…] Un ergastolo a testa per […] Alberti e Giovanni Sutera, i palermitani nascosti a metà degli anni Ottanta nel “paradiso” della costa messinese, a Villafranca. Lo stesso centro dove in una lavanderia aveva trovato lavoro per 150 mila lire al mese la ragazza adesso nota anche perché otto milioni di italiani hanno seguito la fiction con Beppe Fiorello. Alto e ossuto, gli zigomi e il profilo da guerriero indiano in un western, il piglio alla Sperandeo nei film di mafia, lo sguardo glaciale […] “Non sono io l’attore di quella fiction, anche se ormai passo per l’imputato della Rai. Processato in piazza da Raitre, Blunotte, telefilm e dischetti vari”. Nipote omonimo del boss […] anni fa in auge a Palermo per le raffinerie di eroina […] Protetti da giudici, carabinieri, uomini politici, sindaco e discutibili personaggi dei Servizi, Alberti e Sutera, allora rispettivamente nei panni dell’“ingegnere Cannata” e del “geometra Lombardo”, facevano affari e abbuffate nella masseria di don Santo Sfamemi, il boss che provvedeva alla latitanza degli amici palermitani. […] Alberti respingeva ogni accusa: “Mai stato uno stinco di santo. Ma nemmeno un mafioso. Se ho sbagliato in giovinezza ho pagato. A 60 anni ne ho passati 30 in carcere. Vengo accusato di trame e depistaggi. Ma mi trovo ad essere processato da solo. Si preferisce sbattere in prima pagina solo la mia vita. Guardatemi. Avrei potuto mai uccidere una ragazza di 17 anni? […] Mio padre morì quando avevo otto mesi. Sono cresciuto per strada. Non ho avuto la fortuna di studiare. E in carcere ho preso due diplomi, da geometra e disegnatore artistico. Per dimostrare che il passato non esiste più”» (Felice Cavallaro, “Corriere della Sera” 19/3/2008).