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 2010  settembre 13 Lunedì calendario

LA DOPPIA VITA DI MARTHA LA «STELLA» L’AGENTE USA ASSOLDATA DAI «NARCOS» —

Sono gli infiltrati dei narcos messicani. Agenti americani corrotti dai cartelli per favorire il passaggio di droga e clandestini. Spesso sono donne, ricompensate con gioielli, belle auto e milioni di dollari. Nascondono la loro identità dietro nomignoli. Come Martha Garnica, chiamata «la stella» o «la originale». La sua storia — raccontata ieri dal Washington Post — è lo specchio di quelle da noi raccolte sul lungo confine. Come Margarita Crispin, detta «la talpa». Raul e Fidel Villareal, i «los hermanos» di Tijuana. Michael Gilliland, il «vigile».
Gli infedeli corrompono e si fanno corrompere. Soldi e sesso sono le armi dei narcos per fare breccia. Martha, un passato — non esemplare — da poliziotta, comportamenti sospetti, entra nella Cbc (Custom and Border Protection), una delle agenzie che proteggono la frontiera. Posto di lavoro: El Paso, Texas. Legata a «La linea», braccio armato del cartello di Ciudad Juárez, costruisce il suo network di «collaboratori», persone incaricate di favorire il contrabbando. La tattica di Martha è simile a quelle delle spie. Cerca un collega che ha problemi finanziari o familiari, quindi va all’attacco offrendo «la soluzione». Una ragazza avvenente, una busta gonfia di dollari, favori. Ed è quello che fa con un agente — Angel — da poco divorziato, con il figlio da mandare al college. Lo invita di continuo a cena, gli offre serate con spogliarelliste, lo premia in modo generoso. Peccato per Martha che il funzionario avverta i superiori accettando di collaborare. L’Fbi gli consegna una «cimice» che nasconde sotto gli abiti, così può registrare i colloqui con la gang.
Martha, per comunicare con Angel, utilizza un telefono tipo radio-ricetrasmittente e un codice banale. Una dozzina di frase del tipo «è bel tempo, fa freddo, fa caldo». Ognuna corrisponde ad una delle corsie del punto di frontiera di El Paso. Così può sapere dove è di turno Angel. Ed è lì che passano i mezzi della banda. Gli Affari Interni scoprono che Martha vive alla grande, permettendosi spese impossibili da sostenere con il solo stipendio. Possiede due giganteschi Hummer, una Cadillac, un camion, una villa e si concede costosi viaggi in Europa. Emergono, grazie anche ad Angel, i contatti con i narcos. Il dossier è completo.
Nel settembre di un anno fa «la stella» cade dopo che i doganieri intercettano un carico ed hanno le prove per incastrarla. Ora sconta vent’anni di galera. Gli stessi comminati a Margarita Crispin, 35 anni. Per l’Fbi il cartello di Juárez ha «scelto» la ragazza, le ha ordinato di arruolarsi nei servizi doganali, quindi l’ha usata come una spia. Quando viene assegnata ad uno dei check point sulla frontiera a El Paso/Ciudad Juárez, Margarita stupisce i suoi colleghi: «Portate via i cani antidroga perché ho paura». E’ solo una scusa per evitare che siano presenti quando c’è da ispezionare un veicolo pieno di marijuana. E Margarita ne ha fatta passare tanta. Oltre una tonnellata. In cambio ha ricevuto 5 milioni di dollari ed una splendida casa a Ciudad Juárez. Dal 2007 è in prigione. Michael Gilliland, un veterano della Cbp, invece è finito in una trappola di miele. La sua amante — al servizio dei criminali — lo ha agganciato e lui, da quel momento, ha obbedito ai nuovi padroni. Per la magistratura ha favorito l’ingresso di colonne di immigrati clandestini.
Più sofisticato Richard Padilla Cramer. Trent’anni a lavorare con i «buoni», mente raffinata, è stato incriminato con l’accusa di informare i trafficanti. Non contento, avrebbe investito somme importanti per spedire la coca fino in Spagna.
Il timore è che le «mele marce» non siano così poche. L’Fbi ha una sua task force che tiene d’occhio il confine a caccia dei corrotti: fino al 2009 erano circa 400 i casi segnalati. La Cbp ha aperto 770 indagini e quelli dell’Immigrazione 220. Tutti invocano rigore, però poi per l’ansia di reclutare forze fresche da impiegare sul «fronte Messico» non si fanno i controlli sul passato degli agenti. E i narcos piazzano le loro «stelle».
Guido Olimpio