La signora del socialismo italiano. Vita di Anna Kuliscioff di Maria Casalini, Editori Riuniti Roma 1987, pagg. 301, 13 settembre 2010
Anna Kuliscioff (Anja Moiseevna Rosenštein), Sinferopoli 9 gennaio 1855, Milano, 29 dicembre 1925) • Figlia di Moisej Rosenstein, commerciante di grano, ricco, ebreo poi convertito all’ortodossia
Anna Kuliscioff (Anja Moiseevna Rosenštein), Sinferopoli 9 gennaio 1855, Milano, 29 dicembre 1925) • Figlia di Moisej Rosenstein, commerciante di grano, ricco, ebreo poi convertito all’ortodossia. Infanzia «annegata nelle ricchezze», studi di prim’ordine. Nel 1872 si iscrive al dipartimento di scienze esatte del Politecnico di Zurigo, prima donna ad essere accolta nell’istituto • Prima nichilista, poi anarchica, nel 1873 si sposa con Pëtr Makarevic che un anno dopo, nel 1874, viene arrestato e condannato a quattro anni di lavori forzati in Siberia • Anna riesce ad evitare l’arresto e si rifugia a Kiev. Sfuggita nuovamente all’arresto, grazie anche alla ben nota ammirazione che il capo della polizia nutriva nei suoi confronti, la Kuliscioff si rifugia a Char’kov • Per vivere canta in un giardino della città assieme all’amica Marja Kovalevskaja: guadagna così 20/25 lire rubli al mese, che arrotonda facendo la scrivana pubblica o l’attrice • Qualche mese dopo torna a Kiev fin quando, il 14 aprile 1877, con un passaporto falso riesce ad oltrepassare l’ultima volta la frontiera russa • Dopo aver lasciato la Russia, Anna si stabilisce in Svizzera, a Lugano. A St. Imier, a un convegno, incontra Andrea Costa. Tra i due c’è una sintonia immediata, sia a livello ideologico che emotivo • Spinta da questa felice combinazione di slanci sentimentali e interessi politici, nel 1877 Anna si trasferisce a Parigi per collaborare insieme a Costa all’attività della neonata sezione dell’Internazionale • Sempre presente alle riunioni della federazione anarchica la Kuliscioff si inserisce subito negli ambienti socialisti della capitale francese. Il 22 marzo del 1877 viene arrestata e per la sua liberazione si spende lo scrittore Turgenev. Due mesi dopo viene rilasciata, ma deve abbandonare la Francia • Si trasferisce ad Imola, dove le nasce la figlia Andreina, ma il soggiorno nella provincia romagnola le risulta insopportabile e nel 1881 ritorna in Svizzera, a Berna • Ormai il rapporto con Costa si è deteriorato e lei vuole iscriversi alla facoltà di Medicina. Nel 1884 si deve però trasferire a Napoli per motivi di salute (ha la tubercolosi) dove resta fino al 1886. I due anni successivi li trascorre tra Milano, Como e Padova, durante i quali prende la specializzazione in ginecologia e inizia ad esercitare come medico • Si dedica all’epidemiologia, interessandosi soprattutto allo studio delle febbri puerperali che rappresentavano all’epoca una delle cause principali dell’alto tasso di mortalità • Nel 1889 fonda assieme ad Alessandrina Ravizza un ambulatorio dove opera come «medico dei poveri» • Conosce Filippo Turati nel 1885 a Napoli, dove l’avvocato milanese sta lavorando per l’inchiesta Bertani. Ne nasce un affetto profondo sorretto, per quanto riguarda Turati, dall’ammirazione, oltre che per la statura intellettuale, per la generosa umanità della «buona Anna». Per quanto riguarda la Kuliscioff scaturito dalla vocazione ad assolvere la missione della consolatrice nei confronti dell’amico che stava cercando di liberarsi dall’acuta forma di nevrastenia che lo perseguitava fino dall’adolescenza • Nel 1891 Anna si trasferisce definitivamente a Milano, nell’appartamento in Galleria, aveva mandato la figlia in collegio, era medico e aveva una posizione di primo piano all’interno del neo nato partito socialista • Il 9 maggio del 1898 viene arrestata assieme a Turati, Bissolati, De Andreis e don Albertario e condannata a due anni di reclusione (e Turati a 12) • Durante il soggiorno in carcere Anna, che in occasione dei precedenti soggiorni nelle prigioni italiane aveva già perso parecchi denti e contratto lo scorbuto, era dimagrita, sofferente per l’edema polmonare riacutizzato e per una dolorosa sciatica che la costringeva a zoppicare • È «una tal femmina da vendere una bistecca per una sigaretta, come Esaù la primogenitura» (Turati preoccupato della salute della Kuliscioff in carcere) • In prigione era stata irremovibile nel sostenere la sua battaglia in favore dell’abito del condannato politico, dando per scontato, con il capoguardia, che nessuna guardiana avrebbe osato metterle le mani addosso per farle indossare la «veste abominevole» della reclusa • Liberata dal carcere prima del previsto, grazie all’indulto del 30 dicembre 1898, si spende quindi per far uscire anche Turati, che viene scarcerato i primi di giugno del 1899 • Con il processo del 1898 intanto Anna diventa una donna famosa, quasi una diva della politica. Tanto che racconta a Turati un episodio significativo: era appena uscita dal bagno quando Bertesi era andato a farle visita, aveva perciò i capelli sciolti e scomposti e ne perdeva qualcuno sulle spalle. Allora Bertesi raccolse i capelli caduti e li mise nel portafoglio «per portarli alle sue bambine da metterli dietro al ritratto della signora Kuliscioff» • «Sono un’eterna ribelle e senza essere cattiva, in realtà poi non riesco ad essere buona, e, senza che mi manchi l’affettività, ho tutte le apparenze dell’aridità» • Dal 1903 la sua malattia si aggrava seriamente: oltre alla tubercolosi, mai debellata, si aggiunge la peritonite • A Milano il salotto Kuliscioff era una specie di mito e Anna un’ospite perfetta. Elegante, disinvolta, intelligente, cortese, discreta, aristocratica. Nel suo studio una parete era coperta con la raccolta della Critica socialista, un gran ritratto di Marx, mentre i giornali erano sparsi dappertutto. Si parlava di arte, di letteratura, di psicologia ma soprattutto di politica. Benché quando si parlava di politica la Kuliscioff assumesse subito un atteggiamento autoritario la sua casa era una delle sedi predilette per le riunioni dei riformisti milanesi • Gli anni tra il 1910 e il 1913 sono uno dei periodi più intensi delle vita politica di Anna, che si spende per il suffraggio universale e per l’emancipazione delle donne. Nel 1912 fonda il primo organo ufficiale delle donne lavoratrici in Italia: La difesa delle lavoratrici • Nel 1917 non riesce più a muoversi, ha abbandonato qualsiasi tipo di impegno esterno, esce solo per andare a trovare la figlia o i nipotini e le riunioni nel suo salotto riprendono solo per un breve periodo, durante la rivoluzione russa • Muore il 29 dicembre del 1925, dopo aver assistito incredula alla presa del potere di Mussolini