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 2010  settembre 13 Lunedì calendario

Il delirio dei nuovi Icaro - Sono l’esercito degli Icaro senza arte né parte. Charles Lindbergh volava perché sapeva staccarsi in volo, come noialtri stare su un piede solo (cantava Fossati)

Il delirio dei nuovi Icaro - Sono l’esercito degli Icaro senza arte né parte. Charles Lindbergh volava perché sapeva staccarsi in volo, come noialtri stare su un piede solo (cantava Fossati). Patrick De Gayardon concepiva il paracadutismo come un acrobatico abracadabra per raggiungere una frontiera senza limiti, costi quel che costi (sì, anche la morte). Non diversamente la pensava Pietro Taricone, il guerriero morto per errore e santificato più di quanto avrebbe immaginato e voluto. Tutti martiri di se stessi, ma con alle spalle un’idea precisa di sogno. Nichilista, estrema, inconcepibile. Ma precisa. Con un «senso». Loro, no. Loro sono Icaro ebbri, stravolti, strafatti. Volano per noia, svago, distrazione. Si gettano nel vuoto perché, tutto sommato, non c’era di meglio da fare. Si chiama balconing, parola che vorrebbe dare spessore sportivo a una pratica che, se non avesse implicazioni mortali, apparirebbe più ridicola che stupida. Il termine lo ha coniato El Pais, quotidiano spagnolo, perché la moda è esplosa lì. Alle Baleari, più o meno cinque anni fa. Almeno 30 casi recenti, sei mortali. Come funziona? E’ un salto nel nulla, dal balcone della casa in affitto o dell’hotel. Si sale sulla ringhiera, a piedi nudi, e ci si butta di sotto. A prescindere dal piano e dall’altezza, anche se gli esegeti - ne esistono - dicono che sotto il quarto piano non c’è gusto. A volte lo si fa per raggiungere il balcone dove stanno le ragazze («sport» maschile, di solito, il balconing). In altri casi si usa il balcone come trampolino per centrare la piscina dell’albergo. Spopola alle Baleari perché ultimamente è la frontiera più facile e a buon mercato dell’ebbrezza effimera (ma il consigliere del turismo spagnolo garantisce che «le nostre sono zone sicure, non abbiamo colpe»). Va per la maggiore tra gli inglesi, i più attivi in questo branca masochistica di recentissima scoperta, ma l’ultimo caso dimostra che il balconing piace a tutti. Grandi e (soprattutto) piccini. Inglesi e (anche) italiani. Il passaparola, ovviamente, passa soprattutto attraverso la Rete. Youtube è piena di video in merito. Tutti noiosissimi, quanto a trama. Un ragazzo seminudo che si issa, in palese stato confusionale, sopra un balcone. E’ seminudo, dalla luce sembra l’alba. Le ore precedenti non devono essere state particolarmente quiete. Alcol, droga. Il ragazzo dice qualcosa: una battuta, un grido di battaglia. Poi si tuffa puntando la piscina lì sotto (molto sotto). C’è sempre qualcuno che lo riprende. Amici, comitive. Ridono. Ridono tutti. All’inizio. Dopo, un po’ meno. Due anni fa un ragazzo si è gettato nel vuoto perché gli piaceva la piscina. Solo che la piscina non c’era. Giusto una piccola fontanella. L’Icaro per caso ha riportato danni permanenti alla colonna vertebrale. C’è chi muore, chi ci va vicino. E quando intervisti gli amici, come quelli del ventenne inglese dopo un volo da un residence di Platja d’en Bossa a Ibiza, loro ammettono che sì, in effetti quello che si è buttato aveva passato tutto il pomeriggio a imbottirsi di alcol, ecstasy e crystal (metanfetamina sintetica). La moda è in aumento, quasi che ormai perfino il bungee jumping sia diventato un passatempo qualsiasi. Poco più che un tressette in alta quota. Ci vuole di più, tipo il rischio fine a se stesso. Il salto nel buio, e nell’abisso, possibilmente a favore di telecamera Youtube. Così poi mandi a tutti il link. Perché lo fanno? E’ solo un delirio momentaneo o scatta un’adrenalina particolare e purissima? «Un’allucinazione bellissimaaaa», scrive un praticante sul web (le «a» ripetute non sono un refuso). Altri rispolverano la «prova di coraggio». Molti se la prendono con i commenti moralisti: «Non lo capite perché non sapete divertirvi. E’ una cosa figa, fa ridere e va bene quando sei in vacanza». I più filosofeggianti parlano addirittura di «selezione naturale», e non si capisce (ma forse sì) se significhi che solo i migliori rimangono vivi, o se i migliori neanche si pongono il problema se buttarsi o no.