varie, 13 settembre 2010
Un uomo di 37 anni. Originario di Gallarate ma residente a Como, metronotte, depresso fin dall’adolescenza, senza genitori né compagna, l’altra sera riassettò e lustrò l’appartamento dove viveva da solo, svuotò il frigo, buttò la spazzatura, sistemò la divisa da guardia giurata, stirata e piegata, nell’armadio, quindi uscì di casa, guidò fino al cortile dell’ospedale Sant’Anna, parcheggiò davanti a un’aiuola, scese dall’auto, si infilò nel taschino il suo tesserino dell’Aido (l’Associazione italiana donatori d’organi), si puntò la pistola d’ordinanza sotto al mento, e fece fuoco
Un uomo di 37 anni. Originario di Gallarate ma residente a Como, metronotte, depresso fin dall’adolescenza, senza genitori né compagna, l’altra sera riassettò e lustrò l’appartamento dove viveva da solo, svuotò il frigo, buttò la spazzatura, sistemò la divisa da guardia giurata, stirata e piegata, nell’armadio, quindi uscì di casa, guidò fino al cortile dell’ospedale Sant’Anna, parcheggiò davanti a un’aiuola, scese dall’auto, si infilò nel taschino il suo tesserino dell’Aido (l’Associazione italiana donatori d’organi), si puntò la pistola d’ordinanza sotto al mento, e fece fuoco. Accanto al cadavere, un lumino e una lettera, in cui spiegava d’essersi ammazzato vicino all’ospedale in modo che i suoi organi venissero immediatamente espiantati. Ma siccome medici e infermieri, sentendo il botto, pensarono a un petardo, il cadavere fu trovato solo tre ore dopo, quando era ormai troppo tardi per l’espianto. Alle 5 di mattina di domenica 12 settembre nel cortile dell’ospedale Sant’Anna di Como. COMO, SI UCCIDE DAVANTI ALL’OSPEDALE A TERRA LA TESSERA PER DONARE GLI ORGANI - MILANO - Aveva preparato tutto con cura. Casa riassettata e lustra, frigo vuotato, spazzatura buttata via, la divisa da guardia giurata stirata e piegata nell´armadio. Aveva deciso di non dormire l´ultima notte e di andare in borghese sul posto dove si sarebbe tolto la vita. E nel taschino della camicia aveva infilato il suo tesserino dell´Aido, l´Associazione italiana donatori d´organi, un documento che si ottiene compilando un semplice modulo, senza versamenti né visite: era sicuro che sarebbe stato il primo posto dove avrebbero cercato. Ed era altrettanto sicuro che avrebbero espiantato il suo cuore, i reni, forse i polmoni, insomma che avrebbe continuato a vivere in qualche modo nel corpo di un malato in attesa di trapianto. È arrivato davanti ai giardini dell´ospedale Sant´Anna di Como, ha posteggiato, si è fermato in mezzo a una delle due grandi aiuole vicine all´ingresso, ha puntato la pistola d´ordinanza sotto il mento e ha fatto fuoco. Gli è andata male, due volte. Perché l´uomo, un metronotte 37enne dipendente dell´istituto Vedetta 2 di Como (non è quella che fa la vigilanza all´ospedale), originario di Gallarate ma residente nel capoluogo in riva al Lario, si è effettivamente suicidato, è morto sul colpo. Ma il suo cadavere è stato ritrovato solamente alle 8, più di tre ore dopo lo sparo fatale. «Ci era sembrato un petardo, al momento - hanno spiegato gli infermieri del pronto soccorso ai carabinieri della compagnia di Como, guidati dal maggiore Donato Di Gioia - e non ci avevamo fatto caso. Soltanto stamattina lo abbiamo visto supino sul prato, abbiamo visto la pistola e abbiamo capito». E a quell´ora, l´espianto di organi, di quelli almeno rimasti intatti, non era più possibile. Ai militari è toccato ricostruire la storia del suicida: sofferente di depressione fin dall´adolescenza, senza genitori né compagna, viveva da solo e aveva riallacciato soltanto da pochi mesi i contatti con l´unica sorella, dopo anni di distacco. A lei era indirizzato l´unico biglietto trovato in tasca al suicida. E quel tesserino Aido, l´altro messaggio per l´ospedale, rimasto lettera morta. fare Como, si uccide per donare organi Ma cadavere trovato troppo in ritardo Un 37enne si è tolto la vita nell’ospedale Sant’Anna di Como. L’uomo, una guardia giurata, si è sparato e, probabilmente, ha scelto di fare il suo gesto vicino al Pronto Soccorso perché avrebbe voluto donare gli organi. I soccorritori hanno trovato il tesserino dell’Aido accanto al corpo. Ma l’ultimo desiderio non è stato esaudito: il cadavere è stato scoperto alcune ore dopo la morte, quando ormai era impossibile procedere all’espianto. Accanto al corpo sono stati trovati un lumino e una lettera, nella quale il vigilante ha spiegato di aver deciso di uccidersi proprio a pochi metri dall’ospedale Sant’Anna per far sì che i suoi organi venissero espiantati immediatamente, e chiedendo che la notizia della sua morte venisse comunicata subito alla sorella. *** IL DRAMMA Como, si uccide davanti all´ospedale a terra la tessera per donare gli organi L´uomo, un metronotte, soffriva di depressione. Ma l´espianto non è stato possibile di MASSIMO PISA Aveva preparato tutto con cura. Casa riassettata e lustra, frigo vuotato, spazzatura buttata via, la divisa da guardia giurata stirata e piegata nell’armadio. Aveva deciso di non dormire l’ultima notte e di andare in borghese sul posto dove si sarebbe tolto la vita. E nel taschino della camicia aveva infilato il suo tesserino dell’Aido, l’Associazione italiana donatori d’organi, un documento che si ottiene compilando un semplice modulo, senza versamenti né visite: era sicuro che sarebbe stato il primo posto dove avrebbero cercato. Ed era altrettanto sicuro che avrebbero espiantato il suo cuore, i reni, forse i polmoni, insomma che avrebbe continuato a vivere in qualche modo nel corpo di un malato in attesa di trapianto. È arrivato davanti ai giardini dell’ospedale Sant’Anna di Como, ha posteggiato, si è fermato in mezzo a una delle due grandi aiuole vicine all’ingresso, ha puntato la pistola d’ordinanza sotto il mento e ha fatto fuoco. Gli è andata male, due volte. Perché l’uomo, un metronotte 37enne dipendente dell’istituto Vedetta 2 di Como (non è quella che fa la vigilanza all’ospedale), originario di Gallarate ma residente nel capoluogo in riva al Lario, si è effettivamente suicidato, è morto sul colpo. Ma il suo cadavere è stato ritrovato solamente alle 8, più di tre ore dopo lo sparo fatale. "Ci era sembrato un petardo, al momento - hanno spiegato gli infermieri del pronto soccorso ai carabinieri della compagnia di Como, guidati dal maggiore Donato Di Gioia - e non ci avevamo fatto caso. Soltanto stamattina lo abbiamo visto supino sul prato, abbiamo visto la pistola e abbiamo capito". E a quell’ora, l’espianto di organi, di quelli almeno rimasti intatti, non era più possibile. Ai militari è toccato ricostruire la storia del suicida: sofferente di depressione fin dall’adolescenza, senza genitori né compagna, viveva da solo e aveva riallacciato soltanto da pochi mesi i contatti con l’unica sorella, dopo anni di distacco. A lei era indirizzato l’unico biglietto trovato in tasca al suicida. E quel tesserino Aido, l’altro messaggio per l’ospedale, rimasto lettera morta.