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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il caso della “donna del lago” sarebbe stato risolto…
• Quella poveretta quasi decapitata che hanno trovato prima di Pasqua nel lago di Como?
Sì. Si chiamava Beatrice Sulmoni, aveva 36 anni, viveva nel Canton Ticino, in Svizzera, appena al di là del confine. Il paese, duemila abitanti in tutto, divenuto comune sei anni fa giusti, è stato creato mettendo insieme comunità di poche decine di abitanti, Casima, Monte, Campora, Obino eccetera. Case compatte contro la collina, vicoli stretti, a un passo il fiume Breggia, con uno dei tanti ”ponti dei suicidi”. Beatrice e il marito abitavano proprio a Obino, una villetta gialla a due piani, da cui si vede Mendrisio. Beatrice era molto conosciuta: una sua sorella ha sposato il sindaco, e poi era bellissima, la più bella di tutta Castel San Pietro, secondo quello che hanno riferito ai cronisti gli abitanti del piccolo paese. Aveva un figlio di sette anni. Era diplomata infermiera, ma arrotondava facendo la cameriera o andando a fare qualche puntura in casa dei malati. Su internet ci sono le foto. In una è viva, sorridente, allegra, davvero una bellezza. Nell’altra, morta, gli occhi stretti, le palpebre gonfie. Non si vede la gola, e lo squarcio che l’assassino le ha procurato. Così profondo che gli inquirenti si chiedono se non volesse decapitarla. Due foto tristemente eloquenti su che cosa sia davvero la morte per delitto, su come venga ridotta una persona quando viene ammazzata.
• Si sa chi è l’assassino?
Il giudice che indaga, il ministero pubblico Rosa Item, accusa il marito Marco Siciliano, di 32 anni. Sta in carcere a Lugano. Ha ammesso qualcosa, ma non ha ancora reso una confessione piena.
• E perché l’avrebbe ammazzata?
Perché lei voleva andarsene di casa, pare. Nessuno dei vicini ha parlato fino ad ora di dissapori, anzi tutti descrivono la coppia come normale, tranquilla, eccetera. Sempre gentili, sempre sorridenti, lei molto dedita al piccolo. Lui lavoratore, fisioterapista di mestiere, con lo studio a Chiasso. Adesso si fa notare che lui aveva quattro anni meno di lei e questo, a un certo punto, sarebbe diventato un problema. Che tipo di problema? ancora presto per dirlo, dovrà spiegarlo al magistrato proprio Marco, quando si deciderà a parlare. L’autopsia di Beatrice verrà fatta oggi. Fino a questo momento si è creduto di capire che, a un certo punto, probabilmente la notte del 25 marzo, lui le ha messo le mani addosso, e con una violenza inaudita. Prima le ha spaccato il cranio con qualcosa di molto pesante, e con questo l’avrebbe già ammazzata. Poi l’ha afferrata per la gola, ha picchiato il cadavere e ha vibrato una coltellata a una coscia. Il taglio alla gola sarebbe stato inferto a questo punto e si può qui ipotizzare che l’assassino avesse pensato di decapitarla e magari di buttare il corpo in un certo posto e la testa in un altro, in modo da rendere difficile l’identificazione. Perché il marito forse non ha premeditato il delitto, ma poi ha certamente tentato di non farsi scoprire.
• Come lo sa?
Dopo essersi sbarazzato del cadavere (altra circostanza da chiarire) ha adoperato il cellullare della moglie per mandare degli sms agli amici di lei, firmandosi “Beatrice”. Sms che dicevano, più o meno: «Ho deciso di andarmene da casa», «Non mi cercare», «Non avvisare la polizia». Marco è andato a denunciare la scomparsa della moglie portandosi dietro il bambino e il cellulare. Quando il cadavere è stato identificato con certezza, prima grazie a un braccialetto e ai tatuaggi (un cupido sul seno sinistro e un sole sulla spalla), poi per il riconoscimento effettuato dal fratello, messo sull’allarme da Chi l’ha visto?, infine per l’esame dell’arcata dentaria, s’è scoperto che gli sms erano stati mandati dopo l’ora della morte. stato proprio questo l’errore che ha incastrato il marito. O almeno: così dicono gli inquirenti svizzeri, molto grati ai nostri carabinieri per la collaborazione prestata.
• E come s’è sbarazzato, Marco, del cadavere?
O l’ha buttato nel Breggia, un fiume che scende a Cernobbio e poi sfocia nel Lario. Oppure l’ha caricato nel portabagagli della macchina, ha passato il confine attraverso uno dei tanti valichi incustoditi e ha buttato il corpo in acque italiane. Il punto in cui è stata affiorata la donna galleggiante a testa in giù e ricoperta solo di maglietta e slip neri, spinge gli investigatori a inclinare per questa seconda ipotesi. già capitato che il corpo di qualcuno annegato nel Breggia sia poi finito nel lago di Como. Però non a Laglio, bensì a sud di Cernobbio, dove si trova la foce. Certo però che a passare il confine col corpo della moglie nel portabagagli si corre davvero un gran rischio. E tuttavia, se Marco non voleva che si risalisse fino a lui… [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/4/2010]
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