Roberto Capezzuoli, Il Sole-24 Ore 6/4/2010;, 6 aprile 2010
IL PETROLIO SI AVVICINA AGLI 87 DOLLARI - I
mercati petroliferi nel lungo week end pasquale hanno metabolizzato i confortanti dati sull’occupazione americana, salita in marzo di 162mila unità, e alla ripresa degli scambi hanno proseguito il trend rialzista che aveva già dominato lungo tutta la scorsa settimana.
Al Nymex il contratto sul Wti per consegna in maggio ha avvicinato gli 87 dollari al barile, recuperando in dodici mesi il 70%. L’euforia nata dalle cifre sul mercato del lavoro è stata rafforzata anche dai miglioramenti della produzione industriale e dalla maggior richiesta di distillati.
Però potrebbe aver influito non poco anche l’annuncio secondo cui il dipartimento americano dell’Energia si preparerebbe a rivedere le sue statistiche sulla produzione di gas naturale, che vengono inserite con cadenza mensile nel cosiddetto «rapporto 914». I dati dell’Energy Information Agency (Eia), che fa parte del dipartimento, sono da tempo oggetto di critiche più o meno velate. Ma ora è proprio Gary Long, che dirige il rapporto 914, ad ammettere che la produzione di metano negli Usa potrebbe essere stata sovrastimata.
L’Eia infatti controlla soprattutto i grandi produttori e attribuisce le medesime tendenze anche ai piccoli, senza un sondaggio accurato. Se i big vedono crescere produzione e riserve, grazie alle sabbie bituminose piuttosto che al gas ottenuto dagli scisti, non così si può dire con certezza riguardo alle numerose imprese di dimensioni medio-piccole. L’offerta di gas naturale è stata considerata largamente eccedentaria per mesi e mesi, tanto che il future
al Nymex è scivolato nel settembre scorso fino a 2,508 dollari per milione di Btu, il minimo degli ultimi sette anni.
Però la realtà rischia di essere un’altra. La nuova metodologia che sarà adottata dall’Eia nel rapporto atteso per fine aprile potrebbe correggere il bilancio e anche l’atteggiamento degli investitori. Forse non è un caso se proprio ieri al Nymex è stato il metano a guidare i rincari, salendo del 4,7%, a 4,277 $/mBtu, e trascinando gasolio da riscaldamento (+2,3%), greggio (+2,1%) e benzine (+1,1 percento).
La soglia dei 90 dollari per il Wti sembra vicina, grazie anche alla crescita del traffico aereo e navale, che comporta maggiori consumi di carburanti. Secondo Barclays Capital il prezzo medio del Wti si attesterà nel secondo trimestre a 86 dollari e arriverà a 92 $ negli ultimi tre mesi dell’anno.
Per il momento, tuttavia, è difficile individuare segnali di rialzo dal fronte di produzione, scorte e consumi. Se il Wti rispetto alla fine del 2008 è più che raddoppiato di valore, il merito non è dei fondamentali e nemmeno delle debolezza del dollaro, ma della sete cinese e soprattutto dei continui interventi della finanza, su cui gli enti di controllo delle borse merci Usa non sono ancora riusciti a mettere le briglie.
Comunque non si può escludere un rapido voltafaccia delle quotazioni. Se infatti la correzione nei dati sul metano si rivelasse poco influente, il secondo trimestre potrebbe tornare a seguire la tradizione e vedere un calo della domanda di petrolio. «In tal caso – nota Tom Bentz,broker di Bnp Paribas – quale investitore vorrebbe essere "lungo" (all’acquisto, ndr) a 85 dollari al barile?».