Marino Collacciani, Il Tempo 6/4/2010, 6 aprile 2010
OMICIDI IN FAMIGLIA, UNO OGNI DUE GIORNI NEL NOSTRO PAESE
Il contesto familiare è quello più a rischio in assoluto e uccide più della criminalità comune e delle mafie. Infatti appartengono a questa tipologia 171 dei 601 casi di omicidio volontario avvenuti in Italia nel 2008 (il 28% del totale), secondo l’ultimo rapporto dello scorso dicembre di Eures Ansa. Così sono i rapporti familiari a causare talvolta tensioni, odi, violenze che sfociano in uccisioni non di rado. E c’è da dire che si tratta di eventi difficili da prevenire e da contrastare. Complessivamente negli ultimi sette anni, di queste situazioni, sono state circa 1.500 le vittime. Questa statistica è confermata dai fatti di cronaca nera negli ultimi giorni: la donna uccisa dal marito e gettata nel lago di Como, la donna che ha ucciso il figlio e si è suicidata a Lucca, l’uomo che ha provato a strangolare la moglie a Siracusa per poi uccidersi credendola morta, il ragazzo che ha ucciso in provincia di Vicenza la fidanzata al primo giorno di convivenza. Anche nel 2008 il contesto familiare è, dunque, risultato più a rischio rispetto alla criminalità comune (135 omicidi nel 2008) e alla criminalità organizzata (128). Dal 2000 (226 omicidi in famiglia, l’anno record del decennio) a oggi i numeri sono tuttavia in calo. Quasi la metà di questi delitti è avvenuta nel Nord (78 casi), ma in termini relativi i valori più elevati si registrano in Calabria (14 vittime, pari a 7 per milione di abitanti). In circa un terzo di questi omicidi (56 casi) la vittima è il coniuge-convivente; la donna è colpita nella maggior parte dei casi, così come è uomo il killer in prevalenza. Nella relazione genitori-figli si consuma un omicidio familiare su quattro (22 genitori uccisi dai figli e 21 figli uccisi dai genitori). Il movente passionale risulta prevalente (in 45 omicidi), seguono (con 40 vittime) litigi e dissapori.