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 2010  aprile 06 Martedì calendario

PIOGGIA DI FUOCO CON I DRONI L´ASSALTO DELLA CIA AD AL QAEDA- PESHAWAR

Da tre mesi le forze militari americane conducono una campagna sempre più intensa di raid aerei sul Pakistan. Lanciano piogge di droni, velivoli senza pilota, e tutto questo ha creato grossi problemi ad Al Qaeda e ai suoi affiliati pachistani e afgani nel Waziristan settentrionale, secondo quanto affermano militanti di medio livello e fonti del governo locale.
I raid hanno diffuso insicurezza e paura su una zona fino a poco tempo fa considerata franca da Al Qaeda e dai Taliban. I guerriglieri adesso sono costretti a rinunciare ai telefoni satellitari e agli assembramenti. Per comunicare devono ricorrere a messaggeri, e muoversi furtivamente in piccoli gruppi. I droni, gestiti dalla Cia americana, sorvolano la zona, anche quattro alla volta, con un ronzio costante, 24 ore al giorno, a caccia di obiettivi, per poi sganciare missili sul bersaglio.
Tutto questo ha esacerbato le tensioni tra le tribù locali e i militanti che a Miram Shah, il centro principale del Waziristan settentrionale, hanno esposto i cadaveri di uomini uccisi perché giudicati spie americane.
L´impatto dei raid sull´attività dei militanti – libertà di movimento, capacità di comunicare e di importare nuove reclute in sostituzione dei caduti – è difficile da ipotizzare perché il Waziristan settentrionale è praticamente isolato dal resto del mondo.
Tutti gli intervistati hanno chiesto l´anonimato, nel timore della propria incolumità. Le fonti del governo locale rivestono incarichi che consentono l´accesso a informazioni sull´esito dei raid aerei. Tutti riferiscono che il nord e, in misura minore, il sud del Waziristan sono stati oggetto di furiosi bombardamenti dopo l´attentato suicida compiuto dai Taliban e da Al Qaeda contro una base della Cia a Khost, in Afghanistan, a fine dicembre.
Stando alle fonti pachistane e americane, nelle prime sei settimane del 2010 i raid sono stati più di una dozzina e hanno ucciso 90 sospetti militanti. La popolazione locale riferisce che attualmente i raid vengono condotti più volte nello stesso giorno e, certe settimane, a giorni alterni.
L´assalto dei droni è diventato a tal punto violento, che «sembra che vogliano uccidere davvero tutti, non soltanto i leader», dice un Taliban, un guerrigliero di basso rango legato alla rete di insorgenza guidata da Jalaluddin e Sirajuddin Haqqani. E quando lui dice "tutti", intende sia i semplici combattenti sia i civili.
Tattiche rivelatesi utili fino a pochi mesi fa, per evitare i droni, oggi non funzionano più, spiega l´uomo: prima bastava dormire all´aperto, sotto gli alberi, per sfuggire ai tiri telecomandati. «Però, non possiamo vivere nascosti nella giungla 24 ore al giorno», racconta.
I militanti ora s´infiltrano nei villaggi a gruppetti di due, per dormire. Certi abitanti però rifiutano di affittare stanze a stranieri, ad esempio agli arabi legati ad Al Qaeda, per non ritrovarsi a loro volta, assieme alle proprie famiglie, bersaglio dei droni americani. Ma non c´è dubbio, ammettono, che Haqqani sia sotto pressione. «Ha perso molti comandanti, un fratello, e gente della sua famiglia».
L´opinione pubblica pachistana è ostile a questo genere di attacchi aerei, eppure i droni sono ormai una delle armi prescelte dell´amministrazione Obama, dopo che l´esercito pachistano ha respinto la richiesta di lanciare un´offensiva di terra nel Waziristan settentrionale per colpire i militanti che utilizzano quell´area per sferrare attacchi contro le forze americane e Nato in Afghanistan.
Ufficialmente il governo pachistano è contrario all´impiego di droni, che considera una violazione della propria sovranità territoriale. Ma fonti americane e pachistane affermano che l´intelligence locale ha ceduto alle pressioni americane fornendo importanti informazioni sugli obiettivi.
(© The New York Times - la Repubblica; traduzione di Emilia Benghi )