Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 06 Martedì calendario

IL RILANCIO DE TAPIE IL CAV. DI FRANCIA

Bernard Tapie ha (quasi) chiuso i suoi conti con la giustizia. Il tribunale di Parigi lo ha infatti assolto dal reato di bancarotta fraudolenta per le sue due holding, una storia di vent’anni fa, ma che adesso lo riabilita completamente. Tutti si chiedono a questo punto sotto quale incarnazione tornerà lo scavezzacollo i cui soprannomi testimoniano le molte vite di questa figura unica di imprenditore-uomo di spettacolo-imbonitore-politico: da «Rastignac de la Courneuve» (efficace sintesi del suo passato di uomo del popolo, nato in una periferia parigina, e l’eroe-arrampicatore balzachiano), a Vautrin dell’era catodica (ancora Balzac, e riferimento alle sue performance attorial-televisive), a novello Conte di Montecristo, colui che prima o poi ritorna sempre.
A Sessantantasette anni, Tapie è soprattutto un ex: ex presidente dell’Olympique Marsiglia, ex padrone dell’Adidas, ex ministro per le aree urbane in un (dimenticato) governo Beregovoy, ex eurodeputato, ex pupillo di Francois Mitterrand, ex cantante, ex attore, ex galeotto: si fece infatti sei mesi per aver truccato una partita tra il Marsiglia e il Valenciennes, e per aver frodato il fisco nell’acquisto del suo yacht feticcio, il Phocéa.
Barca che riassumerebbe già in sé il personaggio: 75 metri, quattro alberi, 1650 metri quadri di velature, venne costruita nel 1976 per un navigatore solitario che poi finì disperso in mare. Tapie la acquistò nel 1982 e trasformò la barca da corsa che era in una specie di falansterio a immagine del suo raggiunto status sociale: gli architetti Michel Bigoin e Jacques Pierrejan trasformarono l’ enorme scafo in una sontuosa villa navigante, arricchendone l’ arredamento con mobili cinesi del XIV secolo e con quadri di pittori francesi del XVIII. Vennero aggiunti anche due motori, che resero la barca una specie di strano ibrido tra un veliero e una grassa nave da crociera. Commento d’epoca di Gianni Agnelli, esperto del ramo: «Una barca molto brutta». Tapie riuscì comunque a stabilire con il suo veliero ibrido il record mondiale di traversata oceanica (da New York alla Bretagna in soli otto giorni, senza – si spera – accendere i motori), ma poco dopo arrivarono i guai: era stato immatricolato come mezzo mercantile, per non pagare la tassa di lusso, e per Tapie arrivò una prima condanna per evasione fiscale. Oggi la barca appartiene alla famiglia degli al-Nayoub e viene affittata per 175 mila euro la settimana, mentre Tapie, finite le sue avventure fuori e dentro il carcere, sta facendo riadattare dai cantieri Amico di Genova un nuovo scafo, questa volta solo a motore, che si chiamerà «Reborn», per non lasciare nulla al caso.
E Reborn, Tapie lo è stato più volte: a partire dall’infanzia povera nella periferia parigina, dove, figlio di un mercante di stufe, ha cominciato col vendere televisori alle famiglie povere. Con un trucco: prestare televisori per una settimana, dopodiché le famiglie erano libere di ridarlo indietro o comprarlo a rate. Nel 1967 mette su il primo negozio all’ingrosso di tv, poi fiuta il vento e capisce che il modo per fare i soldi veri è quello di comprare aziende in crisi e risanarle o venderle mediante spezzatino. Primo colpo, le cartiere Diguet Denis, acquistate al prezzo simbolico di un franco e rivendute a 750 milioni di lire. Era il 1977 e cominciavano a chiamarlo anche lo Zorro delle imprese in crisi. Accanto a Zorro fin da allora c’era il Crédit Lyonnais, banca allora di Stato che accompagnò e poi tradì Tapie nella madre di tutte le sue avventure imprenditoriali, l’acquisto del gigante dell’abbigliamento sportivo Adidas. Storia che finirà nelle aule di tribunale. Nel 1990, comprandola interamente a debito e risanandola in meno di tre anni, Nanard credeva di fare il colpo grosso della vita ma già dopo due anni non fu più in grado di ripagare i prestiti ottenuti. Diede allora mandato al Lyonnais di mettere in vendita la società, cosa che puntualmente venne fatta, ma a spese dello stesso Tapie. La società fu svenduta a 300 milioni di euro, e poi si scoprì che tra gli acquirenti figurava lo stesso Lyonnais, che poco più tardi la rivendette a 700. Inizia così una lunga battaglia legale che si conclude nel 2008 quando Tapie vince e viene rimborsato di circa 235 milioni di euro. Qualche giorno fa, la completa riabilitazione anche dall’accusa di bancarotta fraudolenta.
Tolte le spese legali, i debiti arretrati, i pignoramenti da riscattare (il palazzo di Faubourg Saint Germain confiscato dal tribunale), gli rimane poco, circa una cinquantina di milioni. Tesoretto che Nanard impegna subito per dare un nuovo assalto all’establishment francese. Rastrella in Borsa circa l’1 per cento del Club Méditerranée, tempio dei poteri forti francesi, guidato da Henri Giscard d’Estaing, figlio dell’ex presidente della Repubblica, e che ha manager con nomi araldici come Thierry de la Tour d’Artaise, presidente del collegio di remunerazione della società. Quindi altre cause: aggiotaggio (ancora in corso) e diffamazione, per aver definito le strategie di Giscard «spazzatura».
Altre vicende giudiziarie riguardano un’altra vita di Tapie, quella politica. Nel 1992 viene condannato per ingiuria dal tribunale di Parigi per aver definito «salaud», qualcosa di più di farabutto, Jean Marie Le Pen. Condannato dalla giustizia ma assolto dalla Francia intera, perché proprio Nanard sarà il vero cavaliere bianco in grado di fermare l’avanzata dell’estrema destra. Sono gli anni in cui il Front National arriva al 15 per cento e sfiora la maggioranza assoluta nei quartieri periferici e nelle banlieue di Parigi, Marsiglia, Lione. A Mitterrand (a cui questo imprenditore balzachiano piace subito: hanno tutto che li divide, tranne un comune impeto di andare contro i riti del blindato establishment francese) viene l’idea geniale: contrapporre alla xenofobia di Le Pen il populismo un po’ becero ma efficace di un uomo di sinistra (cosa che nel 2007 non gli impedirà di appoggiare Sarkozy) che viene dal nulla, Nanard. I due si scanneranno in diversi dibattiti televisivi che sfiorano sempre la violenza fisica, e alla fine Nanard vince: eletto deputato nel 1989, soprattutto nel 1992 alle regionali batte Le Pen nel suo feudo, nel distretto di Provence Alpes Cote d’ Azur, uno dei più xenofobi di Francia. Nanard vince. Qualche tempo dopo sarà anche ministro.
Lo sport naturalmente è la sua chiave d’accesso alla popolarità e alla politica: nel 1986 (nello stesso anno in cui Silvio Berlusconi acquista il Milan) si compra l’Olympique Marsiglia, che sta per fallire, e lo riporta agli antichi splendori: quattro titoli consecutivi di campione di Francia, una Coppa di Francia, scopre nomi mitici del calcio come Jean-Pierre Papin, Abedi Pelé, Didier Deschamps, Marcel Desailly, Fabien Barthez, Jocelyn Angloma, Frank Sauzée. Vince – prima volta di un club francese – la coppa dei Campioni, battendo in finale proprio il Milan. Poi si scoprirà che per non far arrivare affaticata la squadra contro i rossoneri avrà pagato gli avversari del Valenciennes per giocare «tranquillo» contro i suoi. Otto mesi di carcere, che verranno sommati alla condanna per l’affare Phocéa, risultato, due anni (poi ridotti per buona condotta a sei mesi) alla Santé, con trattamento di riguardo, letture di Céline, Paul Morand ma soprattutto Dumas, il Conte di Montecristo.
Appena prima di entrare in carcere però dà un assaggio di quella che sarà la sua terza vita, quella di show-man. Partecipa al film di Claude Lelouch, Uomini e donne, istruzioni per l’uso, con Anouk Aimée e Alessandra Martines. Un grande successo. Nel 2001 esce Who’s Bernard Tapie, un documentario in cui recita se stesso, poi nel 2003 altro grande successo attoriale: protagonista nella serie Il Commissario Valence, che andrà in onda fino al 2008 su Tf1. Teatro: protagonista in un riadattamento di Qualcuno volò sul nido del cuculo (infinite repliche a Parigi). Scrive tre libri, tre bestseller: Vincere, Liberamente, Occhi troppo grandi. Incide un disco insieme a un rapper conosciuto in prigione, ma è solo un divertissement, alla carriera canora ha rinunciato a vent’anni dopo aver inciso tre dischi (Non credo più alle ragazze, Passaporto per il sole e Il ritorno) firmandosi Bernard Tapy, più internazionale. Adesso, con una fedina penale quasi del tutto ripulita, il poliedrico Nanard può scegliere in quale settore cimentarsi. Di sicuro non negli affari, ha detto. Forse ancora nel calcio, o forse nella politica. O magari in un’accoppiata tra i due, che funziona sempre, come ebbe a precisare anni fa a un cronista italiano: «Se vai alle Maldive non sanno nemmeno chi è Mitterrand, ma conoscono i calciatori più famosi del mondo. D’altronde, lo sapete bene voi in Italia: come situazione politica e morale siete messi davvero male. Ma grazie al calcio avete un’ immagine vincente ovunque». Il suo amico Sarkozy è avvisato.