Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La cronologia del massacro di Pamela da parte dei tre nigeriani
Oggi si decide se i tre nigeriani imputati del massacro di Pamela Mastropietro saranno accusati anche di omicidio o solo, come accaduto finora, dello scempio e dell’occultamento del cadavere.
• Che cosa è cambiato dall’ultima volta?
L’ultima volta il gip (giudice per l’indagine preliminare) giudicò insufficienti le prove a sostegno dell’omicidio. Non so come fosse possibile pensarlo, ma l’idea era che di sicuro i tre avevano fatto a pezzi il corpo morto della ragazza, ma che l’assassino vero e proprio potesse essere qualcun altro. I tre negavano, e negano ancora. Però gli inquirenti hanno ricostruito, a quanto sembra con una certa esattezza, la cronologia oraria di quel martedì 30 gennaio e raccolto sufficienti testimonianze a carico del terzetto.
• C’è un quarto uomo...
È stato solo interrogato e non fermato. È un altro nigeriano, di 40 anni. Avrebbe fornito ulteriori prove della responsabilità dei tre, cioè sarebbe un testimone d’accusa.
• Com’è questa cronologia oraria?
La mattina di martedì 30 gennaio, Pamela, venuta via dalla comunità terapeutica di Pars, a Corridonia - dove stava dal 18 ottobre -, si mette a cercare droga a Macerata. Un tassista peruviano la porta ai giardini Diaz, lì incontra Oseghale, che si guadagna da vivere facendo il pusher. Oseghale non ha però eroina, ma solo hashish. Accompagna perciò Pamela allo stadio dei Pini, dove Lucky Desmond spaccia eroina. Costui le dà una dose per 30 euro, poi tutti e tre insieme vanno nella farmacia Matteucci a comprare una siringa, fatto abbastanza strano perché i parenti di Pamela, poi, hanno raccontato che la ragazza detesta le iniezioni. Via Spalato è a un passo dalla farmacia, al terzo piano del numero 124 vive questo Oseghale, che paga 400 euro di affitto. L’appartamento ha anche una terrazza, fatto importante nella dinamica del successivo squartamento. A un certo punto arriva anche il terzo nigeriano, cioè Awelina Lucky, chiamato dagli altri due non si sa ancora bene perché. Tra mezzogiorno e le due si compie la prima parte del dramma: Pamela si droga e viene uccisa: un colpo alla tempia e due coltellate al fegato. Subito dopo, fino alle 18, i tre provvedono allo smembramento, adoperando la terrazza di 40 metri quadri, sulla quale non affaccia nessuna abitazione dei vicini, ma che ha anzi una vista assai suggestiva dei monti Sibillini. La finestra temporale si ritaglia facilmente dall’esame delle celle telefoniche: in quelle quattro ore i tre non si telefonano, ed è ovvio perché: stanno insieme nell’appartamento di via Spalato a fare i macellai. Macchie di sangue trovate dappertutto, e soprattutto in terrazza, confermano questa ricostruzione. Finita l’opera, Innocent chiama il tassista camerunense amico suo e si fa portare in campagna. Non gli fa toccare i due bagagli che contengono i pezzi di corpo, ma non teme di farlo fermare a Pollenza e di fargli vedere che lascia i due trolley per terra. Dopo averlo riportato in centro, il camerunense torna a Pollenza per vedere cosa mai ci sia in quei due borsoni e scopre il misfatto. Fugge terrorizzato e la sera dopo denuncerà tutto.
• Perché l’hanno uccisa?
Le ipotesi avanzate finora sono due: i tre volevano violentarla e lei ha resistito, oppure l’hanno violentata e poi l’hanno ammazzata e fatta a pezzi per nascondere lo stupro. Oppure s’è trattato di un rituale, come sembrerebbe possibile dal fatto che cuore e collo non si trovano, che la testa mozzata aveva la lingua tra i denti, che le ossa sono state ripulite con grande cura, come se uno dei tre (in teoria un piastrellista, un fabbro e un imbianchino) avesse pratica di questi smembramenti. Il rapporto preparato dall’Ufficio immigrazione e rifugiati canadese, pubblicato nel 2012 e rintracciabile sul sito dell’Unhcr, parla di azioni atroci da parte dei nigeriani che vedono coinvolti «bambini, disabili, donne» e, nella convinzione comune, tali azioni accrescerebbero «la forza», «il potere», sarebbero legate «al soprannaturale». I resti servirebbero anche per la preparazione di «pozioni di ricchezza rapida» e per essere ceduti a «committenti» ed «erboristi che preparano le pozioni». Laggiù i parenti dei morti vegliano i cadaveri per evitare che siano rubati e fatti a pezzi da questi macabri maghi. Gli inquirenti mostrano per ora di creder più alla prima ipotesi (lo stupro) che alla seconda.
• Cosa mi dice del questore rimosso da Minniti?
Vincenzo Vuono. Era stato nominato da appena tre mesi. Non ho la competenza tecnica per dire che ha operato male, è di sicuro un uomo sfortunato. Questo delitto orribile, poi la sparatoria di Traini, infine le manifestazioni di quelli di Casa Pound e di quelli di sinistra-sinistra. Credo che il ministero degli Interni non gli abbia perdonato soprattutto le défaillances nella gestione dell’ordine pubblico durante i cortei, in particolare quello di Casa Pound che non avrebbe proprio dovuto svolgersi. Nello stesso tempo, mi pare che Minniti abbia voluto dare a tutto il sistema, compresi i media, un segnale dei decisionismo e di forza. È possibile che ci volesse.
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