la Repubblica, 14 febbraio 2018
Faccia a faccia con il carnivoro
VALLE PESIO ( CUNE0) È caduto mezzo metro di neve fresca ma nuove impronte sono comparse nella notte. Erik, il guardaparco, si ferma a lato di un ponte. Istinto da ranger americano. Eccole: sono pentagoni quasi perfetti. Quanti sono? Difficile dirlo. «Sulla neve camminano in fila indiana, come gli uomini. Solo il primo batte la traccia, gli altri risparmiano energia». Siamo nell’area protetta Alpi Marittime, in alta Valle Pesio. È la tana del lupo: in questi boschi tra Piemonte, Liguria e Francia si contano 3 coppie e 17 dei 29 branchi presenti in Italia. Oltre cento esemplari di questo elegante predatore presidiano una regione selvaggia dove «renne e cammelli potrebbero pascolare insieme», spiega Erik, con una certa efficacia. Ivan, il delegato del Club Alpino Italiano, indica i versanti più assolati dove cresce addirittura il ginepro fenicio. Naturale che il lupo abbia scelto questo angolo di biodiversità come habitat prediletto. E così vale per l’orso nei boschi dell’Abruzzo e Trentino Alto-Adige, e per lo sciacallo dorato, un lontano parente del lupo, arrivato in Friuli Venezia Giulia dall’Europa centrale.
I grandi carnivori sono tornati e un incontro ravvicinato mentre si passeggia nella natura è diventato molto più probabile rispetto a qualche anno fa. Ma come reagire? Darsela a gambe, arrampicarsi su un albero o lanciare qualche sasso? Abbiamo partecipato a uno dei primi corsi organizzati dal Cai sulle diverse tecniche di comportamento in caso di vis- à- vis con orsi e lupi. Un’iniziativa per educare escursionisti e turisti soprattutto al rispetto della fauna. Gli animali selvatici che loro malgrado si avvicinano troppo all’uomo ne escono spesso nel peggiore dei modi perché possono essere abbattuti per la loro presunta aggressività.
Ci sono alcune regole di comportamento comuni quando si incontra un orso o un branco di lupi. «Per non scatenare reazioni imprevedibili bisogna tenere sempre il proprio cane al guinzaglio, per esempio, non scappare e non avvicinarsi mai ai cuccioli», spiega Davide Berton, responsabile della commissione Grandi Carnivori del Cai. Certo, imbattersi per sbaglio in esemplare di maschio adulto di orso bruno italiano, che in piedi può superare i due metri di altezza, richiede sangue freddo e diploma di meditazione. «L’orso può spaventarsi ed è questa l’unica situazione in cui bisogna sapere come reagire – prosegue Berton. – È indispensabile rimanere immobili e parlare a bassa voce. L’orso, a differenza del lupo, è curioso ed è possibile che si alzi in piedi per inquadrarci meglio». Anche rimanendo pietrificati di fronte al plantigrado, non è detto che si calmi. «Se dovesse partire alla carica, quasi certamente si tratta di un falso attacco che si concluderà senza contatto fisico – aggiunge l’esperto del Cai – se invece siamo di fronte a una rara azione difensiva, è necessario distendersi lentamente a terra nella cosiddetta posizione del coniglio, inginocchiati a faccia in giù ma con le mani intrecciate dietro alla testa per proteggere il collo. Dai dati raccolti in situazioni analoghe, si è visto che questo è il comportamento più efficace». Finita l’ispezione, l’orso dovrebbe tornare sui suoi passi e noi dovremmo cavarcela solo con qualche graffio.
Se sul sentiero si incontra un branco di lupi che non vuole saperne di allontanarsi «è sufficiente battere le mani o fare un po’ di rumore», spiega Francesca Marucco, docente dell’Università di Torino e Chief Scientist di Life WolfAlps, il più importante progetto europeo di ricerca sul lupo coordinato dall’area protetta Alpi Marittime che collabora con il Cai nell’opera di educazione ambientale.
In realtà incrociare un branco di lupi è un’immensa photo opportunity più che un momento di apprensione. «Il lupo ha paura dell’uomo ma è importante, soprattutto per non spaventarlo, lasciargli sempre aperta una via di fuga», conclude la scienziata.