la Repubblica, 14 febbraio 2018
Erdogan fa il duro con l’Italia per giocare la partita del gas
ISTANBUL La Turchia è centrale nelle rotte del gas e dell’energia. E il Sultano, rimasto piccato la scorsa settimana a Roma dalla fermezza italiana sul proseguire le trivellazioni a Cipro della piattaforma Saipem 12000, da quattro giorni ferma e circondata dalle navi da guerra turche, ora attacca. Non nomina né l’Italia né l’Eni, Recep Tayyip Erdogan. Ma i suoi riferimenti, durissimi come sempre, sono chiari. «Avvisiamo coloro che su Cipro e nell’Egeo stanno facendo male i conti e si stanno comportando in maniera impertinente: manderemo all’aria i vostri piani. Consiglio alle compagnie straniere che operano nelle acque di Cipro, fidandosi di Nicosia, di non superare i limiti e di non lasciarsi strumentalizzare per un lavoro che eccede i loro limiti e le loro forze. Le spacconerie di costoro sono sotto osservazione dei nostri aerei, delle nostre navi e dei nostri uomini».
Parole aspre, che pongono Ankara al centro del nuovo, ennesimo caso internazionale che vede la Turchia ergersi come protagonista aggressiva e agguerrita. Il 5 febbraio scorso, a Roma, il presidente turco era rimasto colpito dalle osservazioni inattese, e ferme, sia del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sia del premier Paolo Gentiloni, sul rispetto dei diritti e delle libertà, e sul conflitto contro i curdi dentro i confini della Siria. Erdogan aveva fatto poi un riferimento alle esplorazioni italiane di gas nelle acque di Cipro, manifestando la sua contrarietà. Gentiloni, preventivamente preparato sul dossier Eni, aveva risposto a tono. Ecco così che, pochi giorni dopo, la piattaforma navale Saipem 12000, dotata di regolari permessi dal governo di Cipro, viene bloccata dalla Marina turca, con un danno economico ora molto corposo.
La palla è passata così ieri nel campo diplomatico. Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha incontrato a Kuwait City il collega turco Mevlut Cavusoglu, al quale ha espresso l’aspettativa italiana per «una soluzione condivisa nel rispetto del diritto internazionale e nell’interesse sia dell’Eni sia dei Paesi della regione sia delle due comunità cipriote». La vicenda si è allargata all’Europa e Cavusoglu ha visto anche l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, che gli ha ribadito l’invito a «evitare minacce o azioni contro qualsiasi membro dell’Ue e a impegnarsi invece per relazioni di buon vicinato».
Ma le mire del Sultano sono evidenti a chi mastica di geopolitica e di energia. Perché i vari progetti che vedono Ankara protagonista, dal Turkish Stream al Tap, rendono già la Turchia centrale. Ora, con il tesoro in giacimenti di gas trovato nel 2011 attorno alle acque di Cipro, molte aziende straniere, fra cui l’italiana Eni e la francese Total, hanno concluso contratti importanti di esplorazione con il governo di Nicosia. Ma l’isola è divisa in due dal 1974, dove la parte settentrionale, definita Repubblica turca di Cipro nord, non è riconosciuta dalla Ue e dall’Onu. È uno Stato vassallo di Ankara, e al Sultano non interessa se le acque in questione ora si trovino a sud dell’isola. Rivendica in ogni caso una questione politica su Cipro, e non solo geografica, per partecipare infine alla torta, che è molto ricca e anche a un solo colpo d’occhio dalle coste turche. Ecco così che la Turchia considera la propria sovranità su una parte della “Zona economica esclusiva” attorno alle coste di Cipro, compreso il blocco 3 in cui l’Eni conduce le esplorazioni.
La tensione nella regione è palpabile. Lunedì notte una pattuglia della guardia costiera di Ankara avrebbe speronato, secondo Atene, un mezzo dei guardacoste greci nei pressi di alcuni isolotti rocciosi contesi. La Turchia contrattacca e accusa invece la Grecia di «sviare l’opinione pubblica». Escalation rischiosa. Nella zona è arrivata anche la fregata italiana Zeffiro: monitora da distante la Saipem 12000, circondata e impossibilitata a partire.