il Fatto Quotidiano, 14 febbraio 2018
Il sorpasso
Ieri facevo i conti degli inquisiti nelle liste e ho scoperto un fatto davvero avvincente: il Pd ha superato Forza Italia. Se c’era una certezza, fino alle scorse elezioni del 2013, era che il Pd, per quanti sforzi facesse, non sarebbe mai riuscito a eguagliare le quote marron dei berluscones. Renzi ce l’ha fatta: nelle liste del Pd troneggiano 27 fra indagati e imputati (senza contare i 3 nelle liste alleate: 2 in Civica Popolare della Lorenzin e 1 in Insieme), mentre in quella di FI sono appena 22 (ampiamente rimpinguati dai 6 della Lega, dai 6 di FdI e dagli 8 di Noi con l’Italia). Poi ci sono LeU a quota 3 e i 5Stelle a quota zero. Lo storico sorpasso è tutto merito di Matteo Renzi, che ha nominato tutti i candidati, senza neppure l’alibi delle primarie (“ce lo chiedono gli elettori”). Ora, uno che riesce a candidare più inquisiti del primatista mondiale B., tutto dovrebbe fare fuorché parlare di impresentabili altrui. Dovrebbe starsene schiscio, parlar d’altro e sperare che i giornaloni continuino a nascondere i suoi. Invece non so se avete visto il suo minuetto dell’altra sera con Alessandro Sallusti a Otto e mezzo. Se ve lo siete perso, recuperatelo: ne vale la pena. Il capocomico era Matteo, il direttore del Giornale faceva la spalla. Parlavano, pensate un po’, di questione morale. Quella di babbo Tiziano o di Luca Lotti per Consip, o magari quella di Pier Luigi & Maria Elena Boschi? Quella del padrone B. pregiudicato per frode, indagato per strage e prescritto per corruzioni e falsi in bilancio vari e assortiti?
No, quella dei 5Stelle, che danno la caccia ai loro parlamentari che non hanno restituito parte dello stipendio: cioè che hanno fatto quello che hanno sempre fatto tutti i deputati e i senatori della storia della Repubblica dal 1948 a oggi. Ogni tanto Renzi esagerava col giustizialismo a casa d’altri. Tipo quando, in evidente stato confusionale, ha tuonato: “I 5Stelle ci fanno la morale, ci accusano di avere impresentabili, ma, se guardiamo la storia dei rimborsi che cresce ogni giorno, vediamo che sono diventati l’arca di Noè, dove stanno salendo truffatori, scrocconi, riciclati di altri partiti politici e massoni… Stanno eleggendo i Scilipoti (sic: non ‘gli’, ma ‘i’, ndr) e i Razzi della nuova generazione”. Sallusti, imbarazzatissimo, si faceva piccolo piccolo e pigolava frasi di circostanza, perché ogni categoria evocata da Renzi gli rammentava o al padrone (“massoni”, “truffatori”) o qualcuno del suo giro (“riciclati di altri partiti”, “i Scilipoti e i Razzi”). Ma il primo a cui avrebbero dovuto fischiare le orecchie era proprio Renzi.
Alla parola “rimborsi”, dovrebbe spiegare perché ha messo in lista una decina di indagati nelle varie inchieste sulle Rimborsopoli regionali: non per essersi tenuti lo stipendio previsto dalla legge, ma per avere rubato sui rimborsi istituzionali per le proprie spese private. Alla parola “restituzioni”, dovrebbe spiegare perché il Pd non ha ancora restituito i 15 mila euro di finanziamenti che gli ammollò il compagno Salvatore Buzzi, quello di Mafia Capitale. Alla parola “massoni”, dovrebbe avere un po’ di rispetto per il suo amico Denis Verdini, imputato per la loggia segreta “P3”. E per gli amici di papà Tiziano e di babbo Boschi: tipo il massone sardo-toscano Emiliano Mureddu (poi arrestato per bancarotta), vicino di casa del primo e accompagnatore del secondo al famoso vertice romano con Flavio Carboni, bancarottiere con condanna definitiva, per il famoso salvataggio di Banca Etruria. Alle parole “Scilipoti”, “Razzi” e “riciclati di altri partiti”, dovrebbe portare un po’ di riconoscenza per tutti gli ex berlusconiani di Ncd e di Ala che hanno sorretto per tre anni il suo governo e poi quello di Gentiloni. E magari spiegare perché ha candidato nel Pd 20 ex eletti in Forza Italia, gente che per anni ha votato le leggi vergogna di B. e addirittura la celeberrima mozione su Ruby nipote di Mubarak. Oppure sono riciclati come Razzi e Scilipoti solo quelli che abbandonano il Pd per altri lidi, e non quelli che compiono il percorso inverso?
Ma il meglio Renzi l’ha dato quando ha paragonato Di Maio a Craxi, facendo rischiare un colpo apoplettico al povero Sallusti e costringendo il suo portavoce a una frettolosa quanto imbarazzata rettifica: “Di Maio dice che farà fuori le mele marce dal movimento? Veramente è un’ortofrutta più che mele marce. Questa frase mi ricorda Bettino Craxi con Mario Chiesa e ‘il mariuolo’. Ma di cosa stiamo parlando?”. Ecco, appunto, di cosa stiamo parlando? Craxi e Mario Chiesa furono condannati per tangenti miliardarie, grazie alle indagini del pm Antonio Di Pietro che lui ha appena rifiutato di ricandidare e del pool Mani Pulite che lui tre anni fa accusò di “barbarie giustizialista”, senza neppure versare il copyright a Craxi e a B. I parlamentari del caso 5Stelle non hanno violato alcuna legge, ma il codice etico del loro movimento sulla “restituzione”, cioè sul taglio dei loro stipendi. Un codice che suscita comprensibilmente l’ilarità del leader Pd: “Lasciamo da parte i rimborsi, anche se per me è una presa in giro nei confronti degli italiani questa continua evocazione dei 20 milioni di euro, visto che il Fondo per le piccole e medie imprese vale 20 miliardi di euro di prestiti”. Certo, 23 milioni sono pochi. Potrebbero essere almeno il triplo se anche i parlamentari del Pd si fossero tagliati lo stipendio per cinque anni. Perché Renzi, prima di parlare, non chiede anche ai suoi di tagliarsi la paghetta e “restituire” le eccedenze? Sarebbe uno splendido spettacolo, in un partito che è riuscito a bocciare la sua stessa legge Richetti sui tagli ai vitalizi. Poi, però, bisognerebbe raddoppiargli la scorta.