Corriere della Sera, 14 febbraio 2018
Dopo Elisabetta a guidare quel che resta dell’impero potrebbe non essere Carlo
Londra È l’ultima reliquia dell’impero britannico: il Commonwealth, l’organizzazione che riunisce gran parte delle ex colonie e che è presieduta dalla regina Elisabetta. Ma ora il residuo legame con la «madrepatria» potrebbe essere reciso: la Bbc ha rivelato che sono in corso discussioni per decidere chi dovrà succedere alla sovrana, alla sua morte. E non è scontato che sia il nuovo re Carlo. La guida del Commonwealth non è infatti ereditaria, a differenza della Corona.
Elisabetta venne proclamata capo dell’organizzazione al momento della sua incoronazione, nel 1953: prese il posto di suo padre Giorgio VI e a quell’epoca lei era capo di Stato di sette degli allora otto Paesi membri. Ma ora Carlo sarà formalmente alla testa soltanto di 15 delle 53 nazioni che formano oggi il Commonwealth: dunque la successione non è così ovvia. Anche perché c’è chi vorrebbe «democratizzare» l’organizzazione, eleggendo alla guida una figura cerimoniale.
Il Commonwealth ha nominato un gruppo di lavoro di alto livello che sta esaminando in segreto le questioni della governance, fra cui la successione, e che farà rapporto al summit dei capi di governo dell’organizzazione, in programma a Londra ad aprile.
Pare comunque che Elisabetta si sia già adoperata dietro le quinte per favorire la nomina di Carlo: e ha perfino spedito alti funzionari della casa reale in giro per il mondo per fare lobbying per conto del figlio. All’ultimo summit a Malta, nel 2015, la regina disse che «non poteva augurarsi di essere meglio rappresentata nel Commonwealth che dal principe di Galles (Carlo), che continua a dare tanto con grande distinzione». Una intera sezione del sito ufficiale di Carlo è dedicata al Commonwealth, dove si sottolinea che il principe ha visitato 41 dei 53 Paesi membri.