Corriere della Sera, 14 febbraio 2018
Vedo nero
Basta un fiammifero. Basta che un passeggero prevenuto metta su Facebook la foto di un giovane di colore a cui la capotreno ha contestato la validità del biglietto perché la foresta del malcontento prenda fuoco e sulla pagina del delatore spuntino centoventimila pollicioni di assenso, praticamente un Colosseo. La folla anonima è la bestia più feroce e prevedibile che esista. Poi, quando la capotreno spiega che il ragazzo le aveva mostrato il biglietto sbagliato e teneva in tasca quello giusto, le fiamme del pregiudizio si ritraggono con la stessa rapidità con cui erano avanzate, lasciando nell’aria un odore acre di malessere.
Intendiamoci. Trenitalia ha confermato che il giovane viaggiava da Roma a Milano senza un soldo, né un documento, né un bagaglio. E si è perso il conto del numero dei passeggeri a sbafo da cui i controllori rimangono alla larga per timore di prendersi una coltellata o comunque una scocciatura. Però solo un incendiario poteva trasformare il pregiudizio in una denuncia specifica, non suffragata da alcuna prova. E, per diffonderla, utilizzare il sistema di comunicazione più pervasivo del pianeta. In un clima elettorale dove la testa e il cuore hanno ceduto il posto alle viscere, resta solo da augurarsi che tra quei centoventimila pollicioni sguainati non sventolasse quello di un altro Traini da Macerata.
P.S. Oggi, san Valentino, il Caffè compie un anno. Grazie per l’affetto. E per la pazienza.