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 2018  febbraio 14 Mercoledì calendario

Oxfam, lo scandalo sessuale s’allarga

LONDRA «Non c’è niente di più vergognoso di un predatore sessuale che usa una catastrofe per approfittare di persone vulnerabili nel momento del bisogno». È il j’accuse che proviene da Jovenel Moise, presidente di Haiti, rivolto a tutte le organizzazioni umanitarie, con l’avvertimento che il suo paese non accetterà più aiuti se accompagnati da «abominevoli violazioni». Un sintomo di quanto si stia aggravando lo scandalo della Oxfam, uno dei nomi più importanti al mondo nel settore delle ong che distribuiscono soccorsi, da quando il Times di Londra ha rivelato un possibile cover- up delle “orge stile Caligola” allestite da suoi funzionari nell’isola dei Caraibi dopo il terremoto del 2011. Ieri è arrivata la soffiata di una ex dipendente secondo cui Mark Goldring, amministratore delegato Oxfam, era a conoscenza del caso di una donna costretta a fare sesso ma non fece niente per intervenire. L’accusa, se confermata, potrebbe portare ad altre dimissioni al vertice dell’organizzazione, dopo quelle annunciate il giorno prima dalla sua vicepresidente Penny Lawrence, che ha lasciato l’incarico assumendosi la responsabilità dell’accaduto. E a peggiorare la reputazione della Oxfam contribuisce l’arresto del presidente di Oxfam International, il guatemalteco Juan Alberto Fuentes, per sospetta corruzione. Non è collegato allo scandalo delle molestie sessuali. Ma non migliora certo la situazione per Oxfam, che da società benefattrice si ritrova di colpo sul banco degli imputati davanti all’opinione pubblica.
Le nuove rivelazioni provengono da Helen Evans, dal 2012 al 2015 capo della divisione che si occupa di segnalare comportamenti impropri dei dipendenti. L’ex dirigente sostiene che Goldring e i suoi collaboratori cancellarono una riunione da lei convocata per discutere episodi di molestie. Fra gli incidenti riportati da Evans c’erano una volontaria stuprata da un collega della Oxfam in Sudan e un tentativo di abuso nei confronti di un commesso in uno dei tanti negozi di beneficenza dell’organizzazione in Gran Bretagna. Dopo avere abbandonato la Oxfam, Evans ha riferito i casi alla Charity Commission, l’agenzia governativa che sovraintende al settore degli aiuti umanitari nel Regno Unito e al ministero per lo Sviluppo internazionale, ma afferma che soltanto lo scorso anno sono stati presi provvedimenti in merito. Particolare che ipotizza mancanze anche nell’ambito delle autorità pubbliche. «Il governo ha serie domande a cui rispondere», afferma in proposito il leader laburista Jeremy Corbyn. L’ex dirigente della Oxfam racconta al Times di giornate in cui sul suo tavolo arrivavano tre denunce di abusi: «Una donna costretta a fare sesso in cambio di aiuti umanitari, una volontaria stuprata da un collega, un membro dello staff sottoposto a molestie». Secondo un suo personale sondaggio, nel solo 2014 il 7 per cento dei dipendenti della Oxfam nel Sudan del sud avevano riportato di avere sofferto violenze sessuali o tentativi di violenze. E nei negozi della Oxfam in Inghilterra, dove lavorano come stagisti molti minorenni, non ci sarebbero secondo lei controlli sufficienti per evitare abusi. «I genitori non manderebbero i loro figli a fare esperienza alla Oxfam, se sapessero che le cose stanno così», dichiara al quotidiano londinese.
Le autorità britanniche hanno risposto ordinando un’inchiesta alla Charity Commission. E il ministero dello Sviluppo internazionale ha dato tempo alla Oxfam sino al fine settimana per decidere se confermare o tagliare i 32 milioni di sterline di finanziamenti pubblici all’organizzazione umanitaria. Anche l’Unione europea promette «tolleranza zero» in materia e si appresta a riesaminare circa 27 milioni di sterline di fondi alla Oxfam. Ma il Guardian avverte in un editoriale: «Gli abusi sessuali delle ong sono orribili. È anche orribile che ci sia chi li strumentalizza per cercare di tagliare gli aiuti umanitari».