la Repubblica, 14 febbraio 2018
«Datemi un frigorifero vi spiegherò il mondo». James Kakalios racconta in un libro la fisica nelle cose di ogni giorno
«Quando esco per andare a fare lezione, agli occhi degli altri sono un Superman della fisica. Ma a casa, per mia moglie e per i miei tre figli, purtroppo resto sempre e solo un semplice Clark Kent». James Kakalios, classe 1958, fisico dell’Università del Minnesota con origini greco- estoni, scherza sulla sua famiglia e su quei personaggi di carta ai quali deve la fama. È l’autore di La fisica dei supereroi ( Einaudi), tratto dai suoi corsi presi letteralmente d’assalto quando iniziò a raccontare le proprietà dei materiali, delle particelle o della forza di gravità, prendendo ad esempio scene de L’Uomo Ragno o degli X- Men. Divenuto Superman per i suoi studenti, e consulente alla corte di Hollywood, ora ha scritto un nuovo libro. La fisica nelle cose di ogni giorno, sempre per Einaudi, è un racconto di un viaggio attraverso poco meno di cinquanta oggetti d’uso quotidiano. Dall’ascensore al frigorifero, dai treni ad alta velocità agli schermi tattili. «Siamo circondati da prodigi, che sembrano tali perché nessuno conosce realmente il funzionamento di apparecchi entrati a far parte della nostra vita. Per questo sembra che anche loro abbiano dei super poteri».
Questa storia della fisica raccontata attraverso i super poteri come le è venuta in mente?
«Mi chiesero di rendere i miei corsi più avvincenti. Lo stavano domandando a tutti, era parte di un progetto del corpo accademico per avvicinare gli studenti alla scienza. E allora pensai di narrare della forza di gravità attraverso una scena di L’Uomo Ragno. Oltre a essere un fisico, quindi un nerd, sono anche un appassionato di fumetti, quindi un geek. Una combinazione davvero potente...».
Una combinazione che ha usato in classe per svegliare studenti annoiati?
«Per sensibilizzarli. E ha funzionato bene. Ad un tratto mi sono ritrovato con mille ragazzi ad ascoltarmi».
E ora è passato ai super poteri degli oggetti comuni.
«Perché dietro ciascuno di loro ci sono leggi e principi fondamentali. Li adoperiamo sempre e non sappiamo più come funzionano».
Come in quel racconto di Asimov,“Nove volte sette”, quando in un futuro molto lontano dominato dai computer l’umanità riscopre il far di conto.
«Non siamo ancora a quel punto, per fortuna. Ma certo, di ciò che usiamo ignoriamo molto, se non tutto».
Com’è vista dai suoi colleghi quest’attività divulgativa?
«All’inizio temevo qualche critica. Ma non è a loro che le mie lezioni e i miei libri parlano. Le racconto un episodio: la mia più grande soddisfazione è arrivata a una conferenza. Dopo la mia relazione mi sono allontanato passando da una porta sorvegliata da due guardie giurate. Mi hanno osservato seri, ero convinto mi volessero fermare. Invece mi hanno detto: “Bella lezione professore”. Ecco, se son riuscito a far interessare alla fisica anche loro vuol dire che ho fatto un buon lavoro».
Nel suo ultimo libro parla di una cinquantina di dispositivi. Quello che l’affascina di più?
«Forse gli schermi tattili. Sono vetri elettrificati e trasparenti. Avvertono la presenza del polpastrello, rispondono al tatto, ma consentono di vedere cosa c’è oltre di loro. Uniscono le proprietà del vetro, che non è conduttivo ma trasparente, a quelle del rame che invece è conduttivo ma non è trasparente. Sono sicuro che alla fine degli anni Sessanta, quando li hanno inventati, non avevano minimamente idea a cosa avrebbero portato».
La prossima grande rivoluzione se l’aspetta sempre nell’elettronica di consumo?
«Guardi, sono un pessimo futurologo. Sbaglio di continuo. Però una cosa la posso dire: le nostre centrali elettriche, non importa di quale tipo sono e quale combustibile usano, sprecano moltissima energia. Ne riusciamo a utilizzare un terzo appena. Immagini cosa riusciremmo a fare se le rendessimo più efficienti. Ed immagini cosa potremmo fare se riuscissimo a incanalare il calore prodotto dalle automobili che invece viene disperso. Ho grande rispetto per le ricerche fatte al Cern sul bosone di Higgs e per i premi Nobel dati per le scoperte fatte con le onde gravitazionali. Ma credo che se continuiamo a parlare solo di quelle, fenomeni lontani dalla vita delle persone, rischiamo di allontanare il pubblico dalla scienza. E invece è importante trovare un modo per rendere la fisica e in generale le materie scientifiche affascinati».
E pensa di farlo raccontando i super poteri del frigorifero?
«Lo ammetta: non aveva idea del principio che lo fa funzionare. Quasi nessuno lo conosce con esattezza. Oppure come fa una carta magnetica ad aprire la porta della stanza di un hotel o cosa serve a un drone taxi per volare».
Ma basterà per avvicinare alla scienza in un’epoca dove perfino la validità dei vaccini viene messa in dubbio?
«La scienza ha un’importanza fondamentale ma non può esser lasciata solo agli scienziati. Prenda l’intelligenza artificiale (Ai, acronimo di Artificial intelligence, ndr). Non sono del partito di Elon Musk, a capo di Tesla, e non penso che le Ai porteranno alla catastrofe. Ma sono anche convinto che certe questioni che la scienza affronta debbano essere discusse con la società. Per partecipare alla discussione in maniera consapevole bisogna però che tutti conoscano le basi della scienza stessa. Altrimenti si è in balìa della prima idea che viene lanciata, magari quella gridata più forte. E partire dal frigorifero di casa per saperne di più e già un primo passo».