Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Merkel avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi nel Parlamento tedesco, 305 o 306 su 598, grazie al 42,5 o forse addirittura al 43% dei consensi. Se quello che fanno capire le proiezioni - migliori degli exit poll per la Cdu - dovesse essere confermato, Angela potrà anche governare da sola. Il Bundestag sarà fatto di soli quattro partiti: Cdu, cioè i democristiani, Spd, cioè i socialdemocratici, intorno al 26%, I Verdi, all’8%, e la Linke all’8,5%. Non c’è nessuna possibilità che il vincitore cerchi un allargamento in direzione di Verdi e Linke, partiti che a Berlino vengono considerati di sinistra estrema (abolire la Nato, ecc.). Venire in ogni caso a patti con la Spd potrebbe invece avere senso, ma ieri la Merkel ha detto subito che è troppo presto per parlare di alleanze.
• Quindi, se ricordo bene le cose che diceva ieri, sono rimasti fuori sia i liberali sia gli antieuropeisti.
I liberali (Fdp) starebbero poco sopra il 4%. La cosa fa impressione perché al momento sono al governo, alleati della Cdu, e il loro leader, Guido Westerwelle, è addirittura ministro degli Esteri. Non era mai successo in passato che i liberali non entrassero al Bundestag. Gli antieuropeisti, in sigla AfD, Alternativa per la Germania, sono intorno al 4,8-4,9, cioè basta un niente perché superino la soglia di sbarramento. Anche se alla fine dovessero davvero restar fuori, sarà bene non sottovalutare il sentimento di fastidio per l’Europa che provano tanti tedeschi. Anzi, che dico?, non un sentimento di fastidio per l’Europa, ma un sentimento di fastidio per il Sud Europa, cioè soprattutto per noi, Alternativa vuole che la Germania abbandoni i meridionali al loro destino e si costruisca una moneta sua, magari con Finlandia e Olanda.
• Allora è inutile aspettarsi che la Merkel allenti un po’ la rigidità sui conti...
Difficile, ma non impossibile. La Kanzlerin resterà in carica quattro anni, dunque se deve prendere misure poco gradite al suo Paese è bene che lo faccia subito. D’altra parte, è in gioco la possibilità per l’euro di sopravvivere. E, con un regime di cambio fisso (la moneta unica), bisogna imboccare due strade contemporaneamente: i paesi viziosi devono mettersi in cammino lungo la via della virtù; e i paesi virtuosi devono nello stesso tempo aiutare i viziosi. In altri termini: noi dobbiamo risolvere le nostre questioni strutturali: debito, deficit, crescita. Loro devono spendere i loro crediti, cioè spostare risorse verso le aree in difficoltà. Così fanno i paesi come gli Stati Uniti, quando uno dei cinquanta Stati entra in crisi: risanamento locale e solidarietà nazionale. Poche ore prima del voto, Angela ha ribadito che non intende trasferire a livello europeo i debiti nazionali. Ma sarà difficile evitarlo del tutto, se si vuole salvare l’euro.
• Della Merkel sono molto curioso, e la prima considerazione che faccio è questa: allora non c’è bisogno, per vincere un’elezione, di maghi della comunicazione, trucchi davanti alle telecamere, avvenenza esibita, aggressività implacabile, eccetera eccetera. Merkel ha fatto strage degli avversari senza ricorrere a nessuno di questi sistemi
Una volta, prima di un’apparizione televisiva, fermò le truccatrici che insistevano per un make up: «Chi ha qualcosa da dire, non ha bisogno di trucco». Non ha nessuno che ne curi l’immagine: «La gente ha metodi infallibili per capire se la persona è se stessa o interpreta una parte». Eccetera. Non la faccio però così ingenua da aver davvero tarscurato il problema. La questione è che Angela ha scelto un look adatto a se stessa: simpatica sciatteria nel vestire, capelli così e così, nessun problema con la linea. Che messaggio manda in questo modo? «Sono una di voi». Piuttosto invincibile, come si è visto.
• Non faccio solo il paragone più facile, quello con Berlusconi. Faccio anche il parallelo con Obama, così bravo nel sembrare figo in campagna elettorale, e così fiacco al dunque.
Come saprà, la Merkel è figlia di un pastore protestante e a casa sua, a quanto pare, era una regola che si badasse al sodo e non si facessero troppe chiacchiere. Da fisica (tesi nel 1986 intitolata Costanti di velocità nelle reazioni elementari dei carboidrati semplici
) ha l’abitudine di visualizzare i problemi all’interno di piani cartesiani, procedura che le consente di mettere in luce gli aspetti più rilevanti della questione e di trovarne prima la soluzione. Del resto è l’unico scienziato al mondo, mi pare, che guidi una nazione. Era uno scienziato, guarda un po’, anche la Thatcher. Ma s’era laureata in chimica, e non in fisica. E una volta Angela ha detto: «Questo spiega la differenza».
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