Carlo Bertini, La Stampa 23/9/2013, 23 settembre 2013
E ORA CHI VUOLE I QUOTIDIANI SE LI COMPRA IN TABACCHERIA
È la rivoluzione digitale, si dirà. Una rivoluzione che alla Camera ha prodotto un immagine d’altri tempi, che solo a vederla trasmette la sensazione di arrivare in uno sperduto borgo dove i giornali si possono acquistare dal tabaccaio. All’ingresso dell’elegante negozio di articoli per fumatori antistante la sala stampa di Montecitorio è stata affissa una targa: dal 17 settembre i quotidiani possono essere acquistati in tabaccheria. E questo perché con la spending review, i deputati non hanno più a disposizione le mazzette di giornali nazionali e regionali, da anni collocati ogni mattina nelle due grandi scrivanie dell’emeroteca: quel grande salone di fronte all’aula, cui si accede dal Transatlantico, dove gli onorevoli spesso sono soliti condire la lettura dei quotidiani con qualche pisolino postprandiale nei comodi divani capitonné, complici le luci soffuse e l’atmosfera ovattata. Da anni ormai una serie di schermi pc circondano le scrivanie ed altri nuovi pannelli digitali saranno installati per poter collegarsi via web alle edizioni on line dei quotidiani; ma chi è ancora affezionato al cartaceo, appunto, potrà acquistare i suoi giornali, in tabaccheria, senza sconti sul prezzo.
Questori senza casa Il giro è vorticoso, va avanti da mesi, ma sarebbe a costo ridotto, dice un questore, «solo poche migliaia di euro». E la motivazione è sempre la stessa: risparmi sui bilanci della Camera. Dunque: gli uffici di polizia e quelli delle rappresentanze sindacali dei dipendenti, tutti allocati a vicolo Valdina sono stati trasferiti negli alloggi dei vicepresidenti e dei questori di palazzo Teodoli. E questo perché nel palazzo «nobile», quello di vicolo Valdina accanto Montecitorio, sono arrivati quei deputati «sfrattati» a loro volta da Palazzo Marini, destinato per anni ad ospitare gli uffici degli onorevoli, il cui contratto di affitto è stato disdetto perché troppo oneroso. Ma tutti questi trasferimenti hanno comportato ulteriori interventi negli appartamenti dei questori, ristrutturati nel 2011, frazionati e riconvertiti alzando dei tramezzi qua e là, ma senza bando di gara e a costi molti contenuti utilizzando i servizi interni, viene assicurato dai questori. E anche in quelli dei vicepresidenti della Camera, che non usufruiscono più degli ex alloggi loro riservati.