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 2013  settembre 23 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL MASSACRO DI NAIROBI


ILPOST
È ancora in corso, sebbene secondo BBC sia nella fase finale, l’attacco terroristico iniziato sabato 21 settembre da 10-15 militanti del gruppo terroristico somalo al-Shabaab in un centro commerciale chiamato Nakumatt Westgate a Nairobi, in Kenya: gli uomini armati hanno ucciso decine di persone (per il momento i morti sono 62: la Croce Rossa ha rivisto al ribasso la cifra rispetto a ieri), ne hanno ferite circa 170 e hanno preso un numero imprecisato di ostaggi. Tra le vittime ci sono anche quattro cittadini britannici, un olandese, e il poeta ed ex ambasciatore ghanese Kofi Awoonor. Secondo la polizia per il momento sono rimasti uccisi nelle operazioni militari 3 terroristi, mentre 11 soldati sono rimasti feriti. La polizia ha aggiunto che in tutto sono stati salvati circa 200 civili, 65 dei quali sono attualmente in cura negli ospedali locali.
Alle 16.35 di lunedì il ministro dell’Interno kenyano Joseph Ole Lenku ha detto su Twitter che l’intero edificio è sotto il controllo dell’esercito. La polizia del Kenya ha confermato che durante l’operazione per liberare il centro commerciale sono stati uccisi tre terroristi, e che altri sono rimasti feriti: ha anche aggiunto che le probabilità che i terroristi rimasti nell’edificio possano scappare «sono molto basse», poiché l’esercito ha bloccato ogni via di fuga. Il capo della polizia kenyana su Twtter ha aggiunto che l’esercito è ancora all’interno dell’edificio «non per portare pasticcini agli attentatori, ma per finirli e punirli». Per il momento, secondo il ministro dell’Interno, sono state arrestate circa 10 persone in relazione all’attentato.

(attenzione: la galleria fotografica contiene alcune immagini forti)

I tentativi delle forze di sicurezza per risolvere la crisi andavano avanti da due giorni: fonti kenyane avevano fatto sapere domenica pomeriggio che era stato liberato il piano superiore del centro commerciale (qui una mappa semplificata dell’edificio pubblicata da Business Insider). Intorno alle 12 di lunedì si erano sentite forti esplosioni e colpi di pistola provenienti dal Westgate, seguite da una colonna di fumo nero che si è sviluppata sopra l’edificio. Sempre lunedì il ministro degli Interni kenyano ha chiarito alcuni dubbi su una notizia che girava dalla mattina su alcuni siti di news internazionali, cioè che ci fossero anche delle donne tra gli attentatori: tutti i terroristi, ha detto il ministro, sono uomini, di nazionalità diverse, e alcuni di essi si sarebbero travestiti da donne. Quello al centro commerciale è l’attacco terroristico più grande compiuto in Kenya dalle bombe all’ambasciata statunitense a Nairobi, nel 1998, dove rimasero uccise più di 200 persone.
Le testimonianze di persone che si trovano nei pressi del Nakumatt Westgate, il centro commerciale assaltato, dicono che all’interno dell’edificio continuano a sentirsi spari di arma da fuoco. Tra i molti video e immagini che stanno testimoniando quello che succede all’interno dell’edificio, circolano molto le foto eccezionali (e impressionanti) di Tyler Hicks, fotografo del New York Times e vincitore di numerosi premi (anche un Pulitzer), che si trova nel Westgate insieme alle forze di sicurezza kenyane. Domenica l’agenzia AFP ha diffuso un video che mostra alcune fasi dell’irruzione della polizia kenyana nel Westgate, e la liberazione di diversi ostaggi (attenzione: il video contiene immagini piuttosto forti).
Domenica un gruppo di forze armate israeliane si è unito ai militari dell’esercito kenyano, e una fonte della sicurezza israeliana ha detto che alcuni consiglieri hanno iniziato ad aiutare le autorità di Nairobi a formulare una strategia per liberare il centro commerciale. Da diversi anni i due paesi cooperano molto su questioni legate alla sicurezza: nel 2011, per esempio, il governo israeliano ha fornito assistenza a quello kenyano con l’obiettivo di colpire il gruppo al-Shabaab. L’interessamento israeliano non riguarda solo il Kenya: recentemente il governo di Tel Aviv ha rafforzato i legami con alcuni paesi dell’Africa Orientale, tra cui Kenya, Uganda e il Sud Sudan.
Il gruppo al-Shabaab ha confermato su Twitter di essere responsabile dell’attacco terroristico, prima che il suo account venisse sospeso. Un portavoce del gruppo ha rilasciato un’intervista ad Al Jazeera nella quale ha affermato, fra le altre cose, che è stato deciso di attaccare il Westgate perché «è un posto dove vengono turisti da tutto il mondo per fare shopping, ma che viene anche utilizzato da alcuni diplomatici come sede per riunioni interne. Ci vengono anche le persone più influenti del Kenia per rilassarsi e divertirsi, e inoltre ci sono anche negozi ebrei e americani. Quindi abbiamo deciso di attaccarlo.»
Al-Shaabab è formato da estremisti islamici, è guidato da Ahmed Abdi Godane ed è collegato ad al Qaida: già alla fine del 2011 aveva annunciato un attacco terroristico contro Nairobi in risposta all’invio di truppe dell’esercito kenyano in Somalia, per contrastare le attività militari degli shabaab che da anni operano nel paese. Nel settembre del 2012 un contingente militare di forze kenyane, somale e dell’Unione Africana aveva ripreso il controllo della città portuale di Chismaio, nella Somalia meridionale, ultima roccaforte degli shabaab: da allora i militanti del gruppo somalo si erano riorganizzati per lo più nelle campagne, abbandonando le città.
Domenica il presidente kenyano Uhuru Kenyatta si è rivolto alla nazione spiegando che le forze di sicurezza hanno già liberato almeno 1000 persone che si trovavano nell’edificio. Lunedì mattina invece il Tribunale Penale Internazionale ha annunciato di avere aggiornato la seduta del processo a carico del vicepresidente del Kenya, William Ruto, per permettergli di fare ritorno in Kenya e gestire la crisi: Ruto e il presidente Kenyatta devono affrontare un processo per crimini contro l’umanità per le violenze compiute in Kenya dopo le elezioni del 2007.

LINKIESTA

La Croce Rossa kenyana ha aggiornato a 62 morti accertati, tra cui almeno 13 stranieri, il bilancio delle vittime dell’assalto al centro commerciale Westgate di Nairobi. Altrettanti sarebbero i dispersi, mentre resta ancora incerto il numero degli ostaggi in mano ai terroristi.
La polizia kenyana ha arrestato 10 persone sospettate di aver avuto un ruolo nell’attacco terrorista nel centro commerciale di Nairobi, che ha fatto oltre 60 vittime. È quanto annunciano le forze dell’ordine con un messaggio sul loro profilo twitter. Il Ministero della Difesa ha fatto sapere che tre terroristi sono morti nel conflitto a fuoco, mentre diversi altri sono stati feriti.
Secondo quanto riferiscono le forze di Difesa del Kenya su Twitter, sono tre i terroristi rimasti uccisi nel blitz delle forze kenyane al Westgate di Nairobi, mentre un numero imprecisato di assalitori è rimasto ferito. Anche 11 soldati sono rimasti feriti nell’operazione, mentre 200 civili sono stati tratti in salvo, di cui 65 sono stati ricoverati in diversi ospedali. Il bilancio delle vittime, sempre secondo le forze kenyane, è di 62 morti accertati.
Secondo la catena Nakumatt, che possiede un ampio supermercato nel centro commerciale Westgate a Nairobi, sarebbero in salvo 229 dei suoi 234 dipendenti in servizio all’inizio dell’attacco dei terroristi. Secondo quando riferisce la stessa compagnia, due membri dello staff sono stati uccisi, altri due sono feriti e ricoverati in ospedale, mentre un quinto risulta disperso.
Sono di diverse nazionalità i membri del commando che hanno preso d’assalto il centro commerciale Westagate di Nairobi. È quanto afferma il capo dell’esercito kenyano, Julius Karangi. Il commando è «chiaramente multinazionale», gli assalitori «vengono da diversi paesi», ha aggiunto parlando di «terrorismo mondiale».
Le forze speciali, secondo fonti militari, avrebbero preso il controllo di tutti i piani del mall Westgate di Nairobi, in Kenya, da tre giorni sotto assedio. Almeno due terroristi sarebbero stati uccisi nell’operazione, mentre altri si sarebbero fatti saltare in aria. Non è noto il numero degli ostaggi ancora all’interno dell’edificio, sebbene le autorità lo definiscano «minimo». L’azione delle teste di cuoio, ad ogni modo, non sarebbe conclusa.
Il capo dell’esercito kenyano, Julius Karangi, ha affermato che il commando al-Shabaab è «chiaramente multinazionale», e gli assalitori «vengono da diversi Paesi». Si tratterebbe di un fenomeno di «terrorismo mondiale». Inoltre alcuni dei miliziani si sarebbero vestiti da donna per mimetizzarsi tra la folla, prima di attaccare il centro commerciale.
Verso l’una, secondo l’inviato del Guardian, l’esercito keniota avrebbe lanciato gas lacrimogeni attorno all’edifico per sgombrare la folla, temendo possibili infiltrazioni di altre unità di al-Shabaab. Un’ora prima, hanno avuto luogo almeno 10 forti esplosioni, che hanno prodotto una densa colonna di fumo. Fonti della sicurezza l’hanno definito un tentativo delle forze speciali di entrare dal tetto.
In mattinata è avvenuta un’intensa sparatoria all’interno del centro commerciale. L’esercito ha annunciato su Twitter che «la maggior parte degli ostaggi è stata recuperata e le forze di sicurezza hanno preso il controllo della maggior parte dell’edificio». La Croce rossa keniota ha stimato che le vittime sarebbero 62 (e non 69 come prima comunicato), tra cui quattro inglesi, e che 63 persone risulterebbero disperse.
La colonna di fumo che si leva dal centro commerciale assediato
I sequestratori sarebbero tutti uomini, ma alcuni indosserebbero indumenti femminili. Pare quindi smentita la presenza della cosiddetta Vedova Bianca: Samantha Lewthwaite, 29 anni, cittadina britannica convertita all’Islam, così chiamata perché era sposata con Jermaine Lindsay, uno degli autori degli attentati a Londra del 7 luglio 2007.
Intanto, sulla pagina Twitter di Al-Shabaab si afferma che nel commando terroristico vi sarebbero stati diversi occidentali, tre americani, un canadese, un finladese ed un britannico. Altri militanti sarebbero stati somali e del Kenia. L’Fbi sta verificando l’informazione.
Un portavoce del gruppo terroristico somalo al Shabaab aveva nella mattina di lunedì autorizzato l’uccisione degli ostaggi rimasti nel centro commerciale, se fosse continuata l’operazione delle forze di sicurezza keniote contro di loro.
I giudici del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja hanno deciso di aggiornare per una settimana il processo per crimini contro l’umanità a carico del primo vicepresidente kenyota, William Ruto, così da consentirgli di rientrare in patria e di seguire gli sviluppi della crisi legata alla presa di ostaggi nel Westgate.

Il racconto da Nairobi di Alessandro Montesi:
NAIROBI (KENYA) – Gli slum sono ritenuti speso i luoghi più pericolosi nelle città africane, ma ieri la criminalità terroristica ha colpito uno dei quartieri più sicuri e più ricchi di Nairobi. Il centro commerciale nella zona di Westlands, luogo di incontro per molti businessman, è stato teatro di uno degli attacchi terroristici più feroci degli ultimi periodi nell’Est Africa.
Parlando alla nazione, il presidente Uhuru Kenyatta ha spiegato che nell’attacco ha perso dei membri della sua famiglia, e si è unito a tutti i keniani per estendere il suo più profondo cordoglio alle famiglie delle vittime. Il primo ministro ha aggiunto che il suo governo è pronto a difendere la nazione e ha promosso una campagna aperta a tutti i cittadini per donare il sangue e fornire informazioni per rintracciare gli aggressori. Nella serata di ieri il Ministro degli affari esteri inglese (tra le vittime dell’attacco ci sono anche cittadini britannici) ha descritto l’assalto come un “atto brutale e di codardia”.
Il Westgate Shopping Mall di Nairobi, situato a Mwanzi Road, è un tempio del lusso. Una tappa obbligata per locals benestanti, imprenditori indiani e per la ricca borghesia occidentale. Aperto nel 2007 è il centro commerciale più grande di Nairobi: l’edificio copre una superfice di 100mila metri quadri e ospita ottanta negozi, bar, ristoranti, aree di svago, giardini, cinema, un casinò, saloni di bellezza e banche internazionali come Barclays. Il centro commerciale, è stato attaccato intorno alle 13 di sabato 21 settembre da un gruppo di uomini armati, mascherati e vestiti di nero, che hanno iniziato a sparare sulla folla uccidendo e ferendo decine di persone. Dopo un’ora le forze dell’ordine, accompagnate anche dagli agenti delle forze speciali, hanno isolato la zona e poi hanno fatto irruzione per neutralizzare il gruppo armato. Secondo alcuni testimoni, alcune persone sono state giustiziate a sangue freddo dopo che era stato chiesto loro qualcosa.

Visualizzazione ingrandita della mappa

Prima di aprire il fuoco gli attentatori infatti hanno chiesto ai musulmani di alzarsi e andarsene precisando che l’obiettivo erano i non musulmani. Jay Patel, testimone che era presente al momento dell’attacco, riferisce che «mentre gli aggressori stavano parlando, qualcuno tra le persone si è alzato ed è andato via, mentre gli altri sono stati colpiti».
Nel grande centro commerciale erano presenti anche alcuni italiani che, come comunica la Farnesina, ora risultano tutti salvi e incolumi. Oltre ai sei connazionali che sono riusciti a scappare immediatamente dal piano terra del Westgates Mall prima che la situazione degenerasse, alla Farnesina risulta che altri quattro italiani che si trovavano nell’edificio preso d’assalto i quali sono riusciti dopo un po’ di tempo a mettersi in salvo. In un primo tempo sembrava che gli italiani bloccati all’interno fossero due. Tra le vittime dell’attacco terroristico al centro commerciale di Nairobi c’è anche un somalo che era sposato con una italiana di Torino. Fonti di polizia hanno annunciato che almeno uno degli assalitori è stato ferito e arrestato ma che poi è morto poco dopo in ospedale.
’’Ho paura, sono in ostaggio’’. È il post su facebook di Rita Caparra, la missionaria laica di Cirò Marina rimasta ostaggio nel centro commerciale e poi riuscita a mettersi in salvo. A raccontarlo è la sorella. ’’Devo aspettare - ha poi scritto rispondendo ad un post - sono chiusa in un negozio del centro commerciale’’, scriveva in serata il sito del quotidiano Il Crotonese. Durante le fasi del sequestro la missionaria continua a scrivere alla sorella: ’’La polizia sta cercando di liberare dai terroristi il centro commerciale. Sparatoria e morte sono i dialoghi dei terroristi’. ’’Gli assalitori - scrive ancora la missionaria laica - sarebbero 18 e la polizia non esclude che movente attacco sia terroristico e non rapina. Testimoni hanno riferito tre corpi a terra nel parcheggio’’.
Nella diretta televisiva tenutasi nella serata di ieri il presidente keniano Uhuru Kenyatta ha confermato il bilancio provvisorio dell’attacco al centro commerciale Westgate: 39 morti e 150 feriti. Le ragioni dell’attentato non sono state subito chiare ma alle 20:52 ora locale l’attacco terroristico è stato rivendicato su Twitter dal gruppo integralista islamico somalo al Shabaab, legati ad al-Qaida. Il messaggio recita: ’’L’attacco al #WestgateMall è soltanto una piccolissima frazione di quello che i musulmani somali hanno sofferto per mano degli invasori keniani’’.
I fondamentalisti riferiscono di avere più volte invitato Nairobi a ritirare le loro truppe dalla Somalia, ma che il Kenya è “rimasto sordo di fronte alle loro minacce”. Su Twitter spiegano che ’’per un lungo periodo abbiamo combattuto una guerra contro i keniani nella nostra terra, è giunto il momento di spostare il campo di battaglia e portare la guerra nella loro terra ’’.
I terroristi di Al Shabaab, sempre sul social network, spiegano che nell’attacco “sono stati uccisi solo gli infedeli mentre tutti i musulmani presenti sul posto sono salvi" e che "i mujaheddin che oggi sono penetrati a Westgate hanno ucciso più di cento infedeli keniani e la battaglia prosegue”. Dopo il rifiuto di negoziazione lanciato sul social network l’ultimo tweet è un chiaro avvertimento al governo keniota: «Ricordate Mumbai? Sarà una lunga battaglia». Il riferimento è agli attacchi del 2008 in un hotel di lusso della città indiana dove persero la vita 160 persone. Al Shabaab cita inoltre l’attentato sferrato nel luglio 2010 in Uganda, a Kampala, che ha portato alla morte di 80 persone radunate per seguire una partita dei mondiali. Come il Kenya, anche l’Uganda ha inviato truppe in appoggio al governo somalo.
L’esecutivo del Kenya è stato accusato da Al Shabaab e dai suoi simpatizzanti di una serie di sparatorie, bombardamenti e attacchi con granate da parte delle forze di sicurezza keniote entrate in Somalia per sostenere le truppe schierate contro i militanti di Al-Qaeda. Al Shabaab ha in passato più volte minacciato di lanciare attacchi a Nairobi, con obiettivi soft, come discoteche e alberghi noti per essere popolari tra gli stranieri provenienti da paesi occidentali.
I militari keniani sono entrati in Somalia da quasi due anni per combattere al-Shabaab e il gruppo terroristico Al-Qaeda e sono rimasti nel paese come parte delle forze armate dell’Unione Africana, con l’obiettivo di provare a rinstaurare un governo democratico riconosciuto a livello internazionale. Nel ottobre 2011 soldati del Paese entrarono in Somalia per combattere e arginare Al Shabaab, ormai strettamente legata ad Al Qaeda e responsabile di rapimenti di stranieri e dell’omicidio di un turista. L’intento dichiarato era quello di proteggere il turismo del Kenya, fonte di ricchezza per il paese. L’Onu benedì quell’operazione, aggiungendo così le truppe del Kenya a quelle messe a disposizione da Burundi e Uganda per la pacificazione della Somalia, sotto l’ombrello dell’Amisom (la missione internazionale di peacekeeping nel Paese, ndr). Peccato che, includendo il Kenya, l’Onu abbia violato l’accordo di Gibuti, che escludeva l’intervento per le truppe di interposizione dei paesi confinanti, come l’Etiopia e, appunto, il Kenya. Con i quali, peraltro, in un non lontano passato ci sono state guerre sanguinose con la stessa Somalia. Proprio ieri, intanto, un secondo attacco (contemporaneo a quello avvenuto nella capitale keniota) ha avuto luogo al mercato Bakata di Mogadiscio alle ore 11.
Gli obiettivi principali degli Shabaab sono l’applicazione della sharia (la legge islamica) in tutto il territorio somalo secondo le ferree leggi della dottrina wahabita che ha come ultima missione la formazione di un emirato islamico. A guidare le forze armate è Ahmed Abdi Godane, originario della Somalilan, noto con il suo nome di battaglia Abu Zubayr.
“Abbiamo iniziato a sentire spari in basso e fuori. Poi li abbiamo sentiti arrivare all’interno e ci siamo riparati. Abbiamo visto due degli uomini armati con indosso turbanti che hanno sparato all’impazzata”. Questa è la testimonianza di Patrick Kuria, un dipendente dell’Artcaffé nel centro commerciale Westgate. Un altro dei sopravvissuti all’attacco, Satpal Singh, che era in un altro bar all’ultimo piano del centro commerciale, ha detto di aver sentito degli spari ed è stato indirizzato da alcune persone in prossimità dell’uscita principale del centro commerciale. "Un ragazzo somalo si è girato verso di me. Il tizio che mi ha sparato aveva in mano un fucile AK-47, " ha detto Singh.
Mr Mwema Kyalo, un tassista che aveva lasciato sei bambini per partecipare ad una festa di compleanno all’interno del centro commerciale, ha detto di aver visto due uomini di mezza età scendere da una macchina Toyota berlina presso il parcheggio di fronte al centro commerciale. I quali avrebbero ordinato a tutti coloro che erano in zona di sdraiarsi. Kyalo ha precisato che ha sentito gli attentatori urlare: «Se sei un musulmano esci subito». Il tassista racconta il rumore inconfondibile degli spari che erano indirizzati nei confronti di coloro che erano sospettati di non essere loro simpatizzanti: «A coloro che si sono identificati come musulmani è stato permesso di uscire dal centro commerciale, due uomini ritenuti non mussulmani sono stati fucilati immediatamente». Il tassista continua il suo racconto rivelando come: «Uno degli uomini armati mi ha colpito sul collo, ma non mi mossi, e se ne andò dopo aver confermato la mia presunta morte». Kyalo racconta inoltre di aver visto un altro uomo tirare una bomba nel centro commerciale uccidendo diverse persone e di come un altro abbia iniziato a sparare indiscriminatamente. Un ulteriore testimone, Elijah Kamau, ha confermato l’intenzione del commando di colpire solo gli “infedeli”.
La First Lady Margaret Kenyatta ha ribadito che gli attentati non fanno che accrescere la determinazione del governo nel perseguire la via della democrazia: "Come società, siamo stati feriti e per questo motivo noi piangiamo, ma come nazione, dobbiamo crescere e prevalere" "L’attacco è rivolto a distruggere i nostri valori democratici e il nostro modo di vita", ha osservato in una dichiarazione rilasciata dalla Missione delle Nazioni Unite in Kenya a New York. “Questo attacco serve solo a rafforzare la nostra determinazione a combattere il terrorismo e promuovere la pace e la giustizia nel nostro Paese ", ha concluso.
Le forze di polizie stanno ancora indagato per raccogliere indizi e capirne al meglio le ragioni e affinare i futuri metodi di intervento. Se anche il tempio del lusso è stato colpito, dagli slum ai quartieri scintillanti del centro a Nairobi nessun luogo è veramente sicuro.

*Alessandro Montesi vive a Nairobi ed è Projects Manager per l’Ong italiana “L’Africa Chiama” e cura il blog “Capitalismo e Salame”

Leggi il esto: http://www.linkiesta.it/nairobi-attacco-somalia#ixzz2fk3Xl5Re

LETTERA43 (ore 20.38)
Dieci esplosioni, poi il silenzio. Sembra essersi concluso con un’azione kamikaze l’assalto al centro commerciale di Westgate a Nairobi, iniziato sabato 21 settembre.
Secondo quanto riferito da Sky News, gli integralisti islamici Shabaab si sarebbero fatti saltare in aria dopo essere stati accerchiati dalle forze di sicurezza.
In attesa di conferme, il governo kenyano si è limitato a dire che «il blitz è quasi finito» e «i terroristi non possono più scappare».
VOCI CONTRASTANTI. È ancora incerta la sorte degli ostaggi in mano agli islamisti: nella loro ultima comunicazione, gli Shabaab hanno fatto sapere di voler «agire contro i prigionieri».
Alcuni testimoni, inoltre, hanno riferito che il commando di combattenti ha «lasciato andare i musulmani e aperto il fuoco contro i non-musulmani». Il governo kenyano ha invece affermato che «quasi tutti gli ostaggi sono stati liberati, forse ne rimane dentro solo qualcuno».

liveblogging di Lettera43
9.30 - UCCISO UN GIOVANE ARCHITETTO AUSTRALIANO. Un architetto australiano, Ross Langdon, è tra le vittime dell’attacco terroristico contro il Westgate a Nairobi. Secondo il Sidney Morning Herald citato dalla Bbc online, Langdon, poco più che 30enne, aveva progettato gratis un ospedale per le vittime dell’aids in Kenya. Insieme alla compagna Elif Yavuz aveva come obiettivo di aiutare le comunità in difficoltà in Africa orientale.
10.22 - UCCISA ANCHE LA COMPAGNA INCINTA DELL’ARCHITETTO. Anche Elif Yavuz, la compagna dell’architetto australiano Ross Langdon, incinta di otto mesi, figura tra le vittime dell’attacco terroristico contro il Westgate a Nairobi. Lo riferisce la stampa britannica. Yavuz, specialista in malaria con un dottorato ad Harvard, era anch’essa impegnata in attività sociali: ha lavorato in passato per la Fondazione Bill e Melinda Gates in Kenya e avrebbe incontrato di recente l’ex presidente Usa, Bill Clinton. «Insieme hanno dedicato la propria vita per un mondo migliore», ha scritto un blogger che li conosceva.
11.45 - «COLPITO CENTRO DI INTERESSI USA-ISRAELE». Gli Shabaab hanno attaccato il centro commerciale Westgate di Nairobi perché è un luogo «di incontro dei dirigenti kenioti, e perché ci sono negozi ebrei e americani»: così Abulaziz Abu Muscab portavoce militare degli integralisti islamici in una intervista con al Jazeera. «Prima di imputarci le vittime civili, il Kenya dovrebbe interrogarsi sulle ragioni che lo portano a bombardare i somali nei campi profughi», ha aggiunto, sottolineando che le vittime musulmane «non sono nostra responsabilità: i militari ci hanno sparato, noi abbiamo risposto al fuoco».
18.04 - ARRESTATI IN 10. «Più di 10 sospetti» sono stati arrestati per essere interrogati in relazione all’attacco al centro commerciale Westgate di Nairobi, ha annunciato il ministero dell’Interno kenyano su Twitter. «Le fiamme al Westgate sono state domate dai pompieri», ha aggiunto in un altro tweet.

REPUBBLICA.IT
NAIROBI - Al terzo giorno di assedio del centro commerciale Westgate di Nairobi le forze speciali hanno fatto irruzione nel complesso, ingaggiando un violento scontro a fuoco con terroristi. Almeno tre assalitori sono morti e undici poliziotti sono rimasti feriti mentre si continua a perlustrare il mall piano per piano alla ricerca di ostaggi superstiti e di terroristi, alcuni dei quali - secondo le forze di sicurezza - si erano travestiti da donna. Inoltre è stata diffusa dagli al-Shabaab la lista dei terroristi: su 17, 12 vivrebbero in occidente.
Il bilancio delle vittime dopo le esplosioni di questa mattina è di 62 morti, 175 i feriti. Ma all’appello mancano ancora 63 persone, compresi gli ostaggi in mano agli assalitori. Il ministro degli Interno Ole Lenku ha detto che sono state liberate decine di persone, ma è ancora impossibile dire quante ne siano rimaste intrappolate all’interno.
Il ministro dell’interno ha anche annunciato che la polizia ha fermato alcune persone in aeroporto e le sta interrogando. Tutti i piani sarebbero sotto il controllo delle forze di polizia.
LIVEBLOG DI REPUBBLICA.IT
20.30 Le forze di sicurezza keniote hanno il controllo del centro comemrciale Westgate a Nairobi, dove da sabato un commando dei terroristi somali al Shebaab è asserragliato, ma l’operazione di rastrellamento, benché nella sua fase finale, non si è ancora conclusa. Così il ministro dell’Interno, Joseph Ole Lenku alla Bbc, secondo il quale la perquisizione a tappeto del grande edificio continuerà nella notte. Il ministro ha spiegato che benche ritenga ci siano, "poche probabilità che ci siano (ancora) altri ostaggi. Non possiamo escludere che ci sia gente che si nasconde in armadi o piccoli spazi nel mall".
19.48 "Una lettura che trovo convincente è quella che riconduce la responsabilità al gruppo al-Shabaab": così il ministro degli Esteri Emma Bonino, a margine dei lavori della 68esima Assemblea Generale dell’Onu, in riferimento all’attentato a un centro commerciale di Nairobi, in Kenya. "Se così è, questo implica un cambiamento della dimensione regionale", ha aggiunto il ministro, precisando che la "diffusione dei gruppi estremisti in tutta l’Africa, con sfondamenti a sud, oltre l’Uganda, è un dato di grandissima preoccupazione".

CORRIERE.IT
L’assedio al centro commerciale di Nairobi prosegue. È ancora in corso l’attacco finale al commando armato che sabato si era impadronito del centro commerciale Westgate nel centro di Nairobi, uccidendo diverse decine di persone. Confermato anche il bilancio dei morti dalla Croce Rossa e dal ministro degli Interni. Le persone uccise sarebbero 62. Anche tre terroristi sarebbero rimasti uccisi. Secondo la Reuters, sarebbero poi quasi tutti liberi gli ostaggi. Ma fonti del Guardian smentiscono. Gli stranieri rimasti uccisi sarebbero 13 stranieri, tra cui l’architetto australiano Ross Langdon e la compagna Elif Yavuz, incinta di 8 mesi. E ci sarebbero ancora 63 dispersi. Sono tre i terroristi rimasti uccisi nel blitz delle forze kenyane al Westgate di Nairobi, mentre un numero imprecisato di assalitori è rimasto ferito. Anche 11 soldati sono rimasti feriti nell’operazione, mentre 200 civili sono stati tratti in salvo, di cui 65 sono stati ricoverati in diversi ospedali.
PERSONE FERMATE - «Le forze di sicurezza keniote hanno il controllo del centro commerciale Westgate a Nairobi ma l’operazione di rastrellamento, benché nella sua fase finale, non si è ancora conclusa». A dirlo è stato il ministro dell’Interno, Joseph Ole Lenku alla Bbc, secondo il quale la perquisizione a tappeto del grande edificio continuerà nella notte. Il ministro ha spiegato che benché ritenga ci siano, «poche probabilità che ci siano (ancora) altri ostaggi...non possiamo escludere che ci sia gente che si nasconde in armadi o piccoli spazi nel mall». Il ministero dell’Interno ha poi reso noto di aver arrestato «alcune persone» all’aeroporto per accertamenti. Si tratterebbe di 10 sospettati. Nel frattempo, la polizia ha rivolto un appello alla popolazione, sempre su Twitter, perché venga mantenuta la calma: «Le forze di sicurezza stanno facendo il possibile perché gli ostaggi e le squadre in azione siano incolumi». La situazione al Westgate rimane ancora molto incerta.Un commento sull’accaduto è arrivato anche da Obama. «Gli Stati Uniti stanno offrendo al Kenya tutta la cooperazione possibile dopo l’attacco a Nairobi, al mall Westgate», ha affermato il presidente americano la cui famiglia è originaria proprio del Kenya.
LA VEDOVA BIANCA - A più riprese, con il passare delle ore, sono risuonate intorno al complesso raffiche di armi automatiche ed esplosioni, finché tre deflagrazioni più potenti sono state seguite dal levarsi di un’alta colonna di denso fumo nerastro: secondo fonti riservate delle forze di sicurezza, sarebbe stato aperto un varco nel tetto per poter penetrare dall’alto. Il ministro dell’Interno kenyota, Joseph Ole Lenku, non ha confermato tale particolare, ma ha reso noto che altri due miliziani sono stati uccisi e parecchi altri feriti nel corso della nuova offensiva. I prigionieri sarebbero stati già evacuati quasi totalmente, ma non si sa quanti ne restino nelle mani degli assalitori, i quali si sarebbero adesso concentrati in uno dei supermercati situati nella struttura. Sarebbero tutti uomini, ha precisato Lenku, ma alcuni indosserebbero indumenti femminili. Pare quindi smentita la presenza nel complesso, con un ruolo di comando, della cosiddetta Vedova Bianca: Samantha Lewthwaite, 29 anni di cui undici da fedele musulmana dopo la conversione all’Islam, cittadina britannica, così chiamata perché era sposata con Jermaine Lindsay, uno degli autori degli attentati a Londra del 7 luglio 2007.
ATTESA - I sopravvissuti hanno raccontato che l’attacco in stile militare al centro commerciale, avvenuto sabato da parte di squadre di assalitori con granate e armi automatiche, ha lasciato pochi dubbi sul fatto che i sequestratori avessero intenzione di uccidere. In Somalia, con cui il Kenya confina a Nord-Est, al Shabaab ha intanto chiesto al presidente kenyota Uhuru Kenyatta di ritirare l’esercito, che ha spinto i militanti sulla difensiva negli ultimi due anni nell’ambito della missione di peacekeeping dell’Unione africana. Kenyatta - che nel raid ha perso un nipote - ha rifiutato di cedere alla richiesta, assicurando di mantenere l’impegno nella «guerra al terrorismo» in Somalia.