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 2013  settembre 23 Lunedì calendario

FOLLIE IN TOGA: C’ E’ L’ ATTENUANTE VIAGRA

La comunità scientifica è an­cora sottosopra per la clamoro­sa scoperta del panettiere ligu­re, come tutte le più grandi sco­perte avvenuta per puro caso, lungo una strada di Lerici: il Via­gra non serve solo per risolvere quel problema, si rivela miraco­loso anche­ per impietosire i giu­dici di pace e pagare la metà del­le multe. Farmaco multiuso. Ri­sultati fantastici. Wow.
In una sola giornata, nel suo gi­ro di consegne, il panettiere era passato undici volte con il rosso. Prontamente registrato dal Grande Fratello, questa caro­gna che vede tutto e non vede l’ora di castigarci pesantamen­te, si è ritrovato un cumulativo dei vigili da mettere spavento: 177,60 a passaggio, totale 1953,60. Disperato il ricorso al giudice di pace. Narrano le cro­nache che nell’udienza cruciale l’emozione si tagliasse a fette. La linea difensiva, un drammone toccante. «Signor giudice - così il panettiere - in quel periodo il mio medico mi aveva prescritto il Viagra per risolvere un serio problema tecnico. Come lei sa­prà, tra i possibili effetti collate­rali del farmaco c’è proprio l’alte­razione dei colori. Dannazione, è il caso mio».
Ciò che per gli altri è rosso, in quel periodo per lui era verde. Questo l’increscioso fenome­no. Certo il giudice di pace ha provato a rintuzzarlo facendo­gli presente che a quel punto gui­dare col Viagra in corpo è da in­coscienti, cioè ai fini processuali un’aggravante. Ineccepibile. Ma poi, cerchiamo di capirci, sia­mo pur sempre di fronte alla giu­stizia italiana: elastica, adattabi­le, doppiopesista, eccentrica, imprevedibile. La famosa incer­tezza del diritto, tutta nostra, tut­ta certificata. Anche questa vol­ta, così, soluzione a sorpresa: mezza multa abbuonata, mille euro anziché duemila. Ma an­che questa volta, mestamente, la chiara sensazione di giocarsi i numeri al Lotto, non di risponde­re­ della colpa in un ufficio giudi­ziario. Al panettiere sarà sem­brato di sognare, una visione onirica dopo mostruoso dosag­gio di Viagra, ma in fondo sem­bra di sognare anche a tutti gli al­tri. L’idea che sta prendendo pie­de in giro per opinioni pubbli­che, questa idea tremenda della giustizia capace di tutto, esce raf­forzata dal misterioso caso del panettiere daltonico. Certo ce lo raccontiamo come una barzel­letta, certo sembra un episodio dei film di Vanzina, certo scap­pa da ridere.
Vogliamo però dire che riden­do e scherzando ci siamo ridotti a considerare un’istituzione sa­cra e primaria poco più di una macchietta, peggio ancora, una gabbia di matti dalla quale può uscire qualunque cosa, dai giu­dici di pace fino ai massimi gradi della Cassazione? Non è per niente bello, non lascia sperare nulla di incoraggiante, questo andazzo generale che ci vede spoetizzati, fino al cinismo e al sarcasmo, quando pensiamo al­la giustizia. Noi italiani comuni forse siamo talmente imbarbari­ti dentro da non rispettare più niente e non prendere più nien­te sul serio. Ma è urgentissimo che qualche serena autocritica comincino a farsela anche i giu­dici di tutti i livelli. La convinzio­ne che il nostro destino sia sem­pre in balìa di umori del momen­to, stravaganze personali, libe­rissime interpretazioni, creativi­tà naif, questa unica certezza nel­la più totale incertezza non ser­ve certo a ricostruire una sana autorevolezza dell’istituzione.
Se vale il Viagra per passare con il rosso, può valere che passi­no tutti quelli con la testa tra le nuvole, quelli con molte preoc­cupazioni, quelli ossessionati e quelli usciti dal pub. Non esiste, eppure siamo a questi livelli. Certo la giustizia sarebbe una co­sa seria. Ma qui ormai si avverte una sensazione deprimente: in questo Paese merita clemenza solo chi alza di più la voce e chi non alza più quell’altra cosa.