23 settembre 2013
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Biografia di Barbara Balzerani
Colleferro (Roma) 16 gennaio 1949. Ex terrorista. Famiglia operaia, dopo aver partecipato al Movimento studentesco romano e aver militato nel gruppo extraparlamentare Potere Operaio, entrò nelle Brigate rosse, diventandone uno dei capi storici, braccio destro di Mario Moretti. Nome di battaglia Sara, partecipò tra l’altro al sequestro di Aldo Moro (16 marzo 1978): in via Fani fu impegnata a bloccare il traffico, ma non sparò né uccise. Arrestata a Ostia il 19 giugno 1985 in compagnia del convivente Giovanni Pelosi, prese tre ergastoli per l’uccisione di quattro carabinieri (a Genova). Dal carcere rivendicò l’omicidio dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti (10 febbraio 1986) e la rapina di via Prati di Papa (14 febbraio 1987) durante la quale persero la vita gli agenti portavalori Roberto Lanari e Giuseppe Scravaglieri.
• Già laureata in Filosofia, durante la detenzione a Rebibbia prese la laurea in Antropologia. Ottenuto nel 1995 il permesso per il lavoro esterno (di giorno negli uffici di una ditta di informatica, la notte in cella), nel 2006 il tribunale di sorveglianza le concesse la libertà condizionata scatenando molte polemiche. Nel convalidarne la decisione, la prima sezione penale della Cassazione spiegò che, «sebbene non pentita», si era «ravveduta» intraprendendo un percorso di reinserimento sociale «costruttivo» e «concreto». Nel 2011 è tornata in libertà per fine pena. Attualmente lavora per una cooperativa di informatica.
• Non ha mai rinnegato il suo passato: «D’altronde anche Che Guevara non si può considerare un pacifista, eppure è su tutte le magliette. Quando ho scelto di fare la lotta armata la mia paura più grande non era quella di poter finire ammazzata, ma di dover premere un grilletto. Credevo in quello che facevo e mi mettevo in pace con me stessa, raccontandomi che stavo combattendo una guerra per annullare tutte le guerre».
• «Non mi riconosco in nessuna categoria. La distinzione tra pentiti, dissociati e irriducibili rappresenta un artificio semplificatorio. Io non ho voluto ricorrere ai premi previsti dalle leggi eccezionali nei confronti di chi collabora. Non faccio nomi, non mando compagni in galera, ma non significa che non veda i nostri errori passati e non giudichi l’esperienza armata del tutto chiusa».
• Con Feltrinelli ha pubblicato Compagna luna (1998), «a metà tra l’autobiografia e la riflessione politica» (Mario Scialoja).