Peter Schneider, la Repubblica 23/9/2013, 23 settembre 2013
LA FORZA TRANQUILLA CHE HA STREGATO UN PAESE
NELLE elezioni di un Paese che non ha problemi esistenziali o che può permettersi il lusso di non rendersene conto, sono in vantaggio i candidati che usano toni tranquilli e non urlati. Angela Merkel si è dimostrata un’insuperabile maestra dei toni tranquilli, ottenendo un successo trionfale nelle urne. La cancelliera si appresta così a iniziare il suo terzo mandato.
ED È sorprendente per una donna che non ha pronunciato una sola frase degna di nota e che evita gli aut-aut come il diavolo l’acqua santa. Chiaramente essa, con la sua strategia di schivamento dei conflitti, tocca le corde più profonde della maggioranza dell’elettorato tedesco. Molti — contro ogni buon senso — credono a ciò che la Merkel predica loro: che per la Germania le cose non sono mai andate bene come ora, che non ci sono mai stati così pochi disoccupati e che la pressione fiscale non è mai stata leggera come negli ultimi anni, che la Germania è ammirata in tutto il mondo per le sue prestazioni economiche e che, di conseguenza, ogni elettore assennato non può che desiderare una prosecuzione di questo glorioso governo. L’altro lato della medaglia di questa narrazione di successi — sette milioni di tedeschi lavorano per salari inferiori ad 8,50 euro all’ora, molti di loro addirittura per salari da 5 euro all’ora e meno; le distanze tra ricchi e poveri sono drammaticamente aumentate e una buona parte del ceto medio è sprofondata negli strati sociali più bassi — tutto questo Angela Merkel lo lascia, con sovrana indifferenza, all’opposizione. Non contesta i dati; semplicemente, non prende posizione al riguardo.
Quello che balza agli occhi è quanto radicalmente la percezione della cancelliera tedesca all’interno si distingua dalla sua percezione all’estero in Europa. In Germania essa è considerata come un’avveduta e materna governante che agisce con mano sicura e trova sempre il giusto mezzo con un fiuto geniale. Nei Paesi meridionali dell’Unione Europea viene vista come la nuova zarina d’Europa o come una lady di ferro — benché condivida con Caterina la Grande e con Lady Thatcher tutt’al più il sesso e un modo spietato di intendere il potere. È difficile trovare in Angela Merkel una visione o una passione politica per la quale rischierebbe il suo potere. La plateale contraddizione tra percezione all’interno e percezione all’esterno può essere spiegata in modo banalissimo: la maggioranza dei tedeschi vuole una governante che difenda il loro benessere dalla supremazia degli Stati in crisi. Attualmente in Germania un candidato cancelliere che sostenga con decisione una prospettiva europea non ha speranze di essere eletto — Peer Steinbrück della Spd, che ha comunque fatto registrare al suo partito un aumento rispetto alle scorse elezioni, ieri ha dovuto prendere atto di questa amara verità. All’estero in Europa si spera in una cancelliera tedesca che finalmente comprenda le necessità degli Stati in crisi e si adoperi per la crescita anziché imporre loro la recessione con sempre nuovi programmi di risparmio. Di conseguenza, la Merkel che durante la campagna elettorale trascurato ad ogni costo il tema Europa, all’estero appare — a ragione — come un’insensibile egoista, che persegue soltanto gli interessi tedeschi.
Fino a quando ai tedeschi andrà bene, questa contraddizione nella percezione della cancelliera non potrà essere superata. Tuttavia, i termini di questa equazione cambierebbero e cambieranno se il divario economico in Europa si accentuasse e i tedeschi non potessero più ignorare che gli sarebbe impossibile vendere i loro prodotti in un contesto che lotta per la sopravvienza.
Molti segnali indicano che il 22 settembre 2013 i tedeschi sono giunti vicino a questo punto. Per esempio il fatto che i liberali e, a quanto pare, anche Alternative fuer Deutschland, sembrano non essere riusciti a entrare nel Bundestag. L’arretramento degli uni è stato il presupposto della crescita degli altri. Infatti la Fdp, che era stato in tutto il dopoguerra democratico un partito d’opinione, liberal nel senso anglosassone, si è ridotto a un’apparenza di amico di banchieri e ricchi. Un’immagine che non si concilia con quella della Cdu che Angela Merkel ha spostato di fatto un po’ a sinistra. Con grande abilità, la cancelliera ha fatto proprie idee soluzioni misure e valori di stampo tradizionalmente socialdemocratico. Certo, il fatto che la Afd abbia ottenuto quasi il 5 per cento può suonare come un campanello d’allarme. Ma la cancelliera è troppo abile per non accorgersene. Non a caso, proprio nei suoi ultimi comizi di chiusura di campagna, Angela Merkel si è confrontata con il tema Europa e futuro dell’euro, lo ha sbattuto in faccia agli elettori ammonendo — come nel comizio conclusivo di sabato a Kreuzberg, il quartiere multietnico di Berlino — che solo con l’Europa e con l’euro la Germania è e potrà restare forte. Per il futuro, molto indica che la cancelliera non potrà più fare a meno di affrontare il tema dell’avvenire dell’Europa. Forse solo i guru dei sondaggi possono prevedere in quale direzione andrà. Ma una cosa sembra certa: che la ex fanciulla dell’est, divenuta politica duttile e maestra di tatticismo come forse nessun altro nel vecchio continente, continuerà a presentarsi anche all’interno come una appassionata fautrice e sostenitrice dell’Europa, qualora con questa politica si potessero raccogliere maggioranze.
(Traduzione di Carlo Sandrelli)