Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri sera Berlusconi ha incontrato Enrico Letta sullo stesso ordine del giorno che aveva guidato, al mattino, l’appuntamento tra il presidente del Consiglio e il segretario del Pd, Guglielmo Epifani: che cosa dire al vertice europeo di domani e dopodomani, che linea tenere su lavoro e tasse.
• Non mi dica che Berlusconi non ha parlato di giustizia...
È ovvio che ne ha parlato. La sentenza Ruby di lunedì – con i sette anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici – pesa sull’attività di governo ed è difficile da eludere anche perché i pidiellini fanno sul punto molto rumore, Giuliano Ferrara è andato in piazza Farnese a Roma a mettersi pubblicamente il rossetto e gridare «siamo tutti puttane» (c’erano un 4-500 persone). Un uomo pacato e spiritoso come Antonio Martino ha rilasciato questa dichiarazione pesantissima all’AdnKronos: «Così non si può più andare avanti. Non penso che serva la piazza, bisogna trovare un accordo politico tra le forze della maggioranza per togliere la licenza di uccidere a quei mascalzoni che sono diventati magistrati grazie a un concorso pubblico e che sono stipendiati, usando i nostri soldi, per fare solo i propri interessi. Ora è il momento di riformare la magistratura, è folle pensare ancora che i giudici possano essere autonomi». Le altre dichiarazioni del centro-destra sono più o meno dello stesso tono. Dunque, è ovvio che Berlusconi ha chiesto al governo di fare qualcosa. Ma che cosa? Letta non ha la forza politica per varare nessun provvedimento che suoni anche lontanamente come favorevole al Cavaliere. Epifani ha già anticipato la possibile risposta a Berlusconi del presidente del Consiglio: «Bisogna tenere distinto il piano giudiziario dal piano politico: non può essere che un governo viva in fibrillazione continua in ragione delle scadenze giudiziarie di Berlusconi, questo sì che indebolirebbe l’azione di governo». Tanto più che i guai con la giustizia del Cavaliere non sono finiti: domani la Cassazione esaminerà il ricorso sul lodo Mondadori (Fininvest ha già versato 560 milioni alla Cir di Carlo De Benedetti e chiede che le siano restituiti) e il tribunale di Napoli deciderà sul rinvio a giudizio di Berlusconi per la compravendita di senatori svelata da Sergio De Gregorio (che ha rivelato di aver incassato tre milioni per il suo voltafaccia). Il 9 luglio infine la giunta per le elezioni del Senato deciderà se Berlusconi può oppure no stare in Parlamento.
• È un fatto che la caduta del governo non ferma la valanga.
Berlusconi rischierebbe assai a buttare giù Letta. Napolitano potrebbe trovare un’altra maggioranza in Parlamento e, prima delle elezioni, far votare almeno una nuova legge elettorale, far cioè rivivere il vecchio Mattarellum a forte impianto maggioritario. Come s’è visto alle amministrative, la formula del testa a testa fra candidati oggi penalizza assai i berlusconiani. Il centro-destra, se si sfilasse, rischierebbe di uscire dalla prova massacrato. In realtà il Cav sembra davvero all’angolo e nessuno capisce come può uscirne. Si dà per scontato, ormai, che perda tutte le battaglie giudiziarie successive, cioè la Cassazione sui diritti Mediaset e l’Appello seguito dalla Cassazione su Ruby. Su Ruby pare che l’Appello si tenga a razzo, addirittura prima della fine dell’anno.
• Che mi dice di questi altri 32 indagati per falsa testimonianza?
Da un lato è una mossa coerente con la condanna, perché non c’è stato un testimone che abbia deposto a sfavore di Berlusconi e dunque se Berlusconi è stato condannato significa che la corte ritiene i testimoni degli spergiuri. D’altra parte, per questa via, il caso Ruby pare destinato a trasformarsi in un mostro processuale. La Boccassini sostiene che sono stati comprati tutti, ma, secondo i difensori di Berlusconi, le prove che adduce sono scarsine: le intercettazioni, un biglietto. Proprio intorno alle telefonate registrate, però, si impernia l’accusa ai presunti falsi testimoni. Per esempio, quella famosa della deputata Maria Rosaria Rossi che dice a Emilio Fede: « Anche stasera bunga bunga? Che palle... allora io stasera mi devo vestire da femmina... io però stasera a mezzanotte chiudo le camere, che lui domani deve lavorare». In tribunale l’onorevole aveva dato una versione di quella medesima serata completamente diversa.
• Come si giustificano poi i 2500 euro al mese passati alla ventina di ragazze note come Olgettine?
Berlusconi dice che quello è un risarcimento: dopo lo scoppio del caso, nessuno le fa più lavorare.
• E il caso della poliziotta Giorgia Iafrate?
Forse è il più delicato e ingarbugliato. Il pm della Procura dei minori, Anna Maria Fiorillo, aveva intimato di tenere Ruby in Questura fino a che non si fosse individuato un centro d’accoglienza idoneo. La Iafrate, invece, preferì affidare Ruby alla Minetti, come voleva Berlusconi. Nel frattempo la Fiorillo è stata sanzionata dal Csm per aver parlato con la stampa della sua decisione di quella notte.
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