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 2013  giugno 26 Mercoledì calendario

Calcio, indagine su contratti e ed evasione

•  La Guardia di Finanza ieri mattina si è presentata nelle sedi di 41 società di calcio di A, B e serie minori per acquisire documenti relativi a ingaggi e trasferimenti di 55 giocatori. Quando gli esperti incaricati dalla Procura di Napoli avranno analizzato tutti i contratti raccolti ieri in mezza Italia, si capirà se e quanto è fondata l’ipotesi di una diffusa e reiterata evasione fiscale emersa nel corso di una indagine avviata circa un anno fa dai pm Ardituro, Capuano, De Simone e Ranieri (coordinati dal procuratore aggiunto Melillo).  

• Spiega Bufi sul Cds: «L’indagine è cominciata a Napoli, con l’esame dei contratti di Lavezzi e Chavez, argentino come il Pocho, rimandato a casa dopo un anno fallimentare. Un’operazione costata due milioni che ai tifosi apparve inspiegabile, e agli investigatori sembrò sospetta, soprattutto perché a unire Lavezzi e Chavez non era soltanto la nazionalità ma soprattutto il procuratore: Alejandro Mazzoni, numero uno tra gli agenti di calciatori in America Latina. Come escludere, quindi, che l’ingaggio di Chavez potesse essere un artificio per far circolare denari in maniera opaca? Partiti da lì, gli uomini della Finanza hanno stabilito che il referente italiano di Mazzoni sarebbe nientemeno che Alessandro Moggi. Tra i due non c’è formalmente una società, ma dalle indagini è emerso che sono due facce della stessa medaglia, che si dividono il mercato italiano e quello latinoamericano. E sono i loro nomi, insieme a quello di Leonardo Rodriguez, un altro agente argentino del giro di Mazzoni, gli unici a essere stati iscritti finora nel registro degli indagati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale».  

•  Imarisio (Cds) racconta del rapporto tra Luciano Moggi e il figlio Alessandro, ora indagato per associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale: «Tra padre e figlio ci sono affinità, interessi e forse metodi comuni. Ma esistono anche notevoli differenze. Luciano Moggi vive in un perenne passato di rimpianti e recriminazioni. Magari cavalca ancora il presente, come tiene sempre a ribadire. Ma ormai il suo habitat naturale è quel che è stato, e non sarà più.  (…) Alessandro Moggi vive nel presente. Il passato gli ha lasciato cicatrici ben evidenti ma non lo ha fatto prigioniero, a differenza del papà, costretto a una esistenza calcistica da paria. In queste ore Moggi padre sta rivivendo un trauma per interposta persona. “Non è un’inchiesta solo su mio figlio” dice. “Ci sono almeno altri 12 o 13 nomi, non solo il suo. Non cercate sempre di personalizzare, non scherzate con le persone”. Alla domanda se il cognome del figlio abbia la sua importanza emette un sospiro che sembra carico di angoscia. “Non è a me che lo devi chiedere”».