Alessandro Ferrucci, il Fatto Quotidiano 26/6/2013, 26 giugno 2013
ARCHI, L’ORECCHIO DI B. DENTRO LA FARNESINA
Shhhh, con calma. Sottovoce. Per carità non è il momento di far clamore, meglio non toccare l’argomento Bruno Archi dentro una maggioranza già angosciata. Eppure da lunedì il viceministro degli Affari esteri è a rischio incriminazione per falsa testimonianza nel processo Ruby. Rispetto a lui solo il capogruppo di Sel in commissione Esteri, Arturo Scotto, ha osato chiedere le dimissioni; per il resto un ufficiale silenzio e un ufficioso brusio tra i democratici dentro abili e isolati capannelli. Lì sotto si raccontano, o ricordano , il giorno in cui “Bruno” è andato a Milano per incontrare i giudici: balbettava, dicono, nel momento in cui ricostruì il celebre pranzo con l’allora presidente egiziano Mubarak. Anche da lui la conferma che si parlò della giovane, giovanissima Rubacuori.
COSÌ ILDA Boccassini gli chiese: “Ci spiega meglio il contesto della frase di Berlusconi su Ruby, che non capiamo come possa avere suscitato l’interesse dei presenti?”. Risposta: “Berlusconi aveva chiesto a Mubarak se la ragazza facesse parte della sua cerchia familiare, fu questo a suscitare l’interesse”. La replica: “Cosa rispose Mubarak ?”. “Rimase incuriosito, ma non capì bene la domanda, c’era molta confusione, eravamo a fine pasto e ci furono anche problemi di interpretariato. Mubarak non rispose, ma gli altri iniziarono a interloquire dicendo che conoscevano una famosa cantante di nome Ruby”. Non Mariano Apicella, ma Ruby.
Strana storia, un diplomatico di lungo corso imbarazzato nel ricostruire le chiacchiere di un pranzo ufficiale, un pranzo concordato, studiato nei dettagli con il suo mentore, Valentino Valentini. Chi è quest’ultimo? Un uomo esperto, silenzioso, in grado di costruire le sue pedine e di piazzarle dove necessario.
Da tempo è il consigliere di Berlusconi sugli Esteri. Anche lui è accusato a Milano di falsa testimonianza, ma a suo tempo è stato scaltro nell’individuare in Archi, allora isolato da un pessimo rapporto con Giampiero Massolo, come la persona giusta per la Farnesina. I suoi occhi, le sue orecchie, il suo report quotidiano rispetto alle strategie di Franco Frattini. “Valentino lo ha risollevato, lo ha fatto diventare il suo megafono dentro il ministero, gli ha regalato un punto di forza”, raccontano alla Farnesina.
Tanto da non renderlo molto gradito dentro le stanze. Ancora oggi di lui parlano come di un diplomatico poco cortese, grossolano nei modi, palesemente ambizioso. Fortemente attratto dalle donne.
LA SITUAZIONE era sempre la stessa: “Quando arrivava si tacitavano i discorsi per il timore di entrare in alcuni pettegolezzi”. Così l’addio al ministero degli Esteri, troppo ostile l’ambiente, addio alla carriera diplomatica, meglio un collegio sicuro in Piemonte 2. Ci pensa Valentini. Eletto. Quindi la nomina a viceministro con delega alla Farnesina, la beffa vissuta lì dentro, anche perché il rientro dentro i marmi voluti dal Ventennio è stata in stile grandeur. Fino alla sentenza di lunedì, quando in molti hanno ascoltato la lettura e sorriso soddisfatti. Lui un po’ meno.