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 2013  giugno 26 Mercoledì calendario

IL CALCIO NELLA BUFERA: HA DRIBBLATO LE TASSE

Sfocia in un blitz all’alba, con duecento uomini della Finanza in azione in tutta Italia, l’ultima indagi­ne partenopea sul calcio, che punta l’indice sui rapporti tra procuratori e società e su irre­golarità fiscali legate ai contrat­ti dei giocatori. Il sospetto è che il boom degli ingaggi abbia spinto a trovare modi «creati­vi» (e illeciti) di contenere gli esborsi. Coinvolti nell’opera­zione battezzata «Calcio mala­to» 55 calciatori, dodici agenti­tre dei quali indagati - e 41 squa­dre, compresa la serie A 2012/13 escluse Bologna e Ca­gliari. Gli indagati certi dai pm napoletani Ardituro, Capuano (già titolare nell’inchiesta su Calciopoli), De Simone e Ra­nieri sono, per ora, tre procuratori. C’è il figlio di Luciano Mog­gi, Alessandro, e due argentini: Alejandro Mazzoni, agente tra l’altro del «Pocho» Lavezzi, e l’ex nazionale Leo Rodriguez. L’indagine nasce a ottobre 2012, quando la procura partenopea inviò gli uomini delle Fiamme gialle nelle sedi del Na­poli - sia nel quartier generale di Castelvolturno che nella se­de romana della Filmauro del patron De Laurentiis - e della Federcalcio. Cercavano docu­menti su compravendite di calciatori e sui rapporti tra questi ultimi, le società e i procuratori sportivi. Tutto partì da segnalazioni di presunt­e irregolarità le­gate ai contratti di calciatori ce­duti ad altre squadre. I pm na­poletani puntarono su Lavezzi (passato dal club azzurro al Psg) e su Chavez, dato in presti­to in Argentina.
Da allora gli inquirenti han­no raccolto nuovi elementi e l’indagine si è allargata a mac­chia d’olio: «È emerso - scrivo­no i magistrati - un complessi­vo e articolato sistema di rela­zioni finalizzato alla sottrazio­ne all’imposizione fiscale di si­gnificative risorse finanziarie provenienti dalla conclusione di rapporti contrattuali di cal­ciatori professionisti». Le «richieste di consegna documen­tazione» sono 41, una per ogni società interessata dal blitz.
Tra i calciatori i cui contratti e trasferimenti sono finiti nel mirino dei pm molti nomi noti. Oltre al già citato Lavezzi ci so­no il milanista Antonio Noceri­no, l’attaccante ex Fiorentina e Juve Adrian Mutu (ora all’Ajac­cio), la punta dell’Under 21 Ci­ro Immobile, Emanuele Cala­iò, Massimo Oddo - campione del mondo nel 2006- e Giusep­pe Sculli. Di ognuno, la Gdf ha chiesto le carte relative a acqui­sizioni o cessioni. Così, per esempio, per Lavezzi si indaga sia sull’arrivo dagli argentini del San Lorenzo che sulla cessione ai francesi del Psg.
Gli altri procuratori coinvolti - ma allo stato non indagati - so­no Fernando Hidalgo, Grazia­no Battistini, Martin Guastadi­seño, Paolo Rodella, Pasquale Gallo, Riccardo Calleri, Rodri­go Vilariño, Umberto Calaiò (fratello e agente di Emanuele) e Vincenzo Leonardi. I reati ipotizzati vanno dall’associazio­ne per delinquere all’evasione fiscale internazionale, dal fal­so all’illecita intermediazione, dall’esercizio abusivo di pro­fessione all’inosservanza di pene accessorie, dall’emissione e utilizzo di fatture per operazio­ni inesistenti fino al riciclag­gio.
Il teorema dei pm ipotizza l’aggiramento da parte dei club (che non sarebbero inda­gati), con l’ausilio dei procura­tori, delle regole di tassazione dei contratti di cessione dei calciatori. Gli inquirenti puntano anche sulle «clausole» e sui frin­ge benefit previsti nei contrat­ti, sul ruolo di intermediazione degli stessi agenti, sull’attività di scouting (la ricerca di nuovi talenti), sulle transazioni tra so­cietà finalizzate in realtà a «spalmare i debiti».
E nel mirino ci sono anche la gestione dei diritti tv e dei dirit­ti d’immagine dei calciatori. I club «visitati» rivendicano la propria estraneità, la Lega di A li spalleggia, sottolineando co­me l’indagine «sembra riguar­dare l’attività dei procuratori. Non abbiamo ragione di dubi­tare - spiega una nota - della correttezza dei comportamen­ti delle proprie associate».

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TORNA LA VETRINA DEI PM: UN’INCHIESTA OGNI ESTATE -
Nove mesi. Tanto è durato il lavoro degli uomini della finanza. Nove mesi per manda­re in frantumi le vetrine del football italiano. Da una parte le trattative e le chiacchiere del calcio mercato, dall’altra l’azione plateale dei piemme. Puntuale, quando arriva l’esta­te, il tempo per tenere alta l’attenzione e la tensione, secondo usi e costumi della nostra giustizia. Ho usato l’aggettivo «plateale» per­ché, in contemporanea con la vicenda della procura napoletana, in Inghilterra la Pre­mier League ha reso pubblica, senza trombe e blitz mattutini, la tabella degli emolumenti che i club professionistici inglesi hanno ga­rantito, si fa per dire, ad agenti e procuratori per l’acquisto o la cessione dei calciatori: no­vantuno milioni di euro, questa la cifra com­plessiva che vede in testa alla lista il Manche­ster City che, nel periodo 1 ottobre 2011-30 settembre 2012 ha versato 12 milioni e mez­zo di euro come consulenza e indennità ai procuratori. L’elenco è chiuso dal Sou­thampton con soli settecentosessantunomi­la euro. Da segnalare che il Queens Park Ran­gers, nonostante l’esborso di otto milioni di euro, è retrocesso al termine della stagione.
É storia vecchia, la circolazione del dena­ro, nel calcio, non ha frontiere e i controlli non sono sempre assidui. Il caso di Lionel Messi che va a transazione con il fisco spa­gnolo pagando 10 milioni di euro o quello di Mourinho anch’egli alle prese con una vicen­da fiscale, sono la conferma che il pallone è oppio per i popoli e banca per l’erario. Sem­pre che quest’ultimo operi nel rispetto del contribuente. Da ieri, comunque, la voce che circola fuori dall’Italia, è che la serie A, ma non soltanto, «non paga le tasse». I club hanno già rispedito la palla al mittente, loro non c’entrano, sono i procuratori ad avere, eventualmente, violato le leggi. Ma chi è che tratta con i procuratori? Chi affida loro le trat­tative di acquisizione e cessione? Di tutto questo dovrebbe occuparsi anche la Fifa, la federazione calcistica internazionale la quale dovrebbe esercitare un controllo delle operazioni e verificare la loro trasparenza. Ma è di questi giorni il caso di un calciatore brasiliano richiesto dalla Lazio che ha trova­to l’­accordo con il club relativo e lo stesso cal­ciatore, il quale però risulta prigioniero di un fondo d’investimento inglese, Doyen Sport.
Silenzio totale da parte degli organi di controllo, Blatter e la Fifa lasciano che il fo­otball venga violentato. Anderson, il calcia­tore in questione, verrà in Italia, troverà ad attenderlo la procura di Napoli e le Fiam­me gialle? Qualsiasi riferimento al calcio come momento di evasione è puramente casuale.