26 giugno 2013
Silvia Caramazza, 42 anni. Bolognese, laureata in Economia e commercio, separata, benestante, proprietaria di due appartamenti in città e una casa al mare, piuttosto depressa, solita imbottirsi di sonniferi e psicofarmaci, «gentile ma con la testa sempre fra le nuvole», da un paio d’anni aveva una storia con un imprenditore edile di 34 anni, originario di Sassari, che assieme a lei lavorava nella ristrutturazioni di immobili e installazione di infissi
Silvia Caramazza, 42 anni. Bolognese, laureata in Economia e commercio, separata, benestante, proprietaria di due appartamenti in città e una casa al mare, piuttosto depressa, solita imbottirsi di sonniferi e psicofarmaci, «gentile ma con la testa sempre fra le nuvole», da un paio d’anni aveva una storia con un imprenditore edile di 34 anni, originario di Sassari, che assieme a lei lavorava nella ristrutturazioni di immobili e installazione di infissi. Il 19 giugno le amiche, non riuscendo a contattarla da giorni, denunciarono la sua scomparsa, la polizia allora contattò il compagno che raccontò che era partita per la Grecia. Giovedì 28 giugno gli agenti, sfondando la porta della sua casa in via Aldini, la trovarono cadavere in posizione fetale, indosso un pigiama, una profonda ferita alla fronte, dentro un sacco chiuso in un grosso congelatore a pozzetto sistemato in camera da letto e attaccato alla corrente. Tutt’intorno, sul letto, sui muri, schizzi di sangue (il compagno, nel frattempo, scomparso nel nulla). Verso metà giugno al pian terreno di un condominio in viale Aldini 28 a Bologna.