Annamaria Sbisà, Vanity Fair 26/6/2013, 26 giugno 2013
IL MIO TERZO OCCHIO
[Livia Pomodoro]
La incontriamo a teatro – il 26 e il 27 giugno c’è il concerto in memoria della sorella Teresa – in genere la visualizziamo in tribunale. Palco e processi, arte e umanità: concatenati tra loro, scorrono nella vita di Livia Pomodoro, già presidente del Tribunale dei Minorenni, dal 2007 dell’intero Palazzo di Giustizia di Milano. Le sfumature della vita come materia prima delle sue giornate. Di più. Dal 2008 ha raddoppiato, decidendo di portare avanti il teatro No’hma fondato da Teresa: «Quando è mancata, il giorno stesso ho pensato di non abbandonare questa storia». Siamo alla quinta stagione, Livia sta già lavorando sui prossimi appuntamenti e calendari, intanto a ottobre si va a Montecarlo, poi a Parigi al teatro dell’Unesco, lei è sempre affiancata da Charlie Owens. Il regista che Teresa ha «portato via» al cinema di Ermanno Olmi e Pupi Avati, con cui Charlie lavorava, ora ideatore e regista delle stagioni di No’hma.
Dicevamo arte e umanità, nella vita del presidente Pomodoro. La aiutano il provenire da una famiglia di artisti, scultori i cugini Giò e Arnaldo Pomodoro, drammaturga la sorella Teresa, e un quotidiano vissuto in tribunale: «Esercitare la professione giudiziaria in qualche modo è fare drammaturgia». E invece qui? «Charlie Owens fa un lavoro straordinario». Portando avanti un teatro dell’inclusione, unico al mondo in cui si entra gratis, rivolto a tutti coloro che non hanno voce ma anche apprezzatissimo dal pubblico più colto e raffinato, un teatro che fa recitare scrittori, poeti e manager che si prestano al grande rigore di questo mestiere: «Con due cammei, io per prima mi sono sottoposta volentieri a una stretta disciplina». Qui passano Salvatore Veca e Maurizio Cucchi, Renzo Arbore e Eugenio Bennato, un grande antiquario nel prossimo spettacolo «l’actio», più di quaranta rappresentazioni l’anno, circa 500 persone alla volta: «Ho scelto di non avere sempre attori professionisti, non volevo essere replicante del lavoro di Teresa, questo modulo ha avuto successo».
Offrire cultura, dare spazio a tutti, fare ricerca: con il Premio internazionale Teatro dell’Inclusione – di giuria prestigiosamente internazionale, Luca Ronconi in rappresentanza dell’Italia – si regalano occasioni, si scoprono talenti. Lo spettacolo Brat di una compagnia rom, premio 2010, da No’hma è finito a New York, la compagnia cilena del Teatro di Niño Proletario, premio 2012, è ora in tournée in Europa. Dove trova lo spazio per seguire anche il teatro? «È il teatro che s’infila dappertutto». In pratica, in tutti i suoi fine settimana, passati qui, oltre ai martedì di prove generali e alle serate, in cui riceve gli spettatori, salutandoli uno a uno. Stancante? «Ciò che si fa per passione non stanca, vorrei fare molto di più».
Mentre parliamo, in sala comincia il sound check, e intende seguire. Non sa tutto di note, ma si accorge ormai di tutto in scena: «Alle prove sono lo spettatore medio». Di medio nella sua vita ci pare ci sia ben poco, di più c’è il «terzo occhio»: «Teresa mi diceva che in teatro, io aggiungo forse anche nella vita, ci vuole. Prima non riuscivo a capire, come ora non riesco a spiegare bene cosa sia, questo guardare oltre il contingente».
Invece lo spiega molto chiaramente rubando un concetto a una poesia di Cucchi: «Ognuno di noi è stretto tra due orizzonti, quello alle nostre spalle e quello davanti a noi. La distanza del secondo dipende da noi». Lasciamo la Pomodoro al sound check e alle sue vite, a sconfinati orizzonti di arte e umanità.