Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Nei sondaggi che i partiti si fanno fare, e che conosciamo solo in parte, devono esserci dei messaggi particolari, perché negli ultimi giorni c’è tutta un’attenzione alle cosiddette “liste pulite”, cioè liste senza candidati inquisiti o chiacchierati o magari già condannati in qualche primo o secondo grado…
• Se fossero condannati anche in terzo grado non potrebbero proprio presentarsi, perché la legge anticorruzione lo vieta…
Già, e Mario Monti, nella lunga intervista di ieri con il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, ha detto che quella legge è ancora poco, ha accusato il Popolo della Libertà di aver impedito un testo più ficcante, ha promesso che, se tornerà al governo, ne farà una di ben altro tenore. Ha anche detto: «L’Udc e il Fli hanno accettato di sottoporre anche le loro liste ai criteri più esigenti da me richiesti. Quanto alla nostra lista per la Camera, Scelta Civica, faccio notare che è la prima volta che viene proposta agli elettori, su base nazionale, una formazione che non include alcun ex parlamentare, ma solo esponenti di valore del volontariato, del mondo dei lavoratori dipendenti, delle professioni, dell’associazionismo, dell’imprenditoria, della scienza, gente capace, persone che hanno scelto di rischiare, con coraggio e avendo fatto rinunce significative». Cioè Monti pensa che la qualità delle persone candidate, stavolta, abbia il suo peso.
• Di questo passo, però, il primo a non potersi presentare sarebbe Berlusconi.
Ieri il Cavaliere è andato da Maria Latella su Sky, ha attaccato al suo solito la magistratura politicizzata, ma ha ammesso che personaggi troppo massacrati dal cosiddetto circuito mediatico-giudiziario saranno esclusi sui malgrado, benché si tratti di bravissime persone, «le accuse sono inesistenti», eccetera. Lei conosce bene la canzone. Dell’Utri ci tiene a far sapere di aver rinunciato da sé, idem Scajola, il quale si dice stanco degli esami di moralità a cui viene regolarmente sottoposto (ricorderà che si tratta dell’ex ministro che aveva comprato una casa al Colosseo «a sua insaputa»), Cosentino è ancora in bilico ma mi par di capire che lo escluderanno, fuori anche Papa – che grida all’ingiustizia – e Marco Milanese, che è stato troppo amico di Tremonti. Una bella strage.
• E Bersani?
Ha avuto anche lui le sue gatte da pelare. Ha fatto fuori – tramite il setaccio predisposto dall’ex ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer - gente meno nota, a livello nazionale, di quella di cui si sono dovuti occupare i berlusconiani: Mirello Crisafulli e Antonio Papania in Sicilia, in Campania Nicola Caputo, mentre hanno rinunciato spontaneamente Bruna Brembilla e Antonio Luongo. Senza addentrarci nei singoli casi, è tutta gente come minimo chiacchierata. Caputo ha insinuato che la sua esclusione sia una manovra per favorire il segretario locale del partito, che in questo modo sale di un posto nella lista e aumenta le probabilità di essere eletto. Anche nel Pdl l’epurazione, specie sul versante siciliano, è un momento della lotta tra Denis Verdini e Angelino Alfano (a proposito: dalla Latella Berlusconi ha detto che se vince il centro-destra a Palazzo Chigi entrerà proprio Alfano).
• Gli epurati però portavano un sacco di voti. Come mai i partiti si sono decisi al sacrificio?
Come dicevo all’inizio, il merito è dei sondaggi, che segnalano un’estrema sensibilità su questi temi da parte degli elettori. Ci sono poi due liste che martellano implacabilmente su questo tema dell’onorabilità e della legalità e sono quella di Grillo e quella di Ingroia. I sondaggi dicono evidentemente che, a parte Berlusconi a cui viene perdonato eventualmente tutto, sul resto gli elettori non scherzano. Il singolo candidato garantiva magari i suoi sei o settemila voti, ma il marchio (il brand) nel suo complesso avrebbe sofferto parecchio dalla presentazione di nomi simili.
• Le liste non si devono presentare oggi?
Il deposito è cominciato ieri mattina alle otto e finirà stasera alle 20. Per le regionali le cancellerie dei tribunali si apriranno venerdì e sabato (fino a mezzogiorno). Procedura non semplicissima: l’accordo tra Pannella e Storace nel Lazio è saltato per ragioni tecniche, Storace non ha messo a disposizione in tempo il suo simbolo e i radicali non riusciranno a raccogliere le firme per la fine della settimana.
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