Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  gennaio 21 Lunedì calendario

“CARO MONTI, FERMA LE BANCHE”

[La lettera riservata di Vendola al premier. I segreti mai svelati dell’accordo con cui la puglia ha rinegoziato il debito con Merrill Lynch. Con la clausola: vietato rivelare pubblicamente le condizioni. Per evitare, forse, che altri facciano lo stesso: regioni e comuni hanno sottoscritto 193 miliardi di derivati] –
Basta coi derivati. La Regione Puglia di Nichi Vendola ci è riuscita, addirittura contro la banca di affari Merril Lynch. Anche se la storia non è nota, per ragioni che vedremo, e anche se ne è stato informato il presidente del Consiglio, Mario Monti. Nella lettera riservata (in possesso del Fatto), con cui Nichi Vendola invita il premier a ingaggiare una battaglia contro le banche internazionali per salvare i conti pubblici non ci sono teorie astratte, ma una ricetta concreta che ha salvato la Regione Puglia e i suoi conti pubblici dal disastro. Un colpo da un miliardo di euro, uno dei più clamorosi contro il numero uno della finanza globale, messo a segno dall’ente regionale, che è riuscito a rinegoziare i contratti sottoscritti dal predecessore Raffaele Fitto, grazie all’attivo sostegno delle inchieste giudiziarie.
Una mattina a Londra
A mettere in moto la storia, infatti, sono i pm Antonio Laudati e Francesco Bretone di Bari che mettono sotto accusa Merrill Lynch per dei contratti sottoscritti con la Regione Puglia. La principale banca d’affari del mondo è attiva in oltre 40 paesi e fa parte oggi di Bank of America. Ma la procura non si fa impressionare: sequestra i trasferimenti in denaro provenienti dalla Regione e chiede il rinvio a giudizio di funzionari e rappresentanti della banca. L’accusa è di truffa aggravata: “Violazione degli obblighi di com-portarsi con diligenza, correttezza e professionalità nonché di informare compiutamente il cliente sulle operazioni finanziarie proposte”. L’affare sottoscritto era un derivato, un contratto costruito per risparmiare sugli interessi pagati per un altro contratto, in questo caso un mutuo con la Cassa depositi e prestiti. Ma lo stesso derivato prevedeva costi a vantaggio della banca maggiori dello sconto promesso e in più dava alla banca la possibilità di usare i soldi della Regione per fare investimenti rischiosi. Sotto il peso dell’indagine e dopo due anni di trattative, la banca è stata costretta a scendere a patti. L’ultima trattativa, quella che potrebbe cambiare la vita degli Enti locali italiani, viene intavolata a Londra in una gelida mattina del 9 febbraio 2012. La sparuta delegazione pugliese raggiunge i piani alti di uno dei più influenti grattacieli della City. Tra scintillanti insegne e vetrate a panorama mozzafiato, all’enorme tavolo siedono da un lato i due rappresentanti della Regione con il loro avvocato e due consulenti tecnici, mentre dall’altro si presenta un plotone di una ventina di consulenti e legali in abito blu. Oltre al notaio, dotato di fogli con tanto di ago e filo per cucirli solennemente a mano. Alla fine arriva il sigillo sul primo accordo in Europa che vede un ente locale spuntarla su un gigante finanziario per un contratto in strumenti derivati. La banca deve garantire la restituzione degli 870 milioni di euro sottoscritti dalla Regione, eliminare i “titoli tossici” dal proprio paniere (bond greci, portoghesi e africani e altri titoli “bislacchi”) e pagare le spese legali. Inoltre deve sottoscrivere una sorta di risarcimento. Le formule utilizzate nell’accordo sono “contributo ai costi di negoziazione”, “trasferimento di parte dei vantaggi percepiti”, rinuncia a “diritti residuali”, ma in pratica significano che la banca si accolla come onere ulteriore, diversi dei rischi che prima gravavano sul bilancio pugliese, per una cifra stimabile in oltre 200 milioni di euro. A questi - spiega una fonte che chiede l’anonimato - si aggiunge una somma in contanti di oltre una decina di milioni di euro. Insomma, vittoria. Ma da godersi in silenzio: sul piatto della bilancia, infatti, c’è la sottoscrizione di una clausola di riservatezza, il“punto 6” in cui è scritto che “le parti si impegnano a mantenere strettamente riservato il contenuto del presente accordo di transazione e relativi allegati”. Vendola non ne può parlare, nessuno deve saperlo, altrimenti il rischio che si faccia la fila per ottenere la rinegoziazione di contratti analoghi è troppo forte. Questa è la prima volta che questa vicenda viene svelata.
Merrill Lynch, infatti, preferisce non commentare un accordo chiuso “positivamente e con reciproca soddisfazione”. Poche parole anche dall’avvocato della Regione, Ugo Patroni Griffi: “Diciamo che la banca ha dovuto rinunciare a diversi diritti e fare numerose concessioni”. Il trofeo, un paio di tomi di una sessantina di pagine con le clausole dell’accordo, resta chiuso in cassaforte.
A dominare la battaglia, c’è un’arma segreta, il “calcolo delle probabilità”: numeri messi a disposizione della Regione dal consulente Nicola Benini di Ifa Consulting. “Sono le armi delle officine finanziarie delle banche”. Ogni scommessa ha una probabilità e un prezzo, noi calcoliamo quel prezzo”. Ciliegina sulla torta, a 48 ore dall’accordo arriva la notizia del fallimento tecnico della Grecia: la Puglia ha appena salvato mezzo miliardo di euro.
La lettera indirizzata al Professore
Forte di questa vittoria, Nichi Vendola scrive a Mario Monti. Gran parte delle tre pagine destinate al presidente del Consiglio costituiscono un pesante atto di accusa nei confronti degli ultimi governi e dei loro rapporti con le lobby bancarie. A partire da una bozza Consob del 2009 redatta per accrescere la qualità della trasparenza, rimasta però lettera morta, per passare a un regolamento del ministero dell’Economia che avrebbe permesso ai clienti delle banche di ottenere informazioni sulla probabilità di perdita dei prodotti finanziari sottoscritti. “La mobilitazione delle lobby finanziarie – denuncia il governatore - ha esercitato con successo ogni possibile pressione sugli organi istituzionali per evitare l’emanazione di quello schema di regolamento”. Provvedimenti affossati sia durante il governo Berlusconi che durante quello Monti. Dopo le accuse, la proposta: “Mutuare dai mercati finanziari le metodologie probabilistiche di misurazione e rappresentazione dei rischi; metodologie che la stessa industria finanziaria adopera quotidianamente nel suo business ma che non intende spontaneamente condividere quando si interfaccia con operatori inesperti”. Da Monti e dai suoi collaboratori, interpellati ieri dal Fatto, nessun commento.
Percorso analogo, mille chilometri più a nord, viene avviato dal pm Alfredo Robledo che mette al setaccio i contratti sottoscritti dal comune di Milano a partire dal 2005. La sentenza è di qualche mese fa: sei mesi di carcere per gli uomini che hanno piazzato i derivati al Comune di Milano. Alle misure detentive, si aggiungono sanzioni per Deutsche Bank, Depfa, Ubs e Jp Morgan con una confisca di 90 milioni euro. Anche in questo caso l’asso nella manica del Tribunale si rivela l’analisi probabilistica messa a disposizione del perito del Tribunale, il bocconiano Francesco Corielli.
Al Comune la sentenza non frutterà nulla, visto che è sceso a patti prima, mentre portano a casa 50 milioni di euro i rappresentanti dell’Adusbef, che hanno resistito e che quel calcolo delle probabilità lo vorrebbero ovunque: “Per forza – spiega l’avvocato Antonio Tanza, vicepresidente dell’Adusbef - lo Swap, il tipo di contratto firmato dal Comune, si basa sempre su probabilità, come alla roulette. Almeno la scommessa deve essere equa e conosciuta da entrambi”.