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 2013  gennaio 21 Lunedì calendario

ANNO X

Quattrocentocinquantanovesima settimana
Dal 14 al 21 gennaio 2013

Mali Il Mali è una regione che sta al centro dell’orecchio africano, una continuazione dell’immenso deserto algerino, coperta di verde e campi di cotone solo al sud. Nessuno sbocco al mare, ma giacimenti importanti di gas, petrolio, fosfati, uranio, bauxite, queste ultime due materie prime trovate di recente in quantità notevole a Faléa, Gao e Adrar. Fino al 1960 era colonia francese, e il francese è ancora la lingua nazionale. Per capire gli ultimi sviluppi basterà tener conto di quanto segue:

• la Francia si rifornisce di energia tramite 58 centrali nucleari, per le quali l’uranio del Mali è essenziale;
• al Qaeda ha una delle sue centrali più importanti nel vicino Niger;
• i tuareg, signori del Sahara, sono stati frantumati dalla suddivisione in tante nazioni del deserto;
• i tuareg non accettano il governo centrale del Mali, amico dell’Occidente che viene qui a prendersi le ricchezze del Paese;
• al Qaeda ha buon gioco nel tirar dalla sua i tuareg;
• l’anno scorso i tuareg e tre formazioni qaediste hanno proclamato la secessione del Nord e dato il via alla guerra civile;
• il governo del Mali ha a disposizione un esercito che definire «scassato» è poco;
• lo scorso 7 gennaio, i ribelli del Nord hanno cominciato a scendere verso sud, chiaramente puntando alla capitale (si chiama Bamako) e alla conquista dell’intero paese.

È in questo contesto che va inquadrato l’attacco francese di inizio settimana, con bombardamenti e arrivo successivo di truppe di terra. Gli americani sono d’accordo, l’Onu è d’accordo e ha anzi già approvato un paio di risoluzioni che autorizzano l’arrivo di tremila caschi blu africani (non prima del prossimo settembre, però), è d’accordo anche l’Europa, compresa l’Italia che darà un qualche appoggio logistico (Sigonella ecc.) e forse anche la Germania, al punto che la Merkel ha borbottato di un qualche aiuto generico. È d’accordo soprattutto l’Algeria, che ha messo a disposizione il suo cielo per il passaggio degli aerei francesi. Incidentalmente: gli algerini sono grandi acquirenti di armi tedesche, l’anno scorso hanno garantito a Berlino 10 miliardi di fatturato.
Nel momento in cui scriviamo i francesi hanno fermato la marcia dei ribelli e assediano la città di Diabaly.

Algeria Lo sceicco Mokhtar Belmokhtar, guercio da un occhio, vuole salire nelle gerarchie di al Qaeda fino a diventare, forse, il gran capo di tutta la ribellione maliana. Per questo, martedì 15 gennaio, ha mandato 40 martiri ad occupare il sito algerino di In Amenas, da cui si estrae il 18% del gas di quel paese e in cui operano, tra le altre, la compagnia locale Sonatrach, la norvegese Statoil, la britannica Bp. I terroristi hanno preso in ostaggio 41 persone, annunciando che le avrebbero giustiziate tutte se l’attacco francese non fosse stato fermato e se due prigionieri degli occidentali – lo sceicco Omar Abdel Rahman e la scienziata pachistana Aaafia Siddiqui – non fossero stati liberati. Gli algerini hanno risposto all’americana, cioè senza trattare col nemico e massacrando con due incursioni rapitori e ostaggi. I morti si stanno ancora contando e dovrebbero essere un’ottantina. Il messaggio è: queste operazioni non servono, non trattiamo, non abbiamo nessuna pietà nemmeno per le nostre eventuali vittime. Fecero lo stesso i russi all’epoca del sequestro del teatro Dubrovka di Mosca (nel 2002: separatisti ceceni gassati con i loro rapiti) e in occasione del sequestro della scuola numero 1 di Beslan nell’Ossezia del Nord, dove le truppe governative massacrarono senza pietà islamici, separatisti ceceni e bambini. Era il 2004 e da allora ad oggi, effettivamente, di episodi così non ne sono più successi.

Elezioni Gli ultimi sondaggi dànno il centro-destra a tre/quattro punti dal centro-sinistra, con Ingroia che starebbe intorno al 5% con l’ambizione di arrivare all’8% e Monti faticosamente dalle parti del 12% con poca speranza di andare oltre. Le questioni che hanno agitato la settimana sono le seguenti. Bersani e Ingroia si sono scontrati con una certa acrimonia per il fatto che la lista del magistrato, ennesima versione del radicalismo rosso, toglierà evidentemente punti alla coalizione di centro-sinistra. Bersani avrebbe voluto una rinuncia di “Rivoluzione civile” alla corsa in Lombardia, in Sicilia, in Campania. Ingroia ha risposto picche. Ai pochi fautori di un ingresso anche di Ingroia nella lista di Bersani, lo stesso magistrato ha risposto seccamente che non c’era nessuno spazio per un qualunque accordo col Pd. Ha poi tenuto campo per parecchi giorni la questione delle liste pulite, cioè l’esclusione di candidati con problemi giudiziari, o comunque chiacchierati. Bersani, che ha affidato il compito di censore all’ex ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, s’è liberato in Sicilia di Mirello Crisafulli e Antonio Papania, capataz rispettivamente a Enna e Trapani, e in Campania di Nicola Caputo, mentre lasciavano spontaneamente Bruna Brembilla e Antonio Luongo. Grida da parte degli esclusi, minacce di scissione ecc. Berlusconi – attraverso il duo Verdini-Alfano (peraltro in lotta tra di loro) – ha indotto Dell’Utri e Scajola a rinunciare e ha poi dovuto vedersela con Papa, Milanese e Cosentino, decisi a non farsi far fuori. Cosentino – che garantisce trentamila voti di preferenza in Campania, ma è imparentato con Peppe ‘o Padrino ed è imputato in due processi per concorso in associazione camorristica, corruzione e reimpiego di capitali illeciti aggravati dalla finalità mafiosa, salvato due volte dal Parlamento per le richieste d’arresto e di sicuro destinato a Poggioreale se non entra a Montecitorio o a Palazzo Madama – s’è addirittura precipitato a Roma, venendo quasi alle mani con Alfano e sentendosi poi assicurare da Berlusconi «sei dentro, sei dentro». Scriviamo di lunedì e non sappiamo com’è andata finire. La rinuncia di Scajola, che minaccia comunque una scissione, ha aperto le porte ad Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 e adesso capolista per il Pdl in Liguria.

Corona La Corte d’appello aveva condannato Fabrizio Corona a cinque anni di reclusione, per via delle foto compromettenti del calciatore Trezeguet tolte dalla circolazione in cambio di 25 mila euro (estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali). Gli avvocati di Corona avevano presentato ricorso in Cassazione, e venerdì scorso la Cassazione ha respinto il ricorso. La Procura di Torino ha quindi emanato l’ordine di carcerazione, ma nel frattempo il fotografo è sparito dalla circolazione: in tutto, a causa di una condanna definitva precedente, dovrebbe scontare quasi otto anni, che potrebbero diventare una decina se gli andassero male altri processi in corso. Sul suo sito bloccato, appare la scritta “coming soon”. Di un messaggio postato da Quarto Oggiaro risulta autore il suo autista. Al cellulare risponde un’altra persona. Benché sembrino tutte più o meno ragazzate, e sia pure odiose, la lista dei reati che i giudici gli hanno caricato addosso è impressionante: estorsione, banconote false, bancarotta fraudolenta, aggressione a pubblico ufficiale, corruzione, ricettazione, diffamazione a mezzo stampa, evasione fiscale, infrazioni al codice della strada. Lo sta cercando anche l’Interpol.

Jodie Jodie Foster ha reso ufficiale con grande eleganza la propria omosessualità. Al microfono dei Golden Globe, lunedì 14, ha semplicemente esordito con le parole: «Come sapete… sono single». E s’è messa a ridere.