Giuseppe Remuzzi, Corriere della Sera 21/01/2013, 21 gennaio 2013
I CAPI DICONO DI ESSERE PIU’ STRESSATI (MA PER LA SCIENZA NON E’ VERO)
Più si arriva in alto più c’è da fare e più gli altri si aspettano cose da te. Ti chiedono, pretendono, ti coinvolgono nelle loro difficoltà, insomma c’è un problema dietro l’altro da risolvere. E così il capo o il leader se preferite — è «stressato» come si dice oggi. Davvero? Forse, o forse no. Vediamo. Un libro bianco a cura del «Center for Creative Leadership» una organizzazione non profit legata all’Unione Europea ha fatto il punto, intervistando almeno 150 persone in posizioni di responsabilità, soprattutto maschi fra i 40 e i 50 anni. Quasi tutti si lamentano dello stress da lavoro e la maggior parte di loro accusa la propria organizzazione di non dedicare abbastanza attenzione ai loro problemi. «Si deve fare sempre di più, con meno e farlo più in fretta — dicono — almeno ci fosse un "coach" (insomma un allenatore) per far fronte allo stress». Nell’attesa i più si dedicano all’attività fisica «è l’antidoto più potente» ma «ci dobbiamo organizzare da soli». E il libro bianco conclude così: «I leader di oggi sono sempre più suscettibili ai danni da stress». Da qui a dare consigli per come difendersi dallo stress il passo è breve. E puntualmente i consigli arrivano: esercizio fisico, «personal coach», un gruppo di aiuto (familiari, colleghi, persino chi ti sta sopra, c’è sempre un capo più capo, anche per i capi), e ancora, prendersi pause frequenti — 10 minuti ogni 90 minuti — e giorni di vacanza dopo i lavori più impegnativi. È un documento interessante, fatto da un gruppo di studiosi che si occupa di leadership e stress da almeno 20 anni, ma è basato tutto su percezioni soggettive, dei leader appunto. C’è nessuno che abbia mai pensato di affrontare questo problema con i criteri della scienza? Qualcosa c’è a ben vedere. La scienza dei rapporti fra leadership e stress comincia con le scimmie. Un lavoro su «Science» di qualche anno fa aveva dimostrato come nei primati chi si trova in posizione di comando — quelli che guidano le scelte del gruppo per esempio — si ammala di meno. E lo stress? È di meno in chi comanda, per lo meno a giudicare dai livelli di cortisolo nel sangue (l’ormone dello stress appunto). Dell’uomo si sapeva poco. Ad affrontare il problema dei rapporti fra posizioni di responsabilità e ansia con i criteri della scienza ci ha provato Gary Sherman con altri colleghi di Boston e Stanford (il lavoro è stato appena pubblicato su «Proceedings of the National Academy of Sciences» negli Stati Uniti). Il primo problema era come trovare dei leader veri, convincerli a prendere parte alla ricerca, e poi confrontarli con persone normali, quelli che leader non sono e che non saranno mai per intenderci. Problema relativo, a dirla tutta, dal momento che a Boston le opportunità di trovare persone in posizione di comando non mancano di certo, basta saperle coglierle. I corsi di aggiornamento per manager del governo e dell’esercito, quelli che organizza ogni anno l’Università di Harvard per tutti gli Stati Uniti, si sarebbero prestati benissimo a scovare dei leader veri. Non solo ma si potevano trovare manager con più o meno potere per mettere in rapporto livelli crescenti di responsabilità e stress. E cosa hanno misurato i ricercatori? Due parametri fondamentalmente: il cortisolo nella saliva, che è tanto più alto quanto più aumenta lo stress, e lo stato di ansia. È emerso che i livelli dell’ormone dello stress sono più bassi in chi comanda che nella gente normale e anche i parametri che rilevano i livelli di ansia (questionari che forniscono indicazioni piuttosto affidabili) vanno nella stessa direzione. Insomma avere una posizione di grande o grandissima responsabilità non solo non induce ansia, ma la tiene sotto controllo. Fin qui i fatti. Gli autori del lavoro azzardano anche una spiegazione: orientare il lavoro degli altri e il fatto che la tua autorità sia riconosciuta, sono forti antidoti all’ansia.
E se fosse vero il contrario? Cioè che chi ha un’indole meno ansiosa ed è meno facile a cadere nella trappola dello stress, è favorito nel raggiungere posizioni di comando? È poco probabile anche se il disegno di quello studio non consente di escludere del tutto questa possibilità.
Insomma, chi è in posizione di comando (e un po’ anche sociologi e psicologi) pensano, e hanno sempre pensato, che più responsabilità renda la vita più difficile. Ma per la scienza è vero tutto il contrario. Un altro luogo comune da sfatare, e se si considerano i vecchi studi verrebbe da dire che almeno per la leadership l’uomo non è poi così diverso dalla scimmia.
Giuseppe Remuzzi