Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 21/01/2013, 21 gennaio 2013
GOMORRA SI DEDICA ALLE BONIFICHE DEI TERRENI CHE HA INQUINATO
Il sospetto l’ha svelato un imprenditore del ramo, abbastanza affermato, quando è stato interrogato come testimone: «Il nostro know how è sostanzialmente appetibile per la criminalità organizzata». Si chiama Federico Zanardi, si occupa della bonifica dei territori contaminati, e ha avuto diversi contatti con la realtà campana. «I settori di potenziale interesse per la camorra ? ha raccontato al magistrato ? potrebbero essere tre: la produzione di olio di oliva e vini, che comporta la creazione di polifenolo, sostanza che andrebbe smaltita accuratamente in quanto molto dannosa per l’ambiente; altro settore appetibile è quello dei caseifici, che producono in particolare la mozzarella di bufala e richiedono adeguati impianti per il trattamento delle acque reflue; infine il trattamento degli inquinanti provenienti dal percolato di discariche», cioè il liquido prodotto dalla decomposizione dei rifiuti. Le sue società, ha aggiunto l’imprenditore, sono in grado di intervenire con efficacia e profitto in queste attività. E questo sarebbe il motivo per cui è stato avvicinato da personaggi ritenuti quantomeno ambigui dagli inquirenti. Legati direttamente o indirettamente alla camorra che, dopo aver lucrato per anni sullo smaltimento occulto dei rifiuti tossici e sulle discariche clandestine, avrebbe messo gli occhi sul giro d’affari derivante dal settore consequenziale ma opposto: il risanamento ambientale di zone inquinate o a rischio inquinamento. È un sospetto che, secondo il tribunale per le misure di prevenzione di Santa Maria Capua Vetere, si sta facendo sempre più concreto. La sezione presieduta dal giudice Raffaello Magi (lo stesso della sentenza Spartacus contro il clan dei casalesi) ha puntato l’attenzione su una serie di società che fanno capo a un signore di 63 anni, già legato al capofila storico Antonio Bardellino, che i magistrati considerano ancora un prestanome del clan. Si tratta di Pasquale Pirolo, sul quale il pentito di camorra Giuseppe Pagano ha riferito: «Stava nel cemento, era un colletto bianco di Caserta... Durante un periodo di detenzione ne parlai con Francesco Schiavone e lui disse che il Pirolo era un personaggio che serve fuori, perché porta i soldi». Da un sequestro all’altro delle società riconducibili a Pirolo, i giudici sono arrivati la scorsa settimana a mettere le mani sulle quote e i beni aziendali della Eco-Art, società con sede in Brianza, a Cesano Maderno, i cui titolari formali sono stretti parenti di due presunti soci occulti di Pirolo; uno dei quali, secondo il racconto di Zanardi, è quello che voleva entrare nel business della bonifica. A settembre scorso, nonostante altri sequestri di società appena subiti, si presentò dall’imprenditore emiliano per proporre «un’attività commerciale con i caseifici di Caserta». Un’attività che, secondo il tribunale, «doveva essere realizzata proprio tramite la Eco-Art», e avrebbe avuto la copertura di personaggi che a Zanardi erano stati indicati come vicini ad appartenenti ai servizi segreti. Conclusione dei giudici: «Il collegio non ha elementi di fatto per poter oggi convalidare l’ipotesi di una vicinanza di alcuni soggetti coinvolti in questa procedura al "mondo" dei servizi di sicurezza (pur se sono in passato emerse notizie circa una possibile influenza di soggetti collegati ai Servizi nella delicata vicenda della "emergenza rifiuti" in Campania e nei presunti rapporti con l’allora latitante Michele Zagaria) ma di certo ne ha per convalidare l’ipotesi, quantomeno sotto il profilo indiziario, della contiguità stabile di taluni soggetti coinvolti nel presente procedimento con il clan dei casalesi». Dunque che la camorra voglia inserirsi nel risanamento ambientale, è diventato più di un timore: «Emerge dagli atti la volontà di perseguire la realizzazione di alcuni progetti ricollegati da un lato allo sviluppo di una particolare tecnologia di depurazione delle acque reflue o contaminate, dall’altro agli interessi della criminalità organizzata (in particolare ad alcuni settori del clan dei casalesi) in tale fondamentale campo imprenditoriale, posto che con tale tecnologia potrebbe risultare possibile e conveniente la bonifica ambientale di siti contaminati da rifiuti organici e altro». Per esempio tentando di agganciare imprenditori dediti a scoperte utili e importanti. Come quello che ha svelato il disegno ai magistrati, dopo aver messo a punto sistemi di smaltimento e disinquinamento all’avanguardia avvalendosi della collaborazione di ingegneri ambientali presi direttamente dalle università. Che oggi fanno gola ai clan.
Giovanni Bianconi