Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il finale delle primarie è questo: Bersani 44.9, Renzi 35.6, Vendola 15.6, Puppato 2.6, Tabacci 1.4.
• Più o meno quello che avevano previsto gli exit poll.
Già. Solo che i renziani hanno dubbi su queste percentuali. Il sindaco di Firenze in conferenza stampa ha detto: «Perché non mettono in rete i novemila verbali dei seggi? Nessuno ha niente da temere, non c’è ragione di non farlo». Nico Danti, dello staff del sindaco di Firenze, l’ha spiegata ancora meglio: «Ci sono dubbi, e pensiamo ci sia un solo modo per fugarli: che Nico Stumpo (responsabile delle primarie – ndr
) pubblichi sul sito tutti i verbali dei novemila seggi. Aggregare i dati su base provinciale come ha fatto Nico Stumpo è molto discutibile. A solo titolo di esempio, dove evidentemente qualcosa non torna, citiamo i casi di Asti, Bolzano e Belluno. Mentre oggi Stumpo dice che i punti di distacco sono 9, i dati acquisiti dai nostri rappresentanti di lista, ancorché provvisori, ci consegnano un dato diverso: 43,4 contro 38,8. Essere a meno 5 o a meno 9 da Bersani non cambia niente, ma per rispetto di chi ha fatto ore di coda è giusto dare i dati veri e chiari».
• Non capisco. Se non cambia niente…?
Siamo entrati nel delicato territorio delle tattiche in vista del voto di domenica. Un Renzi più vicino alla testa della classifica incoraggerebbe gli incerti, gli indifferenti, gli indecisi a presentarsi alle urne. Renzi dice che vuole prendere i voti di Vendola. In astratto un’impresa impossibile. E però: quanti voti per Vendola sono voti anti-Bersani? Questo tipo di consenso potrebbe effettivamente spostarsi su Renzi. C’è poi la speranza – per Renzi – che vengano a votarlo un bel po’ di moderati, gente che magari quattro anni fa aveva scelto Berlusconi. E c’è da recuperare (lo ha detto lui) il Sud. L’allargamento della platea dei votanti è possibile solo con un’interpretazione permissiva del regolamento. I renziani vorrebbero che fosse possibile per tutti iscriversi al voto di domenica prossima, che abbiano o non abbiano votato domenica scorsa. Iscrizioni aperte, cioè, fino all’ultima ora e anche on line. Il regolamento dice però che possono partecipare al secondo turno solo quelli che hanno votato al primo oppure «coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell’impossibilità di registrarsi all’albo degli elettori entro la data del 25 novembre, e che, in due giorni compresi tra il 27 novembre e il 1° dicembre, sottoscrivano l’appello pubblico in sostegno della coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi si iscrivano all’albo degli elettori». Si seguirà quasi sicuramente questa seconda strada: due giorni per registrarsi, che saranno probabilmente giovedì e venerdì.
• Rivedremo un confronto televisivo tra i due?
Sì, in Rai, domani sera alle 21. Renzi vorrebbe un match anche su La7, magari sabato. E qualcosa pure su Mediaset. Su questo, pare che non sia ancora stata dichiarata la disponibilità di Bersani. In Rai condurrà il faccia a faccia Monica Maggioni. Scelta piena di significati. La Maggioni – bella e brava – doveva diventare direttore del Tg1, ma la redazione, capeggiata dalla Busi e dalla Ferrario, ha annunciato barricate sul suo nome: la Maggioni è accusata di aver firmato, a suo tempo, un certo documento di sostegno a Minzolini. Monti, che la voleva fortemente, alla fine avrebbe rinunciato. La conduzione del faccia a faccia, che in altri tempi sarebbe andata senza scosse a Bruno Vespa, deve quindi intendersi come premio di consolazione. In ogni caso: il nodo Tg1 dovrebbe essere sciolto giovedì mattina, con la proposta del direttore generale Gubitosi in consiglio d’amministrazione (probabilmente Marcello Sorgi, in vantaggio fino ad ora su Mario Orfeo).
• Che cosa dice Vendola a proposito del voto di domenica prossima? Spingerà i suoi a votare per Bersani?
Naturalmente è escluso che Vendola inviti i suoi a votare Renzi. Il governatore della Puglia s’è lamentato dell’atteggiamento tenuto durante la campagna elettorale: quelli davvero presi in considerazione dai media sono stati i due finiti poi al ballottaggio. L’attenzione per lui (e per gli altri due) è stata assai ridotta. Se ci pensa, il 15,6 all’interno di un elettorato tutto di centro-sinistra non è di sicuro un risultato esaltante. Proiettandolo a livello di politiche, significa che per Sel sarebbe molto difficile, se si presentasse da solo e le regole fossero quelle del 2008, entrare in Parlamento. Ha dato un giudizio perplesso sulla resa di Vendola anche il sindaco di Napoli De Magistris, che si prepara, sabato prossimo, a lanciare la Lista Arancione, con candidato premier Antonio Ingroia. A De Magistris è piaciuta di più la prova di Renzi, giudicata straordinaria (anche questo aggettivo è piuttosto esagerato).
• E Berlusconi?
Stia a sentire: ha fatto capire che se le primarie del Pd fossero vinte da Renzi, lui si metterebbe l’animo in pace e non scenderebbe in campo. Segno che, effettivamente, Renzi è un po’ il candidato anche del centro-destra. Il Cav, invece, tirerebbe fuori la sua lista di “Forza Italia” o “Forza Italiani” e scenderebbe in campo se domenica vincesse Bersani. Considerato intanto dai suoi avversari, con tutta evidenza, un comunista vero.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 27 novembre 2012]
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