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 2012  novembre 27 Martedì calendario

SOLDI PER TENERE I BIMBI A CASA O PER LE COLF. LA GERMANIA RIPENSA GLI AIUTI ALLE DONNE —

Come era prevedibile, le prime resistenze sono venute dal ministero delle Finanze, dove il settantenne Wolfgang Schäuble controlla le casse tedesche con grande rigore e con l’energia di un giovanotto. Ma la proposta di un «buono» per la pulizia della casa, in grado di facilitare il ritorno al proprio impiego delle donne in congedo di maternità, è stata accolta con interesse in una Germania che si interroga continuamente sui pregi e i difetti del suo welfare e sul ruolo femminile nel mondo del lavoro. «C’è poco margine di manovra per nuove uscite», ha però avvertito una portavoce del ministro, nel gigantesco palazzo della Wilhelmstrasse.
A farla, questa proposta, sono stati i parlamentari che si occupano di politiche della famiglia nella Cdu, il partito cristiano-democratico della cancelliera Angela Merkel. Il settimanale Focus è entrato in possesso del documento informale e ne ha rivelato il contenuto: si suggerisce un assegno mensile di novanta euro per un anno e mezzo, calcolato sulla base di sei euro per quindici ore ogni mese. L’obiettivo è quello di «alleviare il peso dei lavori domestici» e permettere così a chi usufruisce del congedo di maternità un ritorno meno complicato alla sua occupazione. La campagna elettorale è sostanzialmente già cominciata, anche se si voterà nell’autunno prossimo, e l’opposizione ha subito fatto sentire la sua voce. Ma quale assegno, è stato il ragionamento della Verde Brigitte Pothmer: bisogna invece creare più posti negli asili nido, perché solo così le donne possono evitare discriminazioni. Il governo non ha idee, ha osservato la socialdemocratica Caren Marks, ricordando molto criticamente la controversa decisione, approvata recentemente dalla maggioranza «nero-gialla» dopo un estenuante dibattito, di un contributo finanziario per tutti coloro che scelgono di tenere a casa i bambini piccoli. «Prima si scoraggiano le madri ad avere una normale vita lavorativa, poi si promettono incentivi nella direzione opposta», ha detto l’esponente della Spd.
Comunque vadano le cose, il caso del «buono» per le pulizie della casa (sia che si concretizzi, sia che rimanga — come è più probabile — un progetto non destinato a realizzarsi) è il segnale della ricerca di nuove strade per aggiornare e migliorare un sistema di garanzie sociali che sta mostrando innegabilmente i suoi difetti. E uno dei problemi principali è proprio la penalizzazione delle donne, che hanno forti difficoltà a conciliare la famiglia con l’impiego e che continuano a percepire stipendi più bassi dei loro colleghi maschi. A fianco di questo, rimane aperta la questione delle quote rosa vincolanti, osteggiate, con il consenso della cancelliera, dalla giovane ministra della Famiglia Kristina Schröder. Secondo i dati più recenti a disposizione, solo il 2,2 per cento dei posti dirigenziali nelle cento principali aziende tedesche è occupato da una donna.
Al di là del problema delle quote, su cui si è però creata una convergenza bipartisan al Bundesrat (la Camera Alta tedesca dove sono rappresentati i sedici Länder), i margini per stanziare politiche più aggressive che riescano a colmare il divario uomo-donna sembrerebbero in realtà esistere. Lo dimostrano, se non altro, i due miliardi di euro che verranno utilizzati per il Betreuungsgeld, il programma di sostegno alle famiglie che non mandano i bambini all’asilo nido. E nel campo della spesa per il welfare, tra l’altro, si sono avuti sviluppi positivi, come in primo luogo il rilevante calo, nel 2011, dei cittadini che beneficiano dei sussidi di disoccupazione. A fianco di questo, sono aumentate di gran lunga le multe per i senza lavoro che hanno violato le regole previste dal sistema, che in Germania si chiama «Hartz IV», non accettando le offerte occupazionali che erano state loro proposte. Forse qualche asilo nido in più potrebbe essere costruito.
Paolo Lepri