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 2012  novembre 27 Martedì calendario

ROMA —

Il premier Monti da Fazio a «Che tempo che fa» dice di aver trovato nella scuola, parlando degli insegnanti, «grande conservatorismo e indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana che avrebbero permesso di aumentare la produttività». Si rammarica, il presidente del Consiglio, che «i corporativismi spesso usano anche i giovani per perpetuarsi». Gli dà ragione il capo dello Stato Giorgio Napolitano, lo dice al Quirinale ricevendo i nuovi Cavalieri del lavoro, che nella scuola «non si può restare prigionieri di conservatorismi e corporativismi, come proprio ieri ha sottolineato il presidente Monti». Anche se poi aggiunge che lo Stato deve fare di più «per la scuola e soprattutto per l’università e la ricerca».
Corporativi? Conservatori? Di qualunque idea politica siano gli insegnanti, ieri in massa, si sono rivoltati a queste parole. Come del resto hanno fatto sindacati e partiti politici, dal Pd al Pdl. Hanno scritto, indignati, i loro commenti sul profilo Facebook della trasmissione di Fazio. Hanno criticato duramente anche Fazio che non ha concesso un contradditorio, e pretendono adesso che questo torto venga riparato, chiedono di andare in studio a spiegare le loro ragioni.
I commenti su Facebook sono un fiume in piena. Scrivono i professori che quelle di Monti sono «affermazioni false e diffamatorie: le ore pretese erano 6 e non 2, differenza non certo irrilevante». Inoltre, «quale categoria, per giunta mal pagata, con contratto nazionale e stipendi bloccati dal 2009 (e secondo la legge di stabilità resteranno bloccati fino al 2014), accetterebbe di lavorare 6 ore in più a settimana, ovvero il 33 per cento in più a stipendio invariato?». E ancora: «Come si fa a pensare di aver ragione quando si scavalca il contratto nazionale e si vuole cambiare il rapporto di lavoro unilateralmente, senza contrattazione, senza uno straccio di tavolo, con una legge d’emergenza?».
«Lasci da parte gli odiosi luoghi comuni — dice Francesco Scrima, Cisl —. Non chieda solo alla scuola di dare al Paese ma ci dica anche che cosa il Paese intende dare alla scuola». «Parole offensive e gravissime — commenta Mimmo Pantaleo, Cgil — che confermano il carattere autoritario e liberista del governo Monti, espressione dei banchieri e dei poteri forti». «Il governo si impegni per i veri corporativismi che non sono stati toccati», ribatte Massimo Di Menna, Uil. E Rino Di Meglio, Gilda: «Prima di accusare gli insegnanti di corporativismo conservatore Monti dovrebbe chiedere lo stesso sacrificio ai suoi colleghi universitari».
S’indignano anche gli studenti, che in questi giorni occupano le scuole, spesso protestando accanto ai loro insegnanti. «Il presidente del Consiglio farebbe bene a chiedersi perché scendiamo in piazza a protestare. Non siamo manipolati dai docenti ma vediamo e subiamo sulla nostra pelle lo sfascio della scuola italiana», dicono Udu e Rete degli studenti.
Mariolina Iossa