Fior da fiore, 27 novembre 2012
L’Ilva chiude • Questa chiusura costa al paese tra i 5,7 e gli 8,2 miliardi • «Due tumori in più? Una minchiata» • Le primarie del Pd • La forza d’interdizione di Vendola • Tagliato il debito greco • Goldman Sachs ottimista sull’Italia • L’ira di Rossanda Rossanda • Il libro di Geronzi e quello di Vissani • Delitto a Chignolo Po
Ilva I magistrati di Taranto ieri hanno arrestato, o tentato di arrestare, sette persone, accusandole di complicità nel disastro ambientale provocato dall’Ilva, la fabbrica d’acciaio più grande d’Europa. E nello stesso tempo hanno sequestrato tonnellate di prodotti fabbricati e commercializzati durante il periodo di stop imposto dalla Procura, e dunque frutto di attività illecita. La direzione aziendale ha reagito chiudendo l’azienda, disattivando i badge, mettendo in ferie forzate cinquemila lavoratori, sospendendo del tutto l’attività nei centri di Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera, Patrica. Tra gli ordini di custodia cautelare c’erano anche quelli per Emilio Riva (86 anni, già ai domiciliari dal 26 luglio) e per suo figlio Fabio, vicepresidente Ilva group, irreperibili entrambi. Gli altri ordini di cattura si riferiscono al professor Lorenzo Liberti che avrebbe accettato diecimila euro per addomesticare una perizia, e all’ex responsabile per i rapporti istituzionali, Girolamo Archinà, che glieli avrebbe dati. All’ex direttore dell’Ilva Luigi Capogrosso e a Carmelo Delli Santi, rappresentante della Promed Engineering. Infine all’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva (che si era dimesso lo scorso settembre). Tra i nomi illustri contenuti nelle 600 pagine delle carte anche quelli di Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, e di Nichi Vendola, governatore della Puglia, che non è indagato ma secondo i magistrati avrebbe fatto da regista a tutto il giro di falsificazioni che ha consentito all’Ilva di restare aperta ad onta del suo potenziale di veleni. I cinquemila operai messi in libertà sono in sciopero e preparano picchetti. Federacciai-Confindustria ha quantificato in una cifra oscillante tra 5,7 e 8,2 miliardi le ripercussioni negative della chiusura sull’economia nazionale. Le parti sociali sono state convocate dal governo per giovedì. Calcolando l’indotto, i posti di lavoro a rischio sono ventimila.
Produzione «Taranto ha prodotto l’anno scorso circa 8 milioni di tonnellate di nastri e lamiere d’acciaio, ma negli anni in cui l’economia tirava ne ha sfornati anche 9-10 milioni, pari a più del 40% della produzione nazionale. Degli 8 milioni di tonnellate, circa 5 sono andati a rifornire il mercato nazionale, da colossi come Fiat e Fincantieri alle piccole imprese dei distretti metalmeccanici. Tre milioni di tonnellate, invece, sono state esportate, la gran parte, 2,5 milioni, in Europa, dove la Germania è prontissima a prendere il nostro posto, e mezzo milione nel resto del mondo, dove la concorrenza cinese è sempre più agguerrita. Se l’Italia dovesse importare i 5 milioni di tonnellate di acciaio che ora prende da Taranto, stima Federacciai, l’esborso verso l’estero oscillerebbe tra 2,5 miliardi e 3,5 miliardi, a seconda delle condizioni di prezzo e della congiuntura. Stessa cosa per le esportazioni, dove si perderebbero tra 1,2 e 2 miliardi di euro. Il danno per la bilancia commerciale andrebbe da un minimo di 3,7 a un massimo di 5,5 miliardi. A questi si devono aggiungere fra 750 milioni e 1,5 miliardi che gli attuali clienti dell’Ilva dovrebbero sopportare di maggiori costi per la logistica e gli oneri finanziari. Un altro miliardo andrebbe considerato per gli ammortizzatori sociali e 250 milioni per il calo dei consumi conseguente al tracollo dei redditi in tutta l’area di Taranto. Totale, appunto: minimo 5,7 miliardi, massimo 8,2 miliardi» (Marro, CdS).
Minchiata «Due casi di tumore all’anno in più, una minchiata» (Fabio Riva intercettato al telefono con l’avvocato Perli) (Stampa).
Primarie Il Fatto del Giorno è dedicato alle primarie del centro-sinistra (etichetta verde qui in alto).
Vendola «La sconfitta di Vendola alle primarie sconfigge anche le sue posizioni contrarie al pareggio di bilancio, al relativo Trattato europeo e alle riforme varate dal governo Monti, come dovrebbe e come pensavamo che fosse? O paradossalmente le rafforza, consegnandogli già da subito un potere di veto?» (Polito sul CdS).
Grecia L’Eurogruppo, ancora in corso all’una di notte, avrebbe concordato un taglio di 40 miliardi nel debito di Atene verso gli Stati. L’obiettivo di raggiungere un indebitamento al 120% del Pil entro il 2020 appare al momento irraggiungibile: l’Eurogruppo concede un 124%. Slittare questo obiettivo al 2022 costerebbe decine di miliardi. I tedeschi non vogliono altri esborsi. Gli spagnoli chiedono 40 miliardi subito. In Grecia le tensioni sociali dilagano. La convinzione popolare è che gli aiuti Ue siano andati tutti alle banche (Caizzi sul CdS e Zatterin sulla Stampa).
Ottimista «Crediamo che l’Italia possa diventare una sorpresa positiva nel 2013, specie considerando il basso livello da cui parte e le opinioni negative che la circondano» (Jim O’Neill, responsabile degli investimenti di Goldman Sachs) (Stampa).
Manifesto Rossana Rossanda, 88 anni, ha lasciato “il manifesto” con una lettera durissima in cui i responsabili attuali del giornale vengono definiti “un manipolo”. La direttrice Norma Rangeri risponde così: «Il problema non è la mancanza di dialogo, bensì che non siamo d’accordo. Rossanda e Valentino (Valentino Parlato – ndr) e altri hanno ancora in testa uno schema vecchio di 40 anni, che oggi non ha più senso. Noi invece cerchiamo di fare un prodotto che viva in rapporto stretto col mondo che cambia. Un giornale autonomo e plurale, di sinistra, ma non un giornale-partito» (Barenghi Sta). La testata perde soldi a rotta di colla, vende poco e non ha più pubblicità. Al 31 dicembre i liquidatori, che ne stanno esaminando il bilancio, potrebbero decidere di metterla in vendita.
Libri Stanno uscendo il libro di Geronzi Confiteor, intervista con Massimo Mucchetti (Feltrinelli) e il cofanetto in tre volumi con le ricette di Vissani (Rai-Eri).
Delitto Gianluca Serpa, 18 anni, trovato agonizzante dal padre e da un fratello all’una e mezza di notte nella via XXV aprile di Chignolo Po, quattromila abitanti in provincia di Pavia. Avrebbe solo mornorato: «Mi hanno ammazzato, mi hanno ammazzato» senza pronunciare però il nome dell’assassino. Così sostengono, almeno, il padre e il fratello che l’hanno trovato. Morto un’ora e mezza dopo in ospedale. Famiglia proveniente da Fuscaldo (Cosenza), che sta a Chignolo da molti anni. Il padre è titolare di una piccola impresa edile. Intorno a mezzanotte, nel bar del paese, Gianluca avrebbe litigato violentemente col fratello Sergio, per questioni di denaro. L’arma del delitto, un coltello da cucina, è stata trovata vicino a un cassonetto in un punto del paese piuttosto ben illuminato non distante dalla casa dei Serpa. I carabinieri parlando di «delitto d’impeto».