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 2012  novembre 27 Martedì calendario

MILLE AGNELLI AL SACRIFICIO PER L’INDIPENDENZA ALBANESE

Il primo camion è arrivato tre notti fa. Decine di agnelli e montoni sono stati scaricati in una grande macelleria alla periferia di Tirana. Nelle ore successive il copione si è ripetuto. Domani, secondo il programma ufficiale, gli animali di prima mattina saranno portati in «Sheshi Italia» (Piazza Italia), nel cuore della città, per essere sgozzati, tagliuzzati, cucinati e dati in pasto a migliaia di persone su due tavoli lunghi 200 metri. Sarà questa la sorte di mille agnelli e mille montoni prelevati in gran parte nelle valli di Argirocastro e Berat, nel sud del Paese.
A decidere di celebrare con un mega-sacrificio i cent’anni dell’indipendenza dell’Albania è stato il primo ministro Sali Berisha. Che in diretta tv, durante una delle ultime riunioni di governo, ha tirato fuori l’idea: «Per il 28 novembre bisognerà preparare quintali di carne, frutta e verdura da ogni angolo del Paese, grappa e birra, dolci e una torta di quattro tonnellate da servire ai connazionali». Con un’avvertenza: «Agnelli e montoni dovranno essere albanesi doc».
Mattatoio Albania. La decisione del premier è stata accolta con un misto di stupore e indignazione. Anche in un Paese abituato ai sacrifici propiziatori. Gli agnelli si uccidono quando in famiglia succede qualcosa di importante. I tacchini, dopo essere stati fatti ingrassare, vengono sgozzati poco prima di Capodanno.
«Ve li immaginate Angela Merkel e François Hollande che chiedono di uccidere migliaia di animali innocenti?», ha ironizzato subito Edi Rama, ex sindaco di Tirana e capo del Partito socialista albanese, all’opposizione in Parlamento. Con Rama si sono schierati intellettuali, animalisti e associazioni. I ragazzi di Fressh — il forum dei giovani eurosocialisti albanesi — ieri hanno protestato davanti al palazzo del primo ministro. «Questa è una decisione tribale, che non c’entra nulla né con le tradizioni laiche dell’Albania, né con l’Europa», ha detto Juxhin Çela, uno degli esponenti di spicco dell’organizzazione. Di fianco, decine di cartelli e manifesti. Foto di animali indifesi. Volti di Berisha ritoccati al computer. «Gli albanesi non vogliono questo massacro», hanno urlato contro il premier. «Questa è una vergogna enorme per il nostro Paese. Gli albanesi meritano di celebrare l’indipendenza nel mondo più occidentale possibile. Con questa pratica Berisha ci riporta dritti al Medioevo».
Ma lui, Berisha — il «dottor macellaio» come lo chiamano da alcuni giorni — per ora va avanti. In Piazza Italia, tra gli edifici in marmo costruiti dagl’italiani di Mussolini — e dove ora si trovano un hotel di lusso, un museo, lo stadio della Nazionale e l’ingresso principale dell’università —, ecco proprio lì hanno tirato su un tendone per coprire un’ampia zona dove, secondo i socialisti, saranno macellati i duemila animali.
Animali che, a sentire molti esperti, non saranno proprio tutti «made in Albania», come aveva chiesto — anzi, ordinato — il primo ministro nella riunione di governo. «In questo momento nelle nostre valli non ci sono così tanti agnelli e montoni», hanno detto. Da dove arriveranno allora? «Dall’Epiro, in Grecia, dalla Macedonia e dalla Bulgaria», ha ipotizzato più di uno. «Due Tir pieni di animali sono sbarcati anche dall’Italia», secondo la tv locale A1 Report. Ma la notizia è stata smentita da fonti del governo.
Sullo sfondo, intanto, c’è sempre l’Europa che guarda. A giugno si vota. Bruxelles avverte che senza un accordo sulle prossime elezioni tra i due partiti principali — quello democratico e quello socialista — l’instabilità è alta. La richiesta di adesione all’Ue traballa. Destra e sinistra, però, litigano anche sul centenario. Il Partito Socialista celebrerà l’anniversario a Valona. Quello democratico a Tirana. In mezzo 150 chilometri di strada. E il sacrificio (annunciato) di duemila agnelli e montoni.
Leonard Berberi