Alessandro Barbera, La Stampa 27/11/2012, 27 novembre 2012
TROPPI ERRORI DEL CERVELLONE SBAGLIATO IL CONTEGGIO PERFINO NELLA RIGNANO DEL SINDACO
[“Bersani ha vinto, ora fate votare tutti senza ostacoli”] –
Che è successo? Perché i conti si ostinano a non tornare? Dal quartier generale di Matteo Renzi, due passi dal Duomo di Firenze, non si azzardano a lanciare accuse. Non sanno con certezza cosa non abbia funzionato, né ci tengono a sottolinearlo. «In ogni caso andiamo al ballottaggio», dice serafico il sindaco. E però a Via dei Martelli contano e ricontano da domenica sera. Perché mentre il «Viminale» del partito raccoglieva i numeri nei seggi e li faceva trasmettere alle federazioni provinciali, il comitato Renzi aveva dato precise istruzioni ai suoi rappresentanti di lista, presenti in circa 7.500 seggi su 9.200. Ciascuno aveva l’indicazione di spedire cinque sms: tre per registrare l’affluenza (alle 11, alle 16 e alle 20), un quarto doveva contenere i voti di ciascun candidato, il quinto serviva a verificare il totale delle schede scrutinate. I renziani non si spiegano la percentuale di distacco fra il sindaco e il segretario, né le discrepanze fra i numeri rilevati in singoli seggi e i dati elaborati dal cervellone. I conti non tornano ad Asti, Belluno, Bolzano, e poi a Matera, Trieste, per non parlare del paese natale di Renzi, Rignano sull’Arno.
Il caso più clamoroso è quello di Bolzano, dove nella prima conta risultano 50.000 votanti in 200 seggi: un po’ troppi in una Provincia non particolarmente a sinistra. I seggi in effetti erano 17, i votanti 6.500. Un errore materiale che «attribuiva a Bersani l’1% in più a livello nazionale», sottolinea Nicola Danti del comitato Renzi. C’è il caso di Asti, dove la federazione provinciale attribuisce numeri esattamente pari a quelli registrati dai renziani, e che invece appaiono diversi sul sito ufficiale di «Italia bene comune». Il cervellone di Roma sbaglia persino il conteggio del Paese dove è nato il sindaco: non solo toppa clamorosamente il numero dei votanti (21.037 invece di 1.037) ma nel seggio del centro, invece di 724 voti, ne attribuisce a Renzi appena 24. Poco lontano, a Vinci, i 442 voti raccolti da Renzi diventano due. Talvolta la squadra del sindaco si limita a restare sorpresa da alcuni risultati: è il caso di San Giovanni a Teduccio, dove Renzi prende un decimo dei voti di Bersani, o di Scampia, dove il più votato è Vendola con il triplo dei voti del rottamatore. «Ci piacerebbe che i risultati ufficiosi fossero ufficiali», scrive Renzi su twitter. «Basterebbe mettere on line i verbali di ciascun seggio». Alle 21,30 di ieri sera, nella pagina dei «risultati definitivi» i dati erano ancora «ufficiosi», aggregati per federazioni. Dice Danti: «I numeri del partito dicono che il distacco complessivo è di nove punti. I dati acquisiti dai nostri rappresentanti di lista ci raccontano una verità diversa: 43,4 a 38,8%».
Impossibile ottenere spiegazioni telefoniche dell’accaduto dal responsabile della macchina Pd Nico Stumpo («sono in riunione»), né ottenere dai renziani una lista completa degli errori. In fondo insistere nel tentativo di fare chiarezza non conviene né agli uni né agli altri. Il ballottaggio è conquistato, i tempi sono stretti, e un’eventuale polemica sarebbe cattiva pubblicità anzitutto alla causa delle primarie. Semmai c’è da trattare per ottenere un secondo turno il più aperto possibile, in particolare a coloro che al primo non hanno votato. «Se qualcuno pensa ai brogli va ricoverato, se qualcuno pensa che Bersani ieri non ha vinto va ricoverato. Chiedo solo di consentire di votare anche a chinon ha votato al primo turno senza portare la giustificazione, basta un modulino on line», dirà in serata Renzi ospite in tv da Fabio Fazio. E poi c’è da organizzare le truppe sul campo dove finora sono mancate: «Contiamo di esserci in tutti e 9.200 i seggi», avverte Danti. E stavolta i numeri «dovranno tornare».