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 2012  novembre 27 Martedì calendario

BECKHAM LASCIA UN’EREDITA’ GALATTICA

Anche l’ultima recita si farà davanti a un pubblico di vip, dentro al Home Depot Stadium di Los Angeles: il suo stadio. Sono passati cinque anni dallo sbarco negli Usa, ma David Beckham continua a far parlare di sé. La partita d’addio sarà la finalissima del campionato, sabato, Galaxy contro Houston, replica esatta della passata stagione. Non ci poteva essere occasione più adatta per lasciare: la possibilità di conquistare il secondo scudetto americano dopo quello dell’anno scorso, quando diventò il secondo inglese ad aver vinto in tre Paesi differenti.
«Mi sono divertito»
Beckham ha annunciato il suo commiato dal soccer con un comunicato di poche righe, come spesso fanno i suoi amici famosi di Hollywood: «Mi sono divertito moltissimo con i Galaxy, ma voglio fare altrove un’ultima esperienza da giocatore prima di smettere». Perché Beckham si congeda dalla Mls, non dal calcio. Può sembrare incredibile, ma a 37 anni lo vuole ancora mezzo mondo. Lo richiedono almeno cinque squadre di A-League in Australia, inclusa quella di Del Piero. Lo vogliono in Cina, in Dubai e in Brasile. Inoltre c’è la mega-offerta (12 milioni netti) del Psg di Ancelotti, già sul tavolo dalla scorsa estate, meta graditissima a Lady Victoria. E si parla di un possibile ritorno in patria, anche se lui qualche tempo fa in un’intervista alla Gazzetta lo escluse categoricamente: «L’ho ripetuto mille volte: farei fatica a indossare una maglia diversa da quella del Manchester United, perché non ho mai smesso di esserne supertifoso». Dove andrà, lo dirà dopo il Natale, che trascorrerà in famiglia nella sua casa di Londra.
Decima lega al mondo
Nel 2007, per portarlo a Los Angeles la Mls gli offrì la luna: 6,5 milioni di dollari per cinque stagioni, infinite opportunità di contratti pubblicitari e la possibilità un giorno di comprarsi una franchigia a prezzo stracciato. Forse un azzardo, per uno che allora faceva la riserva nel Real Madrid. Ma non si investiva solo sui suoi piedi, piuttosto sulla convinzione che la sua fama, arrivata anche in America, lo facesse diventare il perfetto testimonial del soccer. Non si sbagliavano. Con lui la Mls da 12 squadre si è allargata a 19 (Montreal, Portland, Vancouver, Philadelphia, Seattle, San Jose e Toronto), di cui 14 giocano in stadi costruiti apposta per il calcio. Gli spettatori sono saliti a una media rispettabile di 18.807 (10ª lega del mondo secondo il Guardian di Londra). Ora esiste un contratto televisivo con la Nbc di 10 milioni all’anno per i prossimi tre, mentre i Galaxy ne hanno uno con Time Warner di 55 per i prossimi dieci. Possono sembrare cifre ridicole rispetto a ciò che percepiscono sport nazionali come football, basket e baseball, ma appena qualche anno fa la Lega era costretta a pagarsi lo spazio sui network per trasmettere le partite in tv.
Meglio di Messi e Bryant
Don Garber, il commissioner della Mls, l’altro giorno lo ha ringraziato così: «Nessun dubbio che il nostro calcio sia molto più popolare qui e all’estero rispetto a prima del suo arrivo. David ha ottenuto grandi risultati dentro e fuori dal campo con i Galaxy e sarà sempre parte della nostra storia». Qualcuno azzarda che neppure Messi, così schivo in privato, avrebbe potuto dare maggiore visibilità al pallone. Beckham, invece, si fa fotografare alle partite dei Lakers con le celeb della prima fila, appare sul tappeto rosso degli Oscar insieme alla moglie e all’amico Tom Cruise. La sua popolarità stupisce anche chi ha creduto ciecamente in questa ambiziosa operazione di marketing. Al primo anno, i Galaxy hanno venduto 600 mila maglie numero 23: neppure Kobe Bryant o Michael Jordan erano riusciti a fare meglio. E il Beck è finito sulle copertine di Sports Illustrated, Vanity Fair e dei tg americani, oltre che in passerella dei talk-show di David Letterman e Jay Leno.
Kakà nuovo Beck?
Ora che si chiude l’ultimo capitolo, si pensa già al prossimo Beckham. I rumors sono che i Galaxy andranno all-in per Kakà, un’altra rimanenza del Real Madrid. Mentre lui, il bel David, giura che tornerà: «Sono venuto qui per far crescere il soccer in questo Paese e spero di aver dato una mano. Non temete, mi prendo una pausa, poi vorrei diventare proprietario di una squadra. Ma adesso conta soltanto battere Houston e vincere il campionato».