Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il 12 e il 13 giugno voteremo anche sul referendum nucleare. La Cassazione ha infatti trasferito sulle nuove norme, approvate nella cosiddetta legge Omnibus di pochi giorni fa, la richiesta di abrogazione avanzata dall’Idv e dalle associazioni ambientaliste. In sostanza quindi tra due domeniche dovremo dire di sì o di no: all’abrogazione della legge sulle centrali nucleari, alle due leggi che regolano la cosiddetta privatizzazione dell’acqua e alla legge sul legittimo impedimento, voluta a suo tempo da Berlusconi per difendersi dagli attacchi dei giudici.
• Come al
solito, mi pare tutto molto complicato. Il governo non aveva rinunciato
spontaneamente alle centrali nucleari, rendendo inutile il referendum?
Non aveva rinunciato proprio del tutto. L’articolo 5
di questa legge cosiddetta Omnibus (perché contiene un sacco di cose diverse)
nei commi dal 2 al 7 ha abrogato tutte le norme che, grazie a una legge
precedente, regolavano l’insediamento delle centrali nucleari. Però il comma 1
di questa legge Omnibus annunciava che questa abrogazione avveniva in attesa di
una fase di approfondimento in tema di sicurezza nucleare, fase che si sarebbe
aperta tra un anno. Dunque, teoricamente, a metà 2012 il governo avrebbe potuto
imboccare nuovamente la strada del nucleare. Non sol ma il comma 8 di questo
articolo 5 della legge Omnibus stabilisce che il piano di «strategia energetica
nazionale» è un atto amministrativo che sta nelle mani del presidente del
Consiglio e non ha più bisogno dell’approvazione parlamentare. I referendari
hanno chiesto alla Cassazione di spostare su queste parti della legge Omnibus
il quesito referendario e la Cassazione, proprio ieri, ha risposto di sì.
• Berlusconi è nuovamente nei guai o sbaglio?
Beh, sì. Il premier tra l’altro l’aveva anche detto
che il referendum andava disinnescato adesso perché, dopo Fukushima, era chiaro
che la gente sarebbe corsa in massa a votare sì all’abrogazione del nucleare.
Tra un anno invece… Quel complesso di norme inserite nella legge Omnibus
volevano togliere di mezzo la questione nucleare per rendere più difficile il
raggiungimento del quorum…
• Cioè?
Il referendum abroga in tutto o in parte una legge.
Per essere valido, però, deve andare a votare almeno la metà più uno degli
aventi diritto. Questo è il “quorum”. Se non si raggiunge il “quorum” il
referendum, qualunque sia il risultato, non ha valore e le norme messe in
discussione restano in vigore. Siccome in nessun referendum degli ultimi anni
il quorum è stato raggiunto, la tattica di chi vuole difendere una legge a
rischio abrogazione non è più quella di far campagna per il “no”, ma è quella
più facile di puntare al mancato raggiungimento del quorum. Si dànno
disposizioni perché in televisione se ne parli ilmeno possibile, si rifiutano interviste ai giornali sugli
argomenti referendari eccetera. Ora, è chiaro che se fosse rimasto in piedi il
referendum nucleare sarebbe stato difficile tenere gli elettori lontani dalle
urne. In questo momento l’energia dell’atomo è talmente impopolare che in
Germania hanno deciso di rinunciarvi e di spegnere gli ultimi reattori già nel
2022. Ecco il perché della legge Omnibus. Senonché la Cassazione ha stabilito
che, trattandosi di una sospensiva della decisione sul nucleare e non di una
vera e propria rinuncia, il referendum si terrà lo stesso.
• E siccome, contemporaneamente al quesito sul
nucleare, dovremo rispondere anche a quelli sull’acqua e sul legittimo
impedimento, ecco che le probabilità che anche per queste due consultazioni si
raggiunga il quorum sono adesso molto più alte.
Proprio così.
• E quali saranno, politicamente parlando, le
conseguenze di un’abrogazione della legge sul legittimo impedimento?
Ieri, quelli del Pdl hanno subito dichiarato che
non si devono caricare i referendum di significati politici, Maurizio Lupi ha
detto che ai tifosi del Pdl sarà lasciata libertà di coscienza, ecc. Però su
internet parecchi leghisti stanno esultando («al voto, al voto per toglierci
Berlusconi dalle palle») e mi pare difficile sostenere che se il legittimo
impedimento fosse abrogato questo non sarebbe un voto politico contro
Berlusconi. Berlusconi, a torto o ragione, ha fatto della guerra ai giudici –
in risposta alla guerra che i giudici gli fanno – un cardine della sua politica,
andando a lamentarsi dell’aggressività delle procure nostrane persino con Obama
e con gli altri potenti della Terra. Se il popolo italiano gli cancellerà col
voto (che Berlusconi ha sempre divinizzato) una legge con cui ha inteso
difendersi dai magistrati cattivi, beh allora il popolo italiano avrà votato
certamente contro Berlusconi. Sarebbe la seconda volta in pochi giorni
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport, 2 giugno 2011]
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