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 2011  giugno 02 Giovedì calendario

1980 In prigione! E l’Italia capì che il marcio c’era anche tra i campioni - Domenica 23 marzo 1980, una domenica nera e piena di pioggia

1980 In prigione! E l’Italia capì che il marcio c’era anche tra i campioni - Domenica 23 marzo 1980, una domenica nera e piena di pioggia. Ventiquattresima giornata del campionato di calcio di Serie A, l’Inter perde 2-0 a Torino contro la Juventus, ma rimane in testa alla classifica e vincerà lo scudetto. L’allenatore nerazzurro è Eugenio Bersellini, lo chiamano il Sergente. A «Tutto il calcio minuto per minuto» , condotto da Roberto Bortoluzzi, ribadiscono i risultati finali. Poi la musica: Toto Cotugno, che ha appena vinto il festival di Sanremo, canta «Solo noi» . Poi la tv manda in onda «Novantesimo minuto» con Paolo Valenti senza il suo solito, bellissimo sorriso ironico. É successo qualcosa. Fuga in Ape Immagini dallo stadio Olimpico di Roma. La Roma ha appena battuto 4-0 il Perugia, le telecamere inquadrano un taxi giallo e una Fiat 128 della polizia ferme sulla pista d’atletica, sotto la tribuna Monte Mario. Poi arriva un’Ape di color arancione. Due ragazzi depositano due borse sul motocarro, salgono accanto al guidatore e partono. Sono Mauro Della Martira e Luciano Zecchini, giocatori del Perugia. Lasciano lo stadio, poco dopo sono arrestati. Gli altri giocatori sono negli spogliatoi, assediati dagli uomini della polizia e della guardia di finanza. Continua a piovere. Poi la notizia di un blitz, di retate in molti stadi d’Italia. Polizia e finanza, guidati dal comandante Gaetano Nanula, fanno irruzione a San Siro, dove il Milan ha appena perso 2-0 dal Torino. Poi a Marassi, all’Adriatico di Pescara, al Partenio di Avellino e alla Favorita di Palermo. Blitz spettacolari e drammatici. Finiscono in manette altri giocatori: Enrico Albertosi e Giorgio Morini (Milan), Stefano Pellegrini (Avellino), Sergio Girardi (Genoa), Massimo Cacciatori, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Giuseppe Wilson (Lazio), Claudio Merlo (Lecce), Guido Magherini (Palermo). In prigione, a Regina Coeli, finisce anche il presidente del Milan, Felice Colombo. La truffa Sono arrestati dopo una denuncia di due scommettitori incalliti: il grossista di frutta Massimo Cruciani e l’oste Alvaro Trinca. Nell’esposto alla Procura della Repubblica di Roma si «dichiarano» truffatori truffati. Da chi? Da giocatori senza scrupoli, disposti a vendere le partite, a puntare su se stessi in cambio di venti-trentamilioni di lire. Un vomitevole giro di gare truccate. Partite che però, a volte, non finiscono come dovrebbero. I giocatori «promettono» , ma in campo non sempre mantengono. Raggiro Lo chiameranno il Totonero, o Scandalo delle scommesse o Truffa&Verdura. Cruciani si sente vittima di un colossale raggiro e piagnucola: «Sono completamente rovinato e vivo ancora nel terrore di minacce e rappresaglie» . Cruciani ha conosciuto i laziali Wilson, Manfredonia, Cacciatori e Giordano al ristorante «Le Lampare» di Alvaro Trinca, al quale lui fornisce frutta e verdura. Qui patteggiano e scommettono (clandestinamente) sulle partite garantendo il risultato. A parole. Ma sul campo, come detto, non sempre succede. Cruciani s’indebita sino al collo e finisce, dice lui, sul lastrico. E allora decide di spifferare tutto. Il pentolone è scoperchiato, l’odore è schifoso. Scattano le indagini della Federcalcio (che sa tutto da tempo) e della magistratura ordinaria, con i pubblici ministeri Monsurrò e Roselli. I giocatori restano in prigione, in regime d’isolamento, una decina di giorni. Qualcuno, si racconterà, chiede una radiolina per seguire le partite in diretta. Lo scandalo è enorme. La Gazzetta titola in prima pagina: «Il Milan deve andare in B» . Si scopre infatti che il rossonero Giorgio Morini va a Roma e consegna 20 milioni (forniti dal presidente Colombo), avvolti in carta da giornale, a Trinca e Cruciani. Vuole farli tacere dopo la partita combinata con la Lazio, vinta dal Milan 2-1. Paolo Rossi riceve un avviso di garanzia: è accusato di aver concordato il pareggio fra Avellino-Perugia e finito 2-2. Con due gol suoi. Indignazione La gente di quell’Italia, attraversata dagli scandali e dalle corruzioni (partiti, enti, banche, forniture militari), si indigna. Il giocatore Montesi della Lazio, ex Lotta continua, non si sorprende. «Nel paese di Tanassi non c’è da meravigliarsi se un calciatore vende una partita» . Già, nell’Italia di 30 anni fa, lo stipendio medio di un giocatore di Serie A è di 8 milioni al mese. Quello di un operaio 600-650 mila lire. Quello scandalo cambia molte cose, il calcio trema, ma non si ferma. La giustizia sportiva «fa il suo corso» e scrive dure sentenze. Milan e Lazio sono retrocesse in B, altre (e altri) si salvano. La giustizia ordinaria assolve invece tutti perché il fatto non sussiste: manca una legge sulla truffa sportiva. Nel 1982, dopo il trionfo Mundial, con Paolo Rossi capocannoniere e poi Pallone d’oro, amnistia per tutti. Trent’anni dopo Paolo Rossi dirà: «Fu l’ingenuità di un minuto, due al massimo. Per aver parlato con un faccendiere (Cruciani, ndr) che mi aveva presentato un mio compagno di squadra (Della Martira, ndr). Dissero che avevo accettato delle cose. Ma non era vero. Lo ripeto da trent’anni. Sono stato ingenuo, forse dovevo denunciare. Ma come si fa a denunciare un compagno? Solo che è stata una cosa drammatica» . Bis e tris Nel 1986 l’Italia del pallone ci ricasca: scommesse bis. Scandalo meno vistoso. Niente arresti, niente manette per calciatori o dirigenti. In galera ci vanno alcuni allibratori del totonero. Arrivano però squalifiche e punizioni. A Lazio e Udinese vengono comminate penalizzazioni di nove punti, da scontarsi nella stagione successiva. Penultimo scandalo con scommesse incorporate. Anno 2004: nella bufera finiscono giocatori, dirigenti e allenatori tra Modena, Siena, Chievo, Sampdoria, Ancona, Pescara e Como. Gli emiliani se la cavano con una penalizzazione, multe per Siena e Samp. Squalificati Generoso Rossi, Marasco e Bettarini. Prosciolto il Chievo. Adesso l’ultima puntata delle grandi truffe. Ultima?