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 2011  giugno 02 Giovedì calendario

Martire a tredici anni: Hamza diventa simbolo della rivolta siriana - Hamza aveva solo 13 an­ni e la sfortuna di essere un bambino siriano, nel mezzo della rivolta che scuote il suo Paese

Martire a tredici anni: Hamza diventa simbolo della rivolta siriana - Hamza aveva solo 13 an­ni e la sfortuna di essere un bambino siriano, nel mezzo della rivolta che scuote il suo Paese. Come tanti shabab, i giovani arabi, ha partecipato ad una manifestazione di pro­testa contro il regime. Da quel giorno, il 29 aprile, non l’hanno più visto. Qualche giorno fa il corpo senza vita di Hamza Ali al Khatib è stato re­stituito alla famiglia. La faccia sorridente e paffutella da bambino è sparita per sem­pre. Gli evidenti segni delle torture, le mutilazioni e i bu­chi dei proiettili hanno tra­sformato il giovane Hamza nel simbolo che sta dando nuovo vigore alla rivolta siria­na repressa nel sangue. Un terribile video, che gira su internet, ha fatto riesplode­re l’ira. Il corpo senza vestiti di Hamza è avvolto in un telo­ne di plastica. I parenti che hanno girato le immagini si soffermano sul volto del ra­gazzino, oramai deforme e rossastro a causa delle botte. Prima devono avergli sparato alle braccia o in punti non vi­tali, poi la telecamera si soffer­ma su un buco di proiettile sotto lo sterno e altre ferite sui fianchi. Il corpo nudo è coperto da petali di fiori disseminati dai familiari, che stonano con l’orrore della scena. Chi gira il video soffermandosi sui se­gni di tortura commenta in forma provocatoria: «Sono queste le riforme del tradito­re Bashar » (il presidente siria­no), «Dove sono i diritti uma­ni e i tribunali internaziona­li? ». Verso la fine vengono ripre­si i genitali di Hamza che so­no paurosamente gonfi. Sem­bra che il poveretto sia stato addirittura evirato. Le imma­gini si chiudono con una foto incorniciata di Hamza quan­do era vivo e con il sorriso in­nocente comune a tutti i bam­bini del mondo. Il corpo di Hamza è stato re­stituito il 21 maggio e il video sarebbe stato girato quattro giorni dopo. In pochi giorni 58mila persone lo hanno già visto sulla pagina Facebook dedicata al ’martire bambi­no’. Il triste destino di Hamza si è compiuto nel villaggio di Jiza, vicino a Daraa, una delle città epicentro della rivolta contro il regime siriano. Nei sobborghi di Damasco, come Douma, i manifestanti sono scesi in piazza con le fo­to del ’martire bambino’ ur­lando «siamo tutti Hamza al Khatib». Sui muri appaiono slogan che lo ricordano e in re­te sono partiti gli appelli per «esprimere la nostra rabbia in ogni casa, ogni distretto». Il regime siriano sostiene che sono «tutte bugie». Secon­do la versione ufficiale il bam­bino è stato ucciso in un con­flitto a fuoco, quando un grup­po di giovani ha sparato alle guardie di una caserma. Il ma­gistrato Samer Abbas è appar­so in tv sostenendo che il cor­po di Hamza «aveva segni di proiettili, ma non di torture». Il presidente Bashar al Assad ha subito ricevuto i familiari del bambino ucciso promet­tendo di indagare. Qualun­que sia la verità, Hamza è mor­to e sta diventando un simbo­lo­come Neda Agha Soltan uc­cisa durante una manifesta­zione in Iran. Non a caso il segretario di stato americano, Hillary Clin­ton, ha dichiarato: «Spero so­lo che questo bambino non sia morto invano, ma serva al governo siriano per farla fini­ta con la brutalità iniziando la transizione verso la democra­zia ». Secondo le organizzazio­ni dei diritti umani sono circa 1100 le vittime della repressio­ne della rivolta siriana che du­ra da 10 settimane. Il regime di Damasco accusa i Fratelli musulmani e i terroristi di fo­mentare i disordini, sostenen­do che 120 poliziotti e soldati sono stati uccisi. Ieri i 300 rappresentanti dell’opposizione siriana riu­niti ad Antalya, in Turchia, hanno risposto con un secco no all’amnistia offerta dal pre­si­dente Assad per chi ha parte­cipato ai disordini.