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 2011  giugno 02 Giovedì calendario

IL MANUALE DEL BUGIARDO

Sulla liceità o meno della menzogna in politica c’è una letteratura da Platone in poi. Diciamo che l’opposizione principale è tra i "ragionevoli", per i quali mentire nella vita politica è essenziale - e si pensi alla funzione cuscinetto che esercita la diplomazia nella gestione dei conflitti - e i "rigoristi assoluti" (come Agostino e Kant) per i quali senza l’impegno di tutti alla verità ogni patto sociale si dissolverebbe, e non si deve mai mentire, neppure se un assassino ci chiedesse dov’è un innocente che stiamo nascondendo.
Anche i "ragionevoli" riconoscono però che ci sono limiti alla tolleranza della menzogna politica. Hannah Arendt, che potremmo ascrivere tra i "ragionevoli", nel commentare negli anni Settanta i famigerati Pentagon Papers, che documentavano come il governo americano avesse mentito su vari punti nel condurre la guerra nel Vietnam e adiacenze, catalogava quella forma di menzogna sistematica come un’offesa alla fattualità che, quando diventa così generalizzata, genera una patologia della politica.
Che accade allora quando un politico mente sistematicamente, senza timore che le sue menzogne si contraddicano a vicenda? Parlando dei tempi suoi, Jonathan Swift (o chi per lui, dato che l’attribuzione rimane dubbia) aveva scritto un pamphlet su "L’arte della menzogna politica" che l’anno scorso l’editore Aragno ha ripubblicato e in cui appaiono brani utili da meditare anche per noi contemporanei.
"Un bugiardo politico differisce da tutti gli altri della corporazione: egli deve avere una memoria corta, cosa che è indispensabile a seconda delle varie occasioni in cui si imbatte in ogni momento, per non ricordare di essersi contraddetto e avere giurato su entrambi i corni di una contrapposizione, in relazione alla disposizione d’animo delle persone con le quali ha avuto a che fare... La mia immaginazione mi rappresenta subito davanti a me un certo grand’uomo, famoso per le sue qualità... Il suo genio superiore consiste solo nel suo inesauribile patrimonio di menzogne politiche, che distribuisce con generosità tutte le volte che parla, e che, con altrettanta generosità contraddice mezz’ora dopo. Egli non ha mai riflettuto sul fatto che un’affermazione qualsiasi fosse vera o falsa, ma solo se era conveniente in quel momento e con quelle persone affermarla o negarla. Per cui se pensate di analizzare il suo pensiero, cercando di interpretare tutto quello che dice, dato che dobbiamo immaginare il contrario, avrete un gran da fare e rimarrete certamente delusi sia che gli crediate o no... Per di più questo vi risparmierà di inorridire quando sentirete i continui giuramenti che egli fa seguire a ogni affermazione, sebbene io pensi anche che non possa essere dichiarato spergiuro, se invoca Dio o Cristo, perché ha abbastanza spesso dichiarato ufficialmente al mondo di non credere né all’uno né all’altro".
"Qualcuno potrebbe pensare che una simile dote non possa portare vantaggio né al proprietario né al suo partito, quando sia stata praticata troppo spesso e sia diventata cosa risaputa, ma fa un grande errore. Poche menzogne portano la firma dell’autore e il più squallido nemico della verità può diffonderne a migliaia senza che la paternità sia conosciuta. Inoltre come il più mediocre scrittore ha i suoi lettori, così il più gran bugiardo ha i suoi creduloni, e spesso accade che se una menzogna viene creduta anche solo per un’ora essa ha già compiuto il suo lavoro e non deve fare altro... Quando gli uomini capiscono di essere stati ingannati è troppo tardi... la storia ha raggiunto il suo risultato".
Questo tipo di politico fa venire in mente il venditore di automobili che, mentre vi sta dicendo che quel modello ha un’accelerazione tale che senza accorgervene siete già ai centocinquanta, vede che ad aspettarvi ci sono vostra moglie, vostra suocera e i bambini, e subito vi dice che d’altra parte si tratta di auto tranquilla, che la mettete sui centoventi e non si muove più per tutta l’autostrada. Poi aggiunge: "E se la prende le aggiungo i tappetini".