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 2011  giugno 02 Giovedì calendario

Stark: «Le banche aiutino Atene» Crisi greca e ripresa economica continuano ad andare a braccetto nella zona euro

Stark: «Le banche aiutino Atene» Crisi greca e ripresa economica continuano ad andare a braccetto nella zona euro. In questa intervista al Sole/24 Ore, Jürgen Stark, membro del comitato esecutivo della Bce, fa capire che nonostante la crisi debitoria di molti paesi la politica monetaria è destinata a diventare più restrittiva nei prossimi mesi. Nel contempo, il 63enne banchiere centrale rifiuta l’idea di una ristrutturazione del debito greco, ma apre alla possibilità di un rinnovo volontario dei prestiti da parte delle banche, la cosiddetta Iniziativa di Vienna. Sarà questo il compromesso che permetterà ai paesi come la Germania di accordare nuovi aiuti alla Grecia? articoli correlati Moody’s retrocede la Grecia in serie C Allarme di Juncker: lo statuto potrebbe impedire al Fmi di pagare la prossima tranche di aiuti alla Grecia «Rischio default senza ristrutturazione del debito». Moody’s taglia il rating della Grecia, titoli di Stato «spazzatura» Vedi tutti » Infine, Stark interviene nel dibattito su un eventuale avvicendamento nel comitato esecutivo della Bce, con l’arrivo di Mario Draghi alla presidenza, sttolineando la necessità di difendere l’indipendenza dell’istituto monetario e dei suo esponenti. L’economia europea mostra segnali di rallentamento. Quanto preoccupanti? Fortunatamente la ripresa appare basarsi non solo sulle esportazioni, ma anche sulla domanda interna. Il primo trimestre è stato molto buono, anche per via di un inverno rigido e nevoso che aveva pesato sull’ultimo trimestre del 2010. Nonostante il rallentamento delle ultime settimane, il ritmo di crescita resta intatto. Non abbiamo a che fare con una frenata strutturale dell’economia, e ci aspettiamo che la ripresa continui, peraltro meno dipendente dallo stimolo fiscale o monetario. I prezzi al consumo sono saliti del 2,7% annuo in maggio. Due mesi fa avete aumentato il costo del denaro. E’ giusta l’interpretazione secondo la quale la prossima stretta monetaria sarà in luglio? Le proiezioni dello staff dell’Eurosistema pubblicate in marzo prevedono un’inflazione sopra al 2,0% in media nel 2011. Non vediamo un aumento delle aspettative di inflazione né un travaso sui salari. Ma considero che il tasso di riferimento della Bce – all’1,25% dopo l’aumento deciso in aprile – è ancora molto basso. In questo contesto economico non è appropriato che i tassi d’interesse reali a breve termine siano negativi. Ulteriori aggiustamenti dei tassi d’interesse sono in considerazione. La loro tempistica dipenderà dai dati economici e monetari. Dobbiamo quindi immaginare ulteriori aumenti nella seconda parte dell’anno, dopo la stretta monetaria attesa per luglio? Non abbiamo preso alcun impegno su una possibile traiettoria dei tassi d’interesse a breve. Qui voglio solo affermare chiaramente che attualmente tassi d’interesse reali negativi non sono più appropriati viste le proiezioni economiche e sull’inflazione. A giugno la BCE dovrà decidere se rivedere le operazioni di rifinanziamento al settore bancario, e tornare al tasso variabile nelle aste a tre mesi, un mese e una settimana. Che cosa dobbiamo aspettarci? Alcuni osservatori sostengono che la Bce è contraria alla ristrutturazione del debito greco perché metterebbe in luce il fallimento della sua strategia. Dopotutto, nel maggio del 2010 avete deciso di acquistare obbligazioni pubbliche sui mercati facendo affidamento su politiche economiche che avrebbero dovuto in ultima analisi risanare i conti dei paesi in difficoltà. Un anno fa il consiglio direttivo ha deciso l’acquisto di obbligazioni per evitare impedimenti alla normale trasmissione della politica monetaria. Oggi la situazione è ben diversa. Da nove settimane non siamo più intervenuti sul mercato. E mi sembra una scelta appropriata. Aiutare la Grecia con nuove linee di credito potrebbe non tranquillizzare i mercati. Non crede che l’Unione abbia bisogno di un quadro istituzionale diverso? I prestiti ai paesi in difficoltà non sono la questione chiave. Permettono soltanto a un governo di non essere costretto a rivolgersi al mercato e di avere tempo per rimettere ordine nella propria economia. Piuttosto a Bruxelles si sta discutendo di come rafforzare il Patto di Stabilità e di Crescita, migliorare la sorveglianza macroeconomica per evitare nuovi squilibri all’interno della zona euro. Noi siamo dell’avviso che sia necessario introdurre una quasi automaticità nelle sanzioni e limitare la discrezionalità politica. A questo proposito: una delle possibilità è di intervenire direttamente nella politica economica greca, per esempio affidando le privatizzazioni a un ente europeo. E’ possibile oggi fare un salto di qualità di questo tipo? L’unione monetaria prevede già oggi una sovranità nazionale limitata, un aspetto finora poco riconosciuto. Non solo la Bce prende decisioni di politica monetaria per tutta la zona euro, ma anche l’andamento dei conti pubblici nazionali è controllato dall’esterno e sanzionato se necessario. Stark: «Le banche aiutino Atene» articoli correlati Moody’s retrocede la Grecia in serie C Allarme di Juncker: lo statuto potrebbe impedire al Fmi di pagare la prossima tranche di aiuti alla Grecia «Rischio default senza ristrutturazione del debito». Moody’s taglia il rating della Grecia, titoli di Stato «spazzatura» Vedi tutti » Il processo di dismissione delle misure non standard è già in corso. Un anno fa le nostre operazioni di liquidità garantivano circa 900 miliardi di euro alle banche della zona euro. Oggi l’ammontare dato in prestito è di circa 430 miliardi. L’uscita dalle misure di emergenza decise tra il 2008 e il 2009 sta quindi avvenendo in modo graduale. Il sistema interbancario funziona meglio, anche se in alcuni paesi – quelli in crisi debitoria – ci sono ancora difficoltà. Cosa può fare la Bce per questi gli istituti di credito sempre in crisi di liquidità? Non posso anticipare le decisioni del consiglio direttivo. Il quadro operativo deve rimanere uguale per tutte le banche. Inoltre, non abbiamo intenzione di interrompere l’attuale modalità di erogazione di liquidità alle banche dall’oggi al domani, ma vogliamo ridurre la dipendenza dalla liquidità della Bce di alcune banche. Al contempo vogliamo che i governi nazionali siano partecipi nei necessari processi di ricapitalizzazione o di ristrutturazione. Tra i paesi in difficoltà c’è certamente la Grecia, oggetto di un infinito tira-e-molla con i suoi partner europei sul programma di risanamento delle finanze pubbliche. La palla è nelle mani del governo e del parlamento in Grecia. Non ci sono alternative: il governo deve risanare i conti e privatizzare le tante attività di cui è proprietario. Vorrei farle notare che se il piano di privatizzazioni fosse applicato come previsto, il debito potrebbe scendere del 20% entro il 2015, e dare quindi un contributo alla sostenibilità. Il consiglio direttivo continua a essere contrario a qualsiasi ristrutturazione o riscadenzamento del debito greco. C’è molta confusione sui mercati e nella pubblica opinione su questi temi. Noi siamo convinti che un fallimento, o qualsiasi cosa che potrebbe apparire come un fallimento, deve essere evitato. Provocherebbe infatti conseguenze spaventose sulle banche greche, sull’economia greca e poi naturalmente sugli altri paesi già oggi in difficoltà debitoria. E’ probabile che la Grecia non riesca a tornare sul mercato nel 2012, come previsto. Nuovi aiuti potrebbero essere necessari. I partner europei sono però restii a dare nuovi prestiti, per paura di inimicarsi la propria pubblica opinione. Si discute della possibilità di applicare l’Iniziativa di Vienna, un’intesa usata nel 2008-2009 in Europa dell’Est e che prevede il rinnovo dei prestiti da parte delle banche. E’ un compromesso accettabile? Prima di tutto, è da vedere se la Grecia sarà in grado o no di tornare sui mercati l’anno prossimo. Comunque l’Iniziativa di Vienna prevede la decisione volontaria da parte delle istituzioni finanziarie di rinnovare le proprie obbligazioni a un paese. Se questa possibilità non è percepita come un fallimento o un parziale fallimento sovrano, allora potrebbe in effetti rivelarsi un modo per coinvolgere il settore privato nel finanziamento della Grecia. Si può fare di più? Francamente, i paesi partner hanno dimostrato un altissimo grado di solidarietà nei confronti degli stati membri in crisi. Se in ultima analisi i paesi in difficoltà non introducessero le necessarie misure di aggiustamento, interferire nelle loro politiche nazionali potrebbe rivelarsi a un certo punto necessario per assicurare il corretto funzionamento dell’unione monetaria. Un’ultima domanda. Con la nomina di Mario Draghi alla presidenza della Bce ci saranno due italiani nel comitato esecutivo - oltre allo stesso Draghi, anche Lorenzo Bini Smaghi. Regole europee di buona creanza dicono che è meglio non avere due membri della stessa nazionalità. Come si può risolvere la situazione senza mettere a repentaglio l’indipendenza della banca? Mi limiterò a dirle che non sono a conoscenza di regole di questo tipo e che un esponente del comitato esecutivo ha un mandato di otto anni. Indietro 123