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 2011  giugno 02 Giovedì calendario

COMPRATI E VENDUTI, 30 ANNI DI TOTONERO — E’

cambiato il mondo, è cambiato il calcio, è cambiato il modo di manipolare le puntate. «Ora è possibile scommettere anche grazie a siti online stranieri per le partite giocate in Italia, Internet ha di fatto "globalizzato"anche le scommesse illecite sulle partite truccate» , spiega il giudice Guido Salvini nell’ordine d’arresto. Alla base di tutto, però, ci sono sempre i giocatori che comprano e vendono risultati. Ieri come oggi. «Il fenomeno illegale denominato "Totonero o scommesse clandestine"— scrive ancora Salvini— trae origine da eventi di grande risonanza accaduti in Italia tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, a seguito di comportamenti illeciti posti in essere da alcuni calciatori di serie A, alcuni di loro anche tratti in arresto. Era abitudine, infatti, per molti atleti, scommettere (direttamente o tramite loro complici) somme di denaro sui risultati degli incontri ai quali avrebbero partecipato» .
Storie del secolo scorso, che risalgono ad epoche ancora precedenti. Il primo scandalo di dimensioni nazionali, che portò alla revoca dello scudetto del Torino, vent’anni prima che diventasse Grande, risale al campionato di calcio 1926-27, in piena Italia fascista: pare che il presidente del club granata avesse promesso 50.000 lire al terzino della Juventus Allemandi perché facesse vincere il Toro nel derby. La Juve perse, anche se non per demeriti del difensore bianconero; quando l’inghippo venne alla luce, al Torino fu tolto il titolo e il difensore bianconero fu squalificato a vita.
Ma per tutti, o quasi, le immagini del calcio truccato sono quelle degli arresti del 23 marzo 1980, domenica di pioggia e di calcio. Era l’Italia dei continui cambi di governo (tre in sei mesi) e del terrorismo che imperversava, tre magistrati assassinati nel giro di quattro giorni da Br, Prima linea e un’altra formazione armata. A Roma sparavano anche i neofascisti dei Nuclei armati rivoluzionari, e un pubblico ministero, Mario Amato, indagava su di loro. Fu ammazzato alla fermata dell’autobus che aspettava per andare in ufficio. Era l’unico magistrato impegnato sul fronte del terrorismo nero nella capitale, mentre ben quattro suoi colleghi si dedicavano all’inchiesta sul Totonero, che alla ventiquattresima giornata del campionato di serie A fece scattare le manette negli spogliatoi.
A Novantesimo minuto il commentatore di Pescara-Lazio, finita 2 a 0 per i padroni di casa, dice che per i laziali la giornata è «addirittura funesta, con gli uomini in uniforme ad aspettarli negli spogliatoio» . Quattro giocatori biancazzurri— Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson— vengono arrestati, come altri calciatori più o meno famosi: Albertosi e Morini del Milan, Girardi del Genoa, Magherini del Palermo, Della Martira e Zecchini del Perugia, Pellegrini dell’Avellino: le foto segnaletiche si sovrappongono alle figurine Panini. Il bilancio lo tira Emilio Fede, nell’edizione serale del Tg1: «Undici giocatori, nove di seria A e due di B, e il presidente di una società calcistica, cioè Colombo del Milan, sono stati arrestati oggi» . L’accusa, per tutti, è truffa aggravata. Gli inquisiti sono molti di più. Ancora nomi di grido tra i calciatori, come Paolo Rossi e Beppe Savoldi.
Era stato un fruttivendolo all’ingrosso, che aveva investito molti soldi nelle partite truccate, a presentare un esposto alla Procura di Roma: troppi risultati finali non coincidevano con quelli concordati con alcuni calciatori laziali, troppi milioni persi. Dopo gli arresti l’avvocato Prisco, storico vicepresidente dell’Inter, tuona alla Domenica sportiva: «Secondo me è un volgare attacco al campionato di calcio, che è una delle forze su cui tutta la nazione sta in piedi. Se non ci fosse il campionato di calcio ad appassionare milioni e milioni di spettatori e telespettatori, la domenica ma anche durante la settimana, saremmo tutti angosciati da mille grane e da mille vicende» .
La Grande Distrazione nell’Italia che di lì a poche settimane avrebbe conosciuto le stragi di Ustica e di Bologna, e dopo qualche mese il terremoto dell’Irpinia, rischia la paralisi. Ma il circo sopravvive ai trucchi venuti alla luce. L’inchiesta penale finisce nel nulla, perché i fatti contestati non saranno riconosciuti reati. Ma la giustizia sportiva li qualifica come illeciti che sconvolgono classifiche e formazioni: Milan e Lazio condannate alla serie B, Avellino, Bologna e Perugia penalizzate di cinque punti; il portiere Enrico Albertosi, eroe dell’Italia vicecampione ai Mondiali di Mexico ’ 70, squalificato per quattro anni, Giordano e Manfredonia per tre e mezzo, Wilson tre, Paolo Rossi due. Almeno lui potrà giocare il mondiale spagnolo dell’ 82, e trascinare l’Italia alla vittoria finale, che a sua volta provoca l’amnistia e un «liberi tutti» per chi è ancora escluso dai campi di gioco. Come era avvenuto con lo juventino Allemandi, nel 1928, dopo la conquista della medaglia di bronzo da parte della Nazionale alle Olimpiadi.
Corsi e ricorsi. Nel 1986 c’è il bis dello scandalo, un giro di scommesse clandestine che parte dalla serie A e arriva alla C2. Ne fanno le spese l’Udinese e ancora la Lazio. Nel 2001 si sospetta di una partita di Coppa Italia fra Atalanta e Pistoiese, e nel 2004 di un’altra vicenda nella quale rimane impigliato Stefano Bettarini, allora calciatore in servizio nonché marito di una famosa presentatrice televisiva, oggi ex tutto e coinvolto — secondo l’accusa — nella nuova inchiesta sul Totonero.
Nel 2006 arriva Calciopoli, lo scandalo degli arbitri comprati, che travolge la Juventus spingendola in B; l’inchiesta penale stavolta arriva fino al processo ancora in corso, giusto l’altro ieri il pubblico ministero ha chiesto cinque anni e otto mesi di carcere per l’ex direttore generale bianconero Luciano Moggi, cinque per l’ex designatore dei fischietti Paolo Bergamo e altre pene a scendere per i diversi imputati. Lì non c’entravano le scommesse né i calciatori, così come non c’entravano nelle diverse inchieste sui tentativi della criminalità organizzata — dalla mafia alla camorra — di mettere le mani su società di calcio più o meno importanti. Per riciclaggio, per sistemare i propri rampolli nei vivai delle società, per conquistare consenso sociale.
Il calcio è però capace di digerire tutto; quello ai massimi livelli, che riempie gli stadi forse meno che in passato, ma certamente di più gli schermi televisivi e le agenzie di scommesse, e quello delle serie minori. E insieme al sistema si riproduce l’antico vizio di truccare le partite. Anche se a volte capita che non vadano come era stato deciso a tavolino. «Un palo, una traversa, un rigore imprevisto possono influire sul risultato programmato— spiega nella sua ordinanza il giudice Salvini, abituato a indagare sui delitti politici e le stragi degli anni Sessanta e Settanta—. Ciò rientra in una sorta di rischio di impresa; quello che conta, e che effettivamente accade, è che la maggior parte dei risultati auspicati, oggetto delle scommesse, vengano raggiunti» . E così si prosegue, fino al prossimo scandalo.
Giovanni Bianconi