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 2011  giugno 02 Giovedì calendario

Taseer Salmaan

• Simla (Pakistan) 31 maggio 1944, Islamabad (Pakistan) 4 gennaio 2011. Politico. Governatore del Punjab, difese Asia Bibi, la cristiana condannata per blasfemia, e propose l’abolizione della legge che punisce con la pena di morte “chi offende Maometto”. Fu assassinato da una guardia del corpo • «Al governatore del Punjab [...] non erano rimasti molti amici: la sua campagna affinché Asia Bibi [...] fosse graziata e la legge sulla blasfemia abolita lo aveva reso inviso ai musulmani e scomodo all’interno del suo stesso partito sino a costargli la vita. A ucciderlo [...] è stato proprio uno degli agenti delle forze speciali incaricate di salvaguardare la sua sicurezza. “Era un blasfemo e questa è la punizione per i blasfemi”, ha detto dal sedile posteriore di un’auto delle forze di polizia l’assassino reo confesso, Malik Mumtaz Hussin Qadri, mani e piedi legati da un filo di nylon, rispondendo a un giornalista del canale tv Dunya. Taseer stava per salire sulla sua auto dopo una mattinata trascorsa tra il palazzo presidenziale, il Senato e il ministero degli Interni e un pranzo veloce con un amico nei pressi del Kohsar Market, centro commerciale per stranieri e pachistani facoltosi, quando la sua guardia del corpo gli ha esploso contro decine di colpi d’arma da fuoco per poi consegnarsi agli altri agenti di sicurezza. [...] Brillante uomo d’affari e voce liberale del Partito popolare (Ppp) al governo, da quando nel 2008 era stato nominato governatore del Punjab dal presidente Zardari non aveva esitato ad accusare apertamente il governo provinciale guidato da Shahbaz Sharif, fratello dell’ex premier Nawaz a capo della Lega musulmana (Pml-N) all’opposizione, di sostenere gruppi estremisti vicini ai Taliban. Quando poi il 9 novembre 2010 Asia Bibi, madre di quattro figli soprannominata dalla stampa la “Sakineh cristiana”, era stata condannata a morte per blasfemia in seguito a un litigio dovuto a gelosie femminili, Taseer aveva incontrato la donna in carcere e appoggiato la sua richiesta di essere graziata. Aveva poi chiesto l’abolizione della legge sulla blasfemia che punisce anche con la pena di morte “chiunque offenda il sacro profeta Maometto» definendola kala kanoon, ‘legge nera’ in urdu. La vigilia di Capodanno sul suo profilo Twitter raccontava di avere subito intimidazioni perché abbandonasse la campagna contro la legge introdotta negli Anni ’80 sotto la dittatura dell’ex generale Muhammad Zia-ul-Haq e da allora strumentalizzata per risolvere dispute o litigi personali. “Ho rifiutato”, scriveva. “Anche se sono l’ultimo rimasto”» (Rosalba Castelletti, “la Repubblica” 5/1/2011).