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 2011  giugno 02 Giovedì calendario

Riservato e trasversale così ha sedotto Silvio - Angelino / che meraviglia / piace al papà, alla mamma e alla figlia!»

Riservato e trasversale così ha sedotto Silvio - Angelino / che meraviglia / piace al papà, alla mamma e alla figlia!». Eh sì: sposo ideale, figlio ideale, genero ideale, e poi naturalmente deputato ideale, alleato ideale, avversario ideale fino a ministro e segretario ideale. C’è qualcuno a cui non piaccia Angelino Alfano? Piace ai colleghi cattolici perché è cattolico (ha studiato alla Cattolica) e, si sa mai, tiene una boccetta di acqua di Lourdes sulla scrivania. Piace ai laici per il piglio laico. Ai liberali per il piglio liberale. Piace ai suoi perché è leale. Perché è leale piace agli altri. Piace al Sud perché è meridionale. Piace al Nord perché è lavoratore. A Silvio Berlusconi piacque subito perché «lei è un siciliano che parla italiano!». Piace perché è elegante, è alto, è pacato. Piace alle femmine e lui ricambia, abbondantemente e castamente, perché soprattutto piace alla moglie, Tiziana, capelli rossi e gelosia proverbiale. Piace così tanto alla moglie che, dopo un anno di distacco, lei decise di trasferirsi a Roma coi due bambini. E lui piace ai due bambini perché tutte le mattine li porta a scuola. Così piace anche ai genitori dei compagni dei figli, perché è uno di loro. Però, siccome quando porta i figli a scuola blocca il traffico con la scorta per un quarto d’ora, i genitori dei compagni dei figli lo hanno pregato di soprassedere, lui ha soprasseduto e adesso piace ancora di più. Piace al padrone di casa, che è Salvatore Ligresti (in via delle Tre Madonne in centro a Roma), e ai vicini, che sono Italo Bocchino, Mauro Masi, Chiara e Benedetta Geronzi. Non è finita. Se alla Camera canticchiano, con innocente ironia, «è nato ad Agrigento / è nato un portento», è perché piace, piace e piace. Piace perché è giovane: ha soltanto quarant’anni. Però piace perché è già tanto maturo. Piace perché è il nuovo, ma piace perché è così radicato nella tradizione da avere fatto in tempo a ricoprire l’incarico di segretario del movimento giovanile della Democrazia cristiana della sua città. Piace perché da ministro della Giustizia ha tenuto testa ai magistrati senza dichiarargli guerra, e del resto se ne va dal ministero lasciando le riforme, per le quali piace al premier, all’innocua e perfetta fase dell’annuncio. Piace, in definitiva, perché non esibisce il vizio e di conseguenza non è tenuto a esibire la virtù. Piace perché trascorre le domeniche in casa, da buon borghese e padre di famiglia, a guardare la Formula Uno e il campionato di calcio. Piace perché si mantiene in forma giocando a pallone o andando a correre con Maurizio Lupi. Piace perché alla sera esce poco ma, se esce, esce bene e va a cena da Angelo Rizzoli, da Sandra Carraro o da Bruno Vespa, dove stringe le più potenti e apprezzate e riservate mani di Roma. Piace perché tanta democristianità si riscatta nell’amore per Francesco Guccini, il cantautore della giustizia proletaria, di cui conosce la produzione a memoria, e la canticchia, come scrisse Pietrangelo Buttafuoco, perché cantare è sfacciato ma canticchiare è garbato. Pare che tanto successo dipenda da quella «gesuitica consuetudine alle cose di mondo» appresa, dicono gli amici, negli anni di studio a Milano. E infatti Alfano siede nell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà con Pierluigi Bersani ed Ermete Realacci, cioè la meglio opposizione. Si fa apprezzare da monsignor Rino Fisichella. Non manca mai al Meeting ciellino di Rimini. Si spinge spesso a Drò da Enrico Letta a tratteggiare i profili giovani della politica. Va al quartiere Brancaccio di Palermo, davanti alle telecamere di RaiDue, a sillabare il suo schifo per la mafia. Se qualcuno insinua, ché la mano sbagliata capita sempre di stringerla, si addolora virilmente: anche lui perde le staffe, fiammeggia, lancia la tessera di parlamentare addosso ai deputati dipietristi impegnati a dipingerlo da sgherro berlusconiano. Era il giorno del processo breve e il ministro non aveva saputo reggere alla quota fisiologica di opposizione parlamentare e di insulto da diretta tv. Alla fine è contrito, testa bassa. «Non sono un robot», dice. Ma quale robot? Il babbo, che fu democristiano, strinse le mani a Silvio e disse «Grazie. Grazie. Grazie per tutto quello che fa per mio figlio». Ah, quanto piace. Sono contenti quelli che ha scalzato, sono contenti i siciliani, sono contenti i lombardi. Chi non è contento, finge di esserlo ed è contento di fingere contentezza. Sibilano rari rancori. «E’ nel ventricolo sinistro di Berlusconi», dicono i deputati anonimi. Sarà una piacevolissima guerra civile.